sabato 29 agosto 2020

MAZZA ATTILIO, D'Annunzio sciamano, Milano, Bietti, 2001, 260 pp.

 Premessa dell'autore :

Nell'introduzione al primo volume di Arcana Mundi, Georg Luck, già docente di letterature classiche in varie università americane, osserva che il termine «sciamano ha una sua utilità perché è più neutro rispetto a mago o taumaturgo (artefice di miracoli). Gli antropologi, gli esperti di folclore e di religioni comparate hanno studiato a lungo il fenomeno dello sciamanismo, ma è stato E. R. Dodds a introdurlo nella storia della cultura greca. Come egli scrive, lo sciamano è una "'persona psichicamente instabile", che è stata chiamata ad una vita religiosa (o filosofica), che si sottopone ad una vita ascetica (digiuno, lunghi periodi di preghiera in solitudine) e che acquista poteri sovrannaturali e, talvolta, la capacità di scrivere poesia, fatto, quest'ultimo, che è realmente un potere (o almeno lo era per gli antichi). Lo sciamano può guarire gli ammalati, capire il linguaggio degli animali, essere in posti diversi nello stesso momento e così via». L'ipotesi che Gabriele d'Annunzio possedesse alcuni di questi poteri e che fosse uno sciamano merita di essere approfondita lasciando agli studiosi e ai lettori ogni conclusione.

Attilio Mazza

Recensione di Gabrieledannunzio.net:

Attilio Mazza, scrittore e giornalista, anche sindaco di Gardone Riviera, ha dedicato molte pagine alla cittadina del Vittoriale sia dal punto di vista storico che turistico. Sue sono le principali guide alla dimora dannunziana: D'Annunzio e il Vittoriale: guida alla casa del poeta, Gardone Riviera, Edizioni del Vittoriale, 1985; D'Annunzio et le Vittoriale: guide de la maison du poete, traduit de l'italien par Jeanne Heaulme, Gardone Riviera, Editions du Vittoriale, 1987; Cargnacco prima di D'Annunzio, Brescia, Ecoedizioni, 1985; D'Annunzio grande ospite al Vittoriale, Bergamo, Burgo, 1988; Vittoriale: casa del sogno di Gabriele d'Annunzio, Brescia, Edizioni del puntografico, 1988. Fra gli altri studi dannunziani compaiono L' harem di d'Annunzio, Milano, Mondadori, 1995; D'Annunzio e l'occulto con un saggio astrologico di Sirio, Roma, Edizioni mediterranee, 1995; Gabriele re dei Pinchi: l'umorismo dannunziano, Montichiari, Zanetti, 2000.

Dannunzio sciamano intende illustrare «inusuali poteri, stanze destinate a pratiche esoteriche, nascoste cerimonie iniziatiche» che avrebbero caratterizzato l'universo dannunziano negli anni del Vittoriale. Prendendo le mosse dallo studio di MIRCEA ELIADE, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Roma, Edizioni Mediterranee, 1974, Mazza intravvede segni di sciamanismo nelle componenti magico-esoteriche dell'estetica simbolista e panistica che contrassegnano la produzione dannunziana, senza considerarne l'origine culturale rispettivamente francese e schopenhaueriana. Non è infatti lecito desumere che le suggestioni esoteriche, così frequenti nella cultura francese ed Europea da Hugo a Nerval, Nodier, Baudelaire, Mallarmé, Rimbaud, Wagner fino a d'Annunzio, fossero accompagnate da un'effettiva adesione spirituale e religiosa. Analogamente, le 'patologie psichiche' del Poeta, primo fra tutti l'esasperato erotismo quale strumento di evasione ed ispirazione, non è elemento sufficiente per rilevare componenti sciamaniche nella personalità dannunziana. Infine, inadeguatamente comprovate dai documenti sono le doti profetiche, ipnotiche e taumaturgiche che Mazza attribuisce a d'Annunzio, così come il significato esoterico di alcune stanze del Vittoriale destinate a rituali magici. Alternativamente, dai testi citati si evince la propensione del Poeta ad un esotismo mistico, propinquo per molti versi allo sciamanesimo, ma inconsapevole di una paranormalità diversa dall'autocelebrazione.

Enrico Albertelli

Risposta di Attilio Mazza alla recensione

I giudizi relativi alla mia ultima ricerca intitolata D’Annunzio sciamano pubblicata da Bietti costituiscono una verifica interessante. Tuttavia mi sembra di poter affermare che alcune osservazioni sopra riportate sono fragili. I riferimenti alle correnti di pensiero francesi e schopenhauriane, ad esempio, non sono pertinenti. Gli eventuali poteri di cui una persona gode sono a prescindere dalle temperie culturali o dalle eventuali adesioni a correnti di pensiero! Si tratta certo di un tema complesso che non mi sembra il caso di approfondire in questa sede. Ritengo poi parziale l'affermazione: "inadeguatamente comprovate dai documenti sono le doti profetiche, ipnotiche e taumaturgiche che Mazza attribuisce a d’Annunzio, così come il significato esoterico di alcune stanze del Vittoriale destinate a rituali magici". Il lettore del libro noterà, al contrario, che tutto è rigorosamente documentato, anche se le diverse interpretazioni sono più che legittime. Inoltre la maggior parte dei documenti citati non erano indirizzati al pubblico (quindi non gravati dal sospetto di protagonismo) ma assolutamente privati, addirittura appunti scritti da d'Annunzio per se stesso, il quale ha pure affermato il significato esoterico di alcune stanze. I suoi particolari poteri sono stati poi testimoniati da numerose persone, da Tom Antongini ad alcuni amici francesi fra cui Philippe Jullian, ma soprattutto da alcune donne che non caddero nella rete tesa dal grande seduttore quali la celebre danzatrice Isadora Duncan e la scrittrice Sibilla Aleramo e addirittura dal medico personale del poeta nel periodo del Vittoriale, dott. Antonio Duse. Lo stimolo alla ricerca è nato proprio da quanto scrive Albertelli e cioè che "dai testi citati si evince la propensione del Poeta ad un esotismo mistico, propinqui per molti versi allo sciamanismo". A conclusione del volume D’Annunzio sciamano si legge, inoltre: "D’Annunzio poeta superuomo, costantemente in primo piano nella scena letteraria, in guerra e nella vita mondana, protagonista di vicende eroiche ed erotiche, finì dunque per negare, con l’atteggiamento da primo attore, la propria sensitività e la propria stessa concezione più alta, pur essendone attratto, in un perenne e ambiguo gioco". Anche le doti paranormali del poeta sembrano dunque destinate a rimanere un enigma, come egli stesso scrisse, e come citato nel volume: "Chi mai, oggi e nei secoli, potrà indovinare quel che di me ho io voluto nascondere?". E ancora: "Certo io non vorrò mai raccontare quel che so e che voi ignorate né conoscerete mai. Io ve lo dico senza rancore e senza orgoglio, pacatamente: mai". "Io ho in me la mia verità, e la mia verità è incomunicabile". "Io non voglio parlare del mio enigma, né del mio segreto". "Il mio mondo è un’azione mutua tra gli iddii e me".

Attilio Mazza