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Il libro ha una ricognizione sistematica sul vino nella letteratura italiana. Lungo il sentiero bacchico, Pietro Gibellini incontra i maggiori scrittori, dal Settecento a d'Annunzio, cogliendo così la natura ambigua del vino: ora nettare divino ora liquore satanico, in grado di consolare dal dolore e dalle angosce del mondo ma anche di scatenare torbide passioni, capace di offrire scorciatoie tanto per fuggire dal mondo quanto per godere appieno la vita. Intorno a loro, per analogia e per contrasto, libertini e librettisti, don Zanella e gli anarchici, gli illuministi e gli scapigliati.