lunedì 7 settembre 2020

Opere di Gabriele D 'annunzio

  Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi

Le Laudi nascono come progetto non unitario, ma d'Annunzio tentò un grande sforzo per celebrare l'apice massimo della sua poetica superomistica decadentista, narrando esperienze di vari viaggi in GreciaUmbria e Toscana (questo per il secondo volume "Elettra"), collegando ciascuna sensazione con miti dell'antica Grecia e soprattutto in comunione panica con la natura e con le "compagne", in questo caso Eleonora Duse. Un valido esempio è La pioggia nel pineto, tra le liriche più conosciute del libro Alcyone, assieme ai Pastori, dove d'Annunzio rievoca la vecchia transumanza abruzzese delle sue terre pescaresi. Del progetto delle Laudi, che doveva comprendere volumi, sette in tutto, dedicati alle Pleiadi, restano nel 1918 il quarto volume "Merope" ossia i "Canzoni della guerra d'oltremare", e il postumo "Asterope" ovvero "Canti della guerra latina" (1949).


lunedì 31 agosto 2020

Opere di Gabriele D'Annunzio

Il decadentismo: il poeta veggente

Il Decadentismo è caratterizzato da una nuova tipologia di poeta: esso non è più il vate che guidava il popolo del Romanticismo, né il promotore della scienza come nell'Illuminismo o cantore della bellezza nel Rinascimento. Diventa così veggente, cioè colui che vede e sente mondi arcani ed invisibili in cui si chiude scoprendo «l'universale corrispondenza e analogia delle cose [...] E in tal modo il Dio perduto vive come una memoria e un desiderio» (Francesco Flora). Il poeta è così un artista solitario, capace di scavare nell'interiorità umana e nel mistero dell'ignoto. Anche la parola poetica cambia: non si usa più per descrivere sentimenti ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi utilizzando un linguaggio polisemico comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo. Caratteristica generale è quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurità l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che può interpretarla in modi differenti.



Opere di Gabriele D'Annunzio

Elegie romane (1887-92) e Poema paradisiaco (1893)

La prima raccolta fu scritta a Roma, dopo la lettura dell'omonima opera di Goethe, in cui erano descritti i sentimenti di passione e avventura del giovane autore tedesco, quando era in viaggio tra le rovine dell'antico impero degli Augusti e dei Cesari. D'Annunzio tenta lo stesso sperimentalismo, narrando gli amori clandestini vissuti in quel periodo (1886 - 1889 ca.), con Barbara Leoni. Il Poema paradisiaco è l'ultima delle opere del primo periodo dannunziano, quando il poeta aspetterà il 1903 per la pubblicazione delle Laudi. L'opera costituisce una svolta della produzione letteraria dannunziana, che a partire dal Poema si avvicina in modo più netto alla poesia decadente e crepuscolare. Il poema d'annunziano è anche una parabola di conversione verso uno stile di vita casto e frugale, quasi francescano. Il protagonista infatti è un uomo soggetto alla prigione dei sensi, sedotto da figure insidiose e enigmatiche: le larve. Soltanto il ritorno del protagonista nel rassicurante orticello di casa, mantenuto con modestia e lavoro sarà la sua ancora di salvezza, proprio qui infatti avverrà la sua purificazione. Il protagonista riesce quindi a raggiungere un traguardo di salvezza adottando uno stile di vita in perfetta antitesi rispetto allo stesso D'Annunzio.



Opere di Gabriele D'Annunzio

Isaotta Guttadauro, poi L'Isottèo e la Chimera (1886)

In quest'opera, poi divisa in due libri nell'edizione del 1890, d'Annunzio si propone di gareggiare con i poeti contemporanei, iniziando la prima vera sperimentalizzazione della poesia decadente. Nel primo libro sono descritte varie scene di gusto decadente ed erotico. Nel secondo libro d'Annunzio ripercorre la figura mitica della Chimera, narrando episodi dei più grandi poeti fiorentini del Rinascimento e dell'Italia tutta. Oggi l'opera è nota nell'edizione riveduta, divisa in due blocchi: "L'Isotteo / La Chimera".



Opere di Gabriele D'Annunzio

Intermezzo di rime (1884)

D'Annunzio abbandona la "metrica barbara" carducciana e si cimenta in altre forme metriche più chiuse e tradizionali. La sperimentazione caratteristica della poesia dannunziana è presente sia nei temi sia nella forma di queste poesie che presentano figure di donne degradate, amori lascivi e spinte scene di sesso. Intermezzo di rime è riconducibile al "periodo romano" dannunziano ed infatti così come Canto novo rifletteva la vita abruzzese di D'Annunzio, così "Intermezzo di rime" ne testimonia la frequentazione degli ambienti della più moderna società romana, ricercatrice di temi piccanti e soprattutto più aperta agli sperimentalismi della poesia decadente.


Opere di Gabriele D'Annunzio

 Questa raccolta fu dedicata a Elda Zucconi, il primo amore per l'autore. Comprende 63 liriche composte in sonetti assomiglianti a quelli carducciani. La prima edizione è divisa in cinque libri, più un preludio e un sonetto dedicato alla Zucconi. Dalla "filologia" di Primo vere, D'Annunzio passa alla "fisiologia" di Canto novo (anche se in realtà non abbandona affatto i libri). Si tratta di testi "impressionistici" già pubblicati separatamente, arricchiti da illustrazioni dell'amico pittore Michetti. La seconda edizione è ridotta a soli 23 testi e ogni argomento politico o sociale ne è tagliato fuori: ne deriva un "poema lirico panteistico", dove D'Annunzio fonda un nuovo paganesimo. Fonti di D'Annunzio sono alcune riduzioni delle teorie di Darwin. Non scompare il filtro libresco che si frappone tra il poeta e la natura. Si scorge già la volontà della creazione del mito di sé. Il racconto è stato definito da gran parte della critica introspettivo e personale. In particolare i critici Riva, Iori e Springolo del gruppo Xyz, in occasione di un convegno a Bologna nel luglio 2014, ne hanno apprezzato la descrizione fatta del popolo italiano.



Opere di Gabriele D'Annunzio

Primo vere (1879)

L'esordio dannunziano avviene a Chieti, presso la Tipografia Floro, ma poi l'opera fu ristampata presso la casa editrice Rocco Carabba a Lanciano (CH), che ne detiene ancora il copyright. Il padre pubblica la prima raccolta di poesie, e con un espediente pubblicitario (la propria morte con una caduta a cavallo), il giovane d'Annunzio riesce a riscuotere grande successo. Il poeta sedicenne dedicò tutto il periodo delle vacanze estive per redigere la sua prima opera, e poi con l'accordo del padre, decide di farlo stampare a spese della famiglia. Svanita però l'illusione di fare pubblicare la raccolta da uno dei migliori editori milanesi, il padre ripiega sul tipografo Giustino Ricci di Chieti, con cui viene combinata per 500 lire, un'edizione in 500 copie. Il volumetto, condotto sull'edizione zanichelliana delle poesie dello Stecchetti si compone di circa 150 pagine.

La prima edizione di Primo vere comprende ventisei poesie, quasi tutte dedicate ad un rappresentante della famiglia, ad un amico oppure alla musa ispiratrice, di nome Lilia;è poi presente un'appendice che contiene quattro traduzioni di Orazio. Con Primo vere, l'autore vuole raccontare la sua età giovanile (l'espressione latina, infatti, significa proprio "all'inizio della primavera") nella quale si affaccia per la prima volta alle gioie della vita e dell'amore. Sono riscontrabili le influenze di Carducci ed in modo particolare si evidenziano alcune espressioni e immagini tipiche del poeta toscano, nonché l'uso del metro barbaro. D'altra parte, il libro, come confessato dallo stesso autore, era nato sotto lo stimolo delle Odi barbare carducciane.Al di là dell'imitazione, nel giovane D'Annunzio si vede la capacità di operare una scelta tra le sfaccettature della poetica del modello che più gli erano congeniali e che più si adeguavano alla sua personalità già spiccatamente originale.