Quarta di copertina:
Se nel 1915 qualcuno avesse ipotizzto che il grande poeta e dandy italiano sarebbe diventato un eroe di guerra, non sarebbe stato preso in considerazione da nessuno. Che un famoso quanto raffinato poeta e scrittore vissuto al centro della belle époque, un intellettuale conteso dai salutti della Ville lumière, decida a cinquantadue anni di diventare soldato, compia audaci azioni areonautiche e navali - come penetrare di notte in un munitissimo porto nemico -, diventi il simbolo dell'irredentismo e venga eletto "generale", comandante trascinatore di un esercito, è un evento non riscontrabile nella storia di altre nazioni.
Del d'Annunzio tombeur des femmes esistono varie documentazioni, ma del poeta che vive il cameratismo e l'amicizia forgiata nell'azione rischiosa non esistono altrettanti libri. Eppure un poeta che trascini un esercito con l'esempio di azioni temerarie non è personaggio da confinare in comuni etichette ideologiche. Viene infatti da pensare che se "il grande romanzo italiano" è un romanzo non scritto, la vita romantica avventurosa tormentata e visionaria di Gabriele d'Annunzio è il grande romanzo italiano.
L'eccezionalità della vicenda di questo intellettuale italiano in guerra rende questo libro prezioso in quanto è la prima volta che vengono sistematicamente ricostruiti gli avvenimenti, ma soprattutto è prezioso per ricostruire un personaggio che più di ogni altro influenzò la cultura e la storia d'Italia, e che dimostrò un onestà intellettuale con la sua rara coerenza di rischiare in prima persona per quei principi, certamente oggi non condivisibili, di cui si era fatto paladino, coerenza che giganteggia nella storia culturale italiana.
Nell’ambito degli studi dannunziani, il recente convegno Le molte vite dell'Imaginifico, Pescara 9-10 novembre 2001, e la fioritura di iniziative editoriali concernenti l’esistenza del Poeta testimoniano l’urgenza di un approfondimento biografico di cui l'esperienza bellica fu elemento determinante. Negli ultimi anni, l’argomento, già sondato dal convegno D'Annunzio e la guerra, Gardone Riviera 17-19 novembre 1994, è stato approfondito, in Italia e all’estero, dagli autorevoli contributi di Arturo Spinosa, Elena Ledda, Francesco Perfetti, John Woodhouse, Alfredo Bonadeo, ecc. In tale contesto si colloca il volume di Vittorio Martinelli, già autore di diverse monografie dedicate alle guerre mondiali, in qualità presidente della Fondazione Alpina Bresciana di studi storico-militari. La guerra di d'Annunzio non è tanto una biografia del poeta-soldato, quanto la ricostruzione dell'esperienza bellica dannunziana negli anni 1914-18. Lo studio di Martinelli, infatti, vuole recuperare la realtà storica in cui il Poeta operò per valutarne meriti, responsabilità e negligenze, a prescindere dalle narrazioni encomiastiche o demitizzanti della precedente letteratura. Dal punto di vista formale, inoltre, l'avvincente esposizione narrativa non ostacola una rigorosa ricostruzione, operata consultando e raffrontando molteplici fonti. In particolare, Martinelli si è servito di documenti ufficiali e testimonianze coeve, dei precedenti studi storici, biografici e critici, nonché dei Taccuini dannunziani, analizzati con la consapevolezza del loro intrinseco scopo letterario. In questo modo, il volume dischiude verità finora inedite attraverso l’individuazione di errori, difformità e incongruenze nella precedente storiografia. Così l’autore rivela l'infondatezza della leggendaria taglia posta sul Poeta dagli austriaci; la fama di iettatore che d'Annunzio vantava fra i camerati; la sua responsabilità nello sconsiderato tentativo di conquistare Quota 28 sul Timavo; i retroscena del 'trionfale insuccesso' di Buccari, glorificato dall’opinione pubblica, ma fallimentare sul piano militare. Molte pagine, inoltre, sono dedicate alla ricostruzione storica e iconografica del volo su Vienna, dalla genesi dell’impresa alla sua travagliata realizzazione. Infine, oltre all’analisi tecnica dei velivoli.
dannunziani, fra i documenti d’appendice va segnalato il progetto di perfezionamento dell’aviazione sabauda, Dell'uso delle squadriglie da bombardamento nelle prossime operazioni, che d’Annunzio propose a Cadorna nel 1917. Le ultime pagine del volume sono dedicate alla valutazione del ruolo politico e militare di Gabriele d'Annunzio nel corso del conflitto. Martinelli riconosce l'entità e l'efficacia della sua azione di propaganda sia nella fase interventistica che durante i combattimenti. Pari valore viene conferito alle imprese aviatorie, che valorizzarono in modo determinante l’Aeronautica italiana. Non altrettanto può dirsi del d'Annunzio fante e marinaio, la cui presenza al fronte, per quanto permeata di coraggio e sacrificio, sembrerebbe prevalentemente simbolica. L'autore, dunque, sottolinea l'esemplare coerenza dannunziana, pur riconoscendo l'anacronismo degli ideali patriottici del Poeta, nonché l'anelito alla gloria e al rischio quale movente decisivo per le proprie imprese. D’Annunzio, infatti, adempì come soldato agli stessi imperativi che aveva perorato nella propria letteratura, con una coesione fra arte e azione piuttosto rara nel rivoltoso contesto della Grande Guerra.