Si tratta di un "mistero" in 4 atti, da cui fu tratto un film muto di A. Traversa, e venne pubblicata nel 1920. La tragedia mostra un misticismo a carattere cristiano, infarcito del senso del vacuo e della morte, e della sublimazione tipica dannunziana, dove riecheggiano i testi medievali italiani della Laude di Jacopone da Todi o i Fioretti di San Francesco. La trama parla di un pastore, Olimondo, che come l'Aligi abruzzese, abbandona la fidanzata Novella in favore di una prostituta lebbrosa, Novella. Secondo la leggenda, la donna per guarire deve usare il sangue di una creatura innocente, così il pastore non esista a sacrificare, quasi rifacendosi alla Medea euripidea che uccide il fratellino Absirto, la sorellina Gaietta. In scena sopraggiunge un mistico Pellegrino che risucita Gaietta, converte la lussuria dell'amante di Olimondo, facendola guarire anche dal morbo, e invita tutti a seguirlo in un viaggio in Terra Santa. La cosiddetta "crociata degli innocenti", in riferimento biblico, è composta da navi di bambini che solcano il mare, che però cadono in preda di venditori di carne umana, che vogliono venderli come schiavi.
Nel naufragio muoiono Novella e Gaetta, le parole di Olimondo tradiscono una sua non completa purificazione spirituale dagli impulsi erotici, forse questo sarebbe il motivo dello scontro e del naufragio. Come nella successiva tragedia del Martirio di San Sebastiano, il misticismo estenua qua e là un soave musica il tema erotico.