La prima è una tragedia in due atti in prosa, rappresentata nel 1906 dallo Zacconi; il protagonista è Corrado Berando, l'eroe che vorrebbe essere esploratore, e non avendo i soldi necessari, diventa un assassino. Il tema è la smania polemica di scandalizzare con la superumana ideologia; il protagonista è disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo, e abbandona la sua amante incinta, alla fine Corrado riuscirà a viaggiare, arrivando in Africa dove si sta combattendo per la conquista di nuovi territori coloniali.
Tale sentimento patriottico di colonizzare nuovi territori, tornerà nel 1936 con l'orazione dannunziana Teneo te, Africa.
La seconda tragedia è in 3 episodi più un prologo in versi. Il superuomo Marco Gratico è contrapposto alla superfemmina Basiliola Faledra, che ricorda la Pantea del Sogno d'un tramonto d'autunno, o la Comnena della Gloria. Basiliola è assetata di vendetta per il padre e i quattro fratelli che Marco accecò, e dispone del suo potere lussurioso per ingannarlo, divenendo anche amante di suo fratello, il vescovo Sergio; alla fine lei li aizza uno contro l'altro, sicché nella lotta Sergio morirà. Marco è disperato, e decide di compiere un viaggio in mare, alla ricerca di un'impresa eroica espiatrice, mentre Basiliola sembra risentire dell'influsso di Mila di Codro, uccidendosi gettandosi nel fuoco.
D'Annunzio appare piuttosto vacuo nella descrizione delle parti, soprattutto nella ricerca di unire la figura di Basiliola con le divinità e le figure bibliche di Bibli, Mirra, Pasife, Dalila, Iezabel, al fine di gonfiare l'immaginazione di donna mostruosa quale è la superfemmina. L'impresa per mare di Marco sembra essere un ulteriore richiamo allo spirito patriottico italiano di colonialismo africano.