martedì 8 settembre 2020

La Gioconda - La Gloria (1898-99)

 La prima è una tragedia in 4 atti, rappresentata nel 1899 dalla Duse ed Ermete Zacconi. Nella storia, come nella Città morta, il protagonista è un artista scultore, Lucio Settala, incerto tra la pietà per la moglie Silvia, e l'amore per la sua modella Gioconda Dianti. Alla fine, intendendo realizzare sé stesso al di là dai vincoli della legge coniugale per lui limitata, Lucio commette adulterio; la moglie Silvia non lo sa, e un giorno assiste a una lite tra i due, la Gioconda getta per terra una statua, sentendosi abbandonata, e Silvia nel tentativo di salvarla si mutila le mani.

Nella tragedia traspare il forte senso del superuomo, anche se pare assumere delle debolezze in questo contesto, pare che il suicidio sia l'unica maniera possibile per risolvere il contrasto del protagonista, la Gioconda proclama la sua superiorità al di là del bene e del male, mostrandosi come la classica fèmme fatale, mentre Silvia incarna la moglie fedele e la vittima sacrificare della tragedia per scatenare il processo di catarsi. Sembra ripetere lo schema della Giuliana in L'innocente, in Anna ne La città morta, insomma è un tema che si ripete, in maniera decisamente stanca. L'unica parte originale della tragedia è la canzonetta in poesia del personaggio della Sirenetta, che rievoca in parte le scene dell'Alcyone (1903) e del Sogno d'un mattino di primavera.

L'opera fu pubblicata nel 1903 da D'Annunzio in Francia insieme a "La Gloria - La città morta", come a comporre una sorta di trilogia.

Nella Gloria, tragedia in 5 atti rappresentata da Eleonora Duse e da Ermete Zacconi, D'Annunzio intende glorificare il mito del Superuomo, ma risulta per glorificare la Superfemmina sua compagna: Ruggero Flamma combatte per il potere a Roma contro un dominatore già anziano, Cesare Bronte, al quale riesce a strappare il potere mediante l'adulterio con l'amante Comnèna. Costei è rappresentata come una donna insaziabile di potere e di desiderio, si impadronisce della mente di Ruggero, sino a ucciderlo e darne il cadavere in pasto alla folla ribelle, quando arriva il momento di scegliere tra la politica, l'amore e l'esilio. Le velleità politiche che riguardano la tragedia sembrano essere desunte dalla storia de Le vergini delle rocce (1895).

L'opera non il successo sperato, e fu pubblicata in Francia nel 1903 insieme a "La Gioconda - La città morta" con il titolo Le victoires mutilées.