sabato 29 agosto 2020

PAPALIA MARIOLINO, Bilbliografia dannunziana completa (1879-1999), Melegnano, Montedit, 2001

 Quarta di copertina:

Questa mia nuovissima bibliografia dannunziana, che oggi ho l'onore di presentare al numeroso pubblico dannunziano, copre un arco di tempo che va, per quanto riguarda gli scritti di Gabriele d'Annunzio, dall'anno 1879, anno della sua prima pubblicazione, al 1970 per i postumi. Invece, per quanto riguarda la bibliografia su Gabriele d'Annunzio, questa copre quasi cento anni cioè dall'anno 1900 all'anno 1999. Nelle descrizioni ho cercato di essere il più preciso possibile. Per ogni edizione dannunziana ho descritto:

l'autore, il titolo, la casa editrice, il formato, il luogo, l'anno di edizione, il prezzo di vendita, la tiratura, le specializzazioni.

Quando le mie ricerche me lo hanno permesso, per la bibliografia dannunziana, è stato anche indicato:

il formato, le pagine, l'eventuale tiratura ed il prezzo di vendita.

Per quanto riguarda gli scritti su Gabriele d'Annunzio, essendo questa una prima edizione, comprende soltanto circa 850 testi.



MORETTI VITO, D'Annunzio pubblico e privato, Venezia, Marsilio, 2001, 184 pp.

 Quarta di copertina:

La ventura complessa di D'Annunzio si articolò sul progetto d'una esistenza 'inimitabile', indirizzata alla costruzione d'un protagonismo in cui la realtà privata e quella pubblica si sovrapposero per dar luogo ai turgori dell'esteta e alla più ardua sintonia fra vita e opera, fra volontà e scrittura e fra passioni e pensiero. Questo libro, avvalendosi di carteggi rari o inediti e di fonti aggiornate, tenta di delineare una fisionomia non dispersiva né circoscritta di D'Annunzio e di chiarire la relazione che egli instaurò fra quello che volle essere e ciò che realmente fu. Il progetto di "una esistenza inimitabile" portò D'Annunzio alla sovrapposizione fra vita privata e pubblica, fra forme di esistenza e spazi di scrittura: un protagonismo che conquistò lo stesso mondo borghese e che indusse la società del tempo ad assimilare il linguaggio dei miti e la retorica delle passioni decadenti in uno scenario di cultura proteso alle più ambiziose aperture e alle più inquietanti riformulazioni dell'identità nazionale. Risulta pertanto impossibile separare l'opera testuale dal personaggio e dal gioco di attese che seppe instaurare con il suo pubblico. Questo libro dà conto di tale intreccio e delinea la fisionomia del poeta grazie alle sue espressioni più intime e private per arrivare alle ragioni genetiche dei suoi testi e chiarirne il significato, le qualità specifiche, i modelli di riferimento e l'incidenza.



 

MAZZA ATTILIO, D'Annunzio sciamano, Milano, Bietti, 2001, 260 pp.

 Premessa dell'autore :

Nell'introduzione al primo volume di Arcana Mundi, Georg Luck, già docente di letterature classiche in varie università americane, osserva che il termine «sciamano ha una sua utilità perché è più neutro rispetto a mago o taumaturgo (artefice di miracoli). Gli antropologi, gli esperti di folclore e di religioni comparate hanno studiato a lungo il fenomeno dello sciamanismo, ma è stato E. R. Dodds a introdurlo nella storia della cultura greca. Come egli scrive, lo sciamano è una "'persona psichicamente instabile", che è stata chiamata ad una vita religiosa (o filosofica), che si sottopone ad una vita ascetica (digiuno, lunghi periodi di preghiera in solitudine) e che acquista poteri sovrannaturali e, talvolta, la capacità di scrivere poesia, fatto, quest'ultimo, che è realmente un potere (o almeno lo era per gli antichi). Lo sciamano può guarire gli ammalati, capire il linguaggio degli animali, essere in posti diversi nello stesso momento e così via». L'ipotesi che Gabriele d'Annunzio possedesse alcuni di questi poteri e che fosse uno sciamano merita di essere approfondita lasciando agli studiosi e ai lettori ogni conclusione.

Attilio Mazza

Recensione di Gabrieledannunzio.net:

Attilio Mazza, scrittore e giornalista, anche sindaco di Gardone Riviera, ha dedicato molte pagine alla cittadina del Vittoriale sia dal punto di vista storico che turistico. Sue sono le principali guide alla dimora dannunziana: D'Annunzio e il Vittoriale: guida alla casa del poeta, Gardone Riviera, Edizioni del Vittoriale, 1985; D'Annunzio et le Vittoriale: guide de la maison du poete, traduit de l'italien par Jeanne Heaulme, Gardone Riviera, Editions du Vittoriale, 1987; Cargnacco prima di D'Annunzio, Brescia, Ecoedizioni, 1985; D'Annunzio grande ospite al Vittoriale, Bergamo, Burgo, 1988; Vittoriale: casa del sogno di Gabriele d'Annunzio, Brescia, Edizioni del puntografico, 1988. Fra gli altri studi dannunziani compaiono L' harem di d'Annunzio, Milano, Mondadori, 1995; D'Annunzio e l'occulto con un saggio astrologico di Sirio, Roma, Edizioni mediterranee, 1995; Gabriele re dei Pinchi: l'umorismo dannunziano, Montichiari, Zanetti, 2000.

Dannunzio sciamano intende illustrare «inusuali poteri, stanze destinate a pratiche esoteriche, nascoste cerimonie iniziatiche» che avrebbero caratterizzato l'universo dannunziano negli anni del Vittoriale. Prendendo le mosse dallo studio di MIRCEA ELIADE, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Roma, Edizioni Mediterranee, 1974, Mazza intravvede segni di sciamanismo nelle componenti magico-esoteriche dell'estetica simbolista e panistica che contrassegnano la produzione dannunziana, senza considerarne l'origine culturale rispettivamente francese e schopenhaueriana. Non è infatti lecito desumere che le suggestioni esoteriche, così frequenti nella cultura francese ed Europea da Hugo a Nerval, Nodier, Baudelaire, Mallarmé, Rimbaud, Wagner fino a d'Annunzio, fossero accompagnate da un'effettiva adesione spirituale e religiosa. Analogamente, le 'patologie psichiche' del Poeta, primo fra tutti l'esasperato erotismo quale strumento di evasione ed ispirazione, non è elemento sufficiente per rilevare componenti sciamaniche nella personalità dannunziana. Infine, inadeguatamente comprovate dai documenti sono le doti profetiche, ipnotiche e taumaturgiche che Mazza attribuisce a d'Annunzio, così come il significato esoterico di alcune stanze del Vittoriale destinate a rituali magici. Alternativamente, dai testi citati si evince la propensione del Poeta ad un esotismo mistico, propinquo per molti versi allo sciamanesimo, ma inconsapevole di una paranormalità diversa dall'autocelebrazione.

Enrico Albertelli

Risposta di Attilio Mazza alla recensione

I giudizi relativi alla mia ultima ricerca intitolata D’Annunzio sciamano pubblicata da Bietti costituiscono una verifica interessante. Tuttavia mi sembra di poter affermare che alcune osservazioni sopra riportate sono fragili. I riferimenti alle correnti di pensiero francesi e schopenhauriane, ad esempio, non sono pertinenti. Gli eventuali poteri di cui una persona gode sono a prescindere dalle temperie culturali o dalle eventuali adesioni a correnti di pensiero! Si tratta certo di un tema complesso che non mi sembra il caso di approfondire in questa sede. Ritengo poi parziale l'affermazione: "inadeguatamente comprovate dai documenti sono le doti profetiche, ipnotiche e taumaturgiche che Mazza attribuisce a d’Annunzio, così come il significato esoterico di alcune stanze del Vittoriale destinate a rituali magici". Il lettore del libro noterà, al contrario, che tutto è rigorosamente documentato, anche se le diverse interpretazioni sono più che legittime. Inoltre la maggior parte dei documenti citati non erano indirizzati al pubblico (quindi non gravati dal sospetto di protagonismo) ma assolutamente privati, addirittura appunti scritti da d'Annunzio per se stesso, il quale ha pure affermato il significato esoterico di alcune stanze. I suoi particolari poteri sono stati poi testimoniati da numerose persone, da Tom Antongini ad alcuni amici francesi fra cui Philippe Jullian, ma soprattutto da alcune donne che non caddero nella rete tesa dal grande seduttore quali la celebre danzatrice Isadora Duncan e la scrittrice Sibilla Aleramo e addirittura dal medico personale del poeta nel periodo del Vittoriale, dott. Antonio Duse. Lo stimolo alla ricerca è nato proprio da quanto scrive Albertelli e cioè che "dai testi citati si evince la propensione del Poeta ad un esotismo mistico, propinqui per molti versi allo sciamanismo". A conclusione del volume D’Annunzio sciamano si legge, inoltre: "D’Annunzio poeta superuomo, costantemente in primo piano nella scena letteraria, in guerra e nella vita mondana, protagonista di vicende eroiche ed erotiche, finì dunque per negare, con l’atteggiamento da primo attore, la propria sensitività e la propria stessa concezione più alta, pur essendone attratto, in un perenne e ambiguo gioco". Anche le doti paranormali del poeta sembrano dunque destinate a rimanere un enigma, come egli stesso scrisse, e come citato nel volume: "Chi mai, oggi e nei secoli, potrà indovinare quel che di me ho io voluto nascondere?". E ancora: "Certo io non vorrò mai raccontare quel che so e che voi ignorate né conoscerete mai. Io ve lo dico senza rancore e senza orgoglio, pacatamente: mai". "Io ho in me la mia verità, e la mia verità è incomunicabile". "Io non voglio parlare del mio enigma, né del mio segreto". "Il mio mondo è un’azione mutua tra gli iddii e me".

Attilio Mazza



MARTINELLI VITTORIO, La guerra di D'Annunzio. Da poeta e dandy a eroe di guerra e 'Comandante', Udine, Gaspari, 2001

 Quarta di copertina:

Se nel 1915 qualcuno avesse ipotizzto che il grande poeta e dandy italiano sarebbe diventato un eroe di guerra, non sarebbe stato preso in considerazione da nessuno. Che un famoso quanto raffinato poeta e scrittore vissuto al centro della belle époque, un intellettuale conteso dai salutti della Ville lumière, decida a cinquantadue anni di diventare soldato, compia audaci azioni areonautiche e navali - come penetrare di notte in un munitissimo porto nemico -, diventi il simbolo dell'irredentismo e venga eletto "generale", comandante trascinatore di un esercito, è un evento non riscontrabile nella storia di altre nazioni.

Del d'Annunzio tombeur des femmes esistono varie documentazioni, ma del poeta che vive il cameratismo e l'amicizia forgiata nell'azione rischiosa non esistono altrettanti libri. Eppure un poeta che trascini un esercito con l'esempio di azioni temerarie non è personaggio da confinare in comuni etichette ideologiche. Viene infatti da pensare che se "il grande romanzo italiano" è un romanzo non scritto, la vita romantica avventurosa tormentata e visionaria di Gabriele d'Annunzio è il grande romanzo italiano.

L'eccezionalità della vicenda di questo intellettuale italiano in guerra rende questo libro prezioso in quanto è la prima volta che vengono sistematicamente ricostruiti gli avvenimenti, ma soprattutto è prezioso per ricostruire un personaggio che più di ogni altro influenzò la cultura e la storia d'Italia, e che dimostrò un onestà intellettuale con la sua rara coerenza di rischiare in prima persona per quei principi, certamente oggi non condivisibili, di cui si era fatto paladino, coerenza che giganteggia nella storia culturale italiana.

Nell’ambito degli studi dannunziani, il recente convegno Le molte vite dell'Imaginifico, Pescara 9-10 novembre 2001, e la fioritura di iniziative editoriali concernenti l’esistenza del Poeta testimoniano l’urgenza di un approfondimento biografico di cui l'esperienza bellica fu elemento determinante. Negli ultimi anni, l’argomento, già sondato dal convegno D'Annunzio e la guerra, Gardone Riviera 17-19 novembre 1994, è stato approfondito, in Italia e all’estero, dagli autorevoli contributi di Arturo Spinosa, Elena Ledda, Francesco Perfetti, John Woodhouse, Alfredo Bonadeo, ecc. In tale contesto si colloca il volume di Vittorio Martinelli, già autore di diverse monografie dedicate alle guerre mondiali, in qualità presidente della Fondazione Alpina Bresciana di studi storico-militari. La guerra di d'Annunzio non è tanto una biografia del poeta-soldato, quanto la ricostruzione dell'esperienza bellica dannunziana negli anni 1914-18. Lo studio di Martinelli, infatti, vuole recuperare la realtà storica in cui il Poeta operò per valutarne meriti, responsabilità e negligenze, a prescindere dalle narrazioni encomiastiche o demitizzanti della precedente letteratura. Dal punto di vista formale, inoltre, l'avvincente esposizione narrativa non ostacola una rigorosa ricostruzione, operata consultando e raffrontando molteplici fonti. In particolare, Martinelli si è servito di documenti ufficiali e testimonianze coeve, dei precedenti studi storici, biografici e critici, nonché dei Taccuini dannunziani, analizzati con la consapevolezza del loro intrinseco scopo letterario. In questo modo, il volume dischiude verità finora inedite attraverso l’individuazione di errori, difformità e incongruenze nella precedente storiografia. Così l’autore rivela l'infondatezza della leggendaria taglia posta sul Poeta dagli austriaci; la fama di iettatore che d'Annunzio vantava fra i camerati; la sua responsabilità nello sconsiderato tentativo di conquistare Quota 28 sul Timavo; i retroscena del 'trionfale insuccesso' di Buccari, glorificato dall’opinione pubblica, ma fallimentare sul piano militare. Molte pagine, inoltre, sono dedicate alla ricostruzione storica e iconografica del volo su Vienna, dalla genesi dell’impresa alla sua travagliata realizzazione. Infine, oltre all’analisi tecnica dei velivoli.

dannunziani, fra i documenti d’appendice va segnalato il progetto di perfezionamento dell’aviazione sabauda, Dell'uso delle squadriglie da bombardamento nelle prossime operazioni, che d’Annunzio propose a Cadorna nel 1917. Le ultime pagine del volume sono dedicate alla valutazione del ruolo politico e militare di Gabriele d'Annunzio nel corso del conflitto. Martinelli riconosce l'entità e l'efficacia della sua azione di propaganda sia nella fase interventistica che durante i combattimenti. Pari valore viene conferito alle imprese aviatorie, che valorizzarono in modo determinante l’Aeronautica italiana. Non altrettanto può dirsi del d'Annunzio fante e marinaio, la cui presenza al fronte, per quanto permeata di coraggio e sacrificio, sembrerebbe prevalentemente simbolica. L'autore, dunque, sottolinea l'esemplare coerenza dannunziana, pur riconoscendo l'anacronismo degli ideali patriottici del Poeta, nonché l'anelito alla gloria e al rischio quale movente decisivo per le proprie imprese. D’Annunzio, infatti, adempì come soldato agli stessi imperativi che aveva perorato nella propria letteratura, con una coesione fra arte e azione piuttosto rara nel rivoltoso contesto della Grande Guerra.




GIBELLINI PIETRO, Le ebbrezze del Vate, in Il calamaio di Dioniso. Il vino nella letteratura italiana, Milano, Garzanti, 2001

 Contenuti:

Il libro ha una ricognizione sistematica sul vino nella letteratura italiana. Lungo il sentiero bacchico, Pietro Gibellini incontra i maggiori scrittori, dal Settecento a d'Annunzio, cogliendo così la natura ambigua del vino: ora nettare divino ora liquore satanico, in grado di consolare dal dolore e dalle angosce del mondo ma anche di scatenare torbide passioni, capace di offrire scorciatoie tanto per fuggire dal mondo quanto per godere appieno la vita. Intorno a loro, per analogia e per contrasto, libertini e librettisti, don Zanella e gli anarchici, gli illuministi e gli scapigliati.




ENRICO ALBERTELLI, Recensione [V. GIANNANTONIO, L’universo dei sensi. Letteratura e artificio in D’Annunzio, Bulzoni, Roma, 2001], «Testo», XXIII (gennaio - giugno 2002), 43.

 La ricerca di Valeria Giannantonio nasce nel contesto del laboratorio dannunziano di Chieti, come XVI volume della collana Athenaeum, Letteratura italiana diretta da Gianni Oliva, perlopiù dedicata alla letteratura abruzzese. Il volume è in parte rielaborazione della miscellanea Per una grammatica dei sensi, a cura di G. OLIVA, Chieti, Solfanelli, 1992, a sua volta frutto di un seminario di studio nell’anno accademico 1988-89. L’universo dei sensi intende riscattare d’Annunzio dall’appellativo crociano di ‘dilettante delle sensazioni’ che ne inaugurò il discredito presso la critica coeva. Al contrario, nella sensualità dell’opera dannunziana, l’autrice scopre lo strumento per la ricezione e la reinterpretazione del mondo e quindi una strada efficace per penetrare in profondità la poetica dello scrittore. Ripercorrendo le pagine critiche del primo Novecento, la studiosa giustamente rileva come i vari Nencioni, Croce, Borghese, Gargiulo, Flora, Chiarini, Lodi, Panzacchi, Capuana, ecc., fondassero l’accusa di ‘sensualismo dilettantesco’ su una concezione pedagogica dell’arte poco idonea alla piena comprensione dell’opera dannunziana. Infatti, come già spiegava Luigi Bianconi nel suo D’Annunzio critico, Sansoni, Firenze, 1940, il rapporto del Poeta con la bellezza era in gran parte riconducibile al desiderio di nutrirsi degli oggetti circostanti per il proprio godimento intellettuale. Più recentemente, gli studi di Susanna Scotoni (D’Annunzio e l’arte contemporanea, Firenze, SPES, 1981; La prima critica d’arte di G. D’Annunzio, «Quaderni del Vittoriale», 31, gen. - feb. 1982, pp. 83-90; D’Annunzio critico d’arte, «Quaderni del Vittoriale», 34-35, lug. – ott. 1982, pp. 234-246), hanno dimostrato che lo stesso d’Annunzio, negli scritti giornalistici coevi, proponeva un’estetica di matrice parnassiana identificante bellezza ad eccitazione. In questo senso va letta anche l’adesione dello scrittore alla poetica analogica che il simbolismo francese andava diffondendo, poi teorizzata nel Piacere e nel Fuoco. Inoltre, il collocamento del poeta abruzzese nel contesto teorico e artistico di quegli anni consente alla Giannantonio di illustrarne l’operato all’interno del dibattito.

linguistico, giacché, sulla scorta di Carducci e delle suggestioni preraffaellite, d’Annunzio si specializzò nel conio di neologismi di derivazione classica e nel restauro della genuinità semantica lessicale attraverso lo studio dei testi medievali. Anziché soffermarsi sull’adesione del Poeta a una estetica ‘sensuale’ già investigata dalla critica, la studiosa svolge un puntuale esame dell’universo sensoriale dannunziano direttamente sul testo, scoprendo le valenze che l’autore attribuiva a colori, suoni, sapori e odori nella produzione giovanile fino al 1894. L’analisi rivela l’evoluzione della poetica del pescarese attraverso le suggestioni teoriche e artistiche del tempo, dal naturismo paganeggiante di Primo Vere e Canto novo al preziosismo parnassiano dell’Isottèo, al ripiegamento etico e alla regressione familiare significata, nel Poema Paradisiaco, da un trattamento simbolico del colore, che oppone i toni chiari all’ardore vermiglio. Dato il parallelismo fra la prosa e la poesia di d’Annunzio, l’analogo esame della sensualità nella produzione novellistica evidenzia il debito di Terra Vergine con la prosa di Zola e Verga. In particolare, l’accurata osservazione di alcuni racconti come Lazzaro, Toto, Frà Lucerta e Bestiame, rivela l’individualismo con cui l’autore andava rielaborando il modello verghiano. Infatti, il dato fenomenico perseguito con semplicità dallo scrittore siciliano, veniva caricato di impressioni decorative, sostituendo al mimetismo verista dei modi popolari una ferinità sensuale spinta fino alla regressione bestiale dell’umano e all’esasperazione dell’orrido nel paesaggio. Tale trasfigurazione dell’Abruzzo in una cornice mitica e selvaggia, assimilabile alla pittura del compaesano Michetti e culminante nella La Figlia di Iorio, implicava quel coinvolgimento emotivo del narratore che il canone verista dell’impersonalità aveva radicalmente bandito. Prima della Figlia di Iorio, tuttavia, lo speciosus ex horrido di Terra vergine troverà sviluppo nelle Novelle della Pescara, con lo studio della brutalità e della degradazione umana. Infine, accanto alla disamina dei sensi nel Piacere, Innocente, Giovanni Episcopo e Trionfo della morte, l’autrice svolge un’interessante analisi delle architetture narrative nel romanzo dannunziano, evidenziandone l’innovazione tecnica. La Giannantonio, infatti, illustra il superamento del canone naturalista, rilevando una struttura narrativa che non rispetta l’andamento storico degli eventi, ma trova il proprio ordine nei processi di riunificazione memoriale del protagonista.

 Suggestionato dalla letteratura d’Oltralpe (i romanzi di Bourget e Barrés e le riflessioni di Wyzewa), d’Annunzio andava sostituendo al naturalismo della verosimiglianza realistica quello della verosimiglianza psicologica. Tale superamento legittimava, peraltro, l’intensificazione della complementarità fra prosa, poesia e dramma, già perseguita dal Poeta secondo la formula della Gesamkunstwerk wagneriana. Enrico Albertelli





Indice delle edizioni integrali dell'opera dannunziana

 Tutte le opere di Gabriele d'Annunzio, a cura di E. BIANCHETTI, Milano, Mondadori, 1950-1976, 2 voll.

Versi d'amore e di gloria, vol. I (Primo vere, Canto novo, Intermezzo, Elegie romane, L'Isottèo, La Chimera, Poema paradisiaco, Odi Navali)

Versi d'amore e di gloria, vol. II (Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi, con un avvertimento di U. OJETTI)

Tragedie, sogni e misteri, vol. I (Sogno d'un mattino di primavera, Sogno d'un tramonto d'autunno, La Città morta, La Gioconda, La Gloria, Francesca da Rimini, Parisina, La Figlia di Iorio, La Fiaccola sotto il moggio, Più che l'amore, con un avvertimento di R. SIMONI)

Tragedie, sogni e misteri, vol. II (La Nave, Fedra, Le Martyre de Saint Sébastien, La Pisanelle, Le Chèvrefeuille, Il Ferro, Cabiria, La Crociata degli Innnocenti, L'Uomo che rubò la «Gioconda»)

Prose di romanzi, vol. I (Il Piacere, L'Innocente, Trionfo della Morte)

Prose di romanzi, vol. II (Terra vergine, Le Novelle della Pescara, Giovanni Episcopo, Le Vergini delle Rocce, Il Fuoco, Forse che sì Forse che no, La Leda senza cigno)

Prose di ricerca, vol. I (Per la più grande Italia, Notturno, Il Libro ascetico della giovane Italia, Il Sudore di sangue, L'Urna inesausta)

Prose di ricerca, vol. II (Il Venturiero senza ventura, Il Secondo amante di Lucrezia Buti, Il Compagno dagli ochhi senza cigli, Cento e cento e cento e cento pagine del libro segreto di Gabriele d'Annunzio tentato di morire)

Prose di ricerca, vol. III (L'Armata d'Italia, La Vita di Cola di Rienzo, Contemplazione della morte, L'Allegoria dell'autunno, Le Dit du sourd et muet, Teneo te Africa, Solus ad solam)

Taccuini, a cura di E. BIANCHETTI - R. FORCELLA

Altri Taccuini, a cura di E. BIANCHETTI

Prose di romanzi, vol. I, a cura di A. ANDREOLI, Milano, Mondadori, «I Meridiani», 1988

Prose di romanzi, vol. II, a cura di N. LORENZINI, Milano, Mondadori, «I Meridiani», 1989

Versi d'amore e di gloria, vol. I, a cura di A. ANDREOLI-N. LORENZINI, Milano, Mondadori, «I Meridiani», 1982

Versi d'amore e di gloria, vol. II, a cura di A. ANDREOLI-N. LORENZINI, Milano, Mondadori, «I Meridiani», 1984

Tutte le novelle, vol. III, a cura di A. ANDREOLI-M. DE MARCO, Milano, Mondadori, «I Meridiani», 1992

Scritti giornalistici 1882-1888, vol. I, a cura di A. ANDREOLI, Mondadori, «I Meridiani», 1996