martedì 8 settembre 2020

Francesca da Rimini (1902)

 Tragedia in 5 atti in versi, che riprende le vicende tristi di Francesca da Polenta e Paolo Malatesta, citata già da Dante Alighieri nella Divina Commedia; l'opera fu rappresentata dalla Duse nel 1901. La tragedia fu scritta per avere un sottofondo musicale: si parla dell'amore "galeotto" tra Paolo e Francesca, con l'aggiunta del matrimonio forzato di Francesco con Gianciotto Malatesta, avvenuto per procura, per cui d'Annunzio ttinse alla testimonianza di Boccaccio. L'atto IV fu molto lodato dalla critica, il maligno Gianciotto, qui chiamato "Malatestino" ordisce la trama in cui cadranno i due amanti, che verranno colti in flagrante nella loro manifestazione d'amore, e verranno assassinati.

Lodato fu anche l'amoroso languore interiore di Francesca, che pare risenta delle odi iniziali delle "Città del Silenzio" in Elettra (1903), D'Annunzio canta molto bene la voluttuosa malinconia del presentimento d'amore adulterino, nel colloqui tra lei e la sorella nell'atto I, nei colloqui iniziali con Paolo, negli atti II-III. Il colloquio dell'atto V è meno potente degli altri, il tema d'amore non è più sostenuto dallo struggimento della malinconia, scivola invece nel tono enfatico e celebrativo. D'Annunzio intese ricostruire anche modi di vivere e scenografie del pieno XIII secolo, concetti che però, soprattutto nelle descrizioni della scena, risultano leziosi, tipici di quel movimento di revival del neogotico che andava in voga alla fine dell'800.

Nel 1912 la tragedia venne musicata e ridotta da Tito Zandonai.