sabato 29 agosto 2020

VIVERE INIMITABILE

 

IL “VIVERE INIMITABILE” DEL VATE - NELLE LETTERE DI D’ANNUNZIO BEFFE, DISEGNI PORNO E ARGUZIE - AL FIGLIO VENTENNE INVIANDOGLI UN MENSILE ONEROSO SCRIVE SPREZZANTE: “TI MANDO L'ASSEGNO MESTRUALE” - IL GINECOLOGO? "LO SPAVENTA-PASSERE" -

Fra gli scritti firmati dal Vate anche una lettera della Duse, che la sa lunga sul beffardo inventore di leggende - L’attrice ha ragione di credere infondate le notizie diffuse sulla sua “caduta” alla vigilia della Marcia su Roma, alla quale il milite noto della guerra vittoriosa non partecipa. Perché non può o perché non vuole?

1. RITRATTO SU CARTEGGI IMMAGINI FOLGORANTI: NELLE LETTERE IL «VIVERE INIMITABILE» DI D' ANNUNZIO

Annamaria Andreoli per il “Corriere della Sera”

 

La comunicazione informatica ha spazzato via carta e penna insieme con l' arte di scrivere lettere. A ricordarci che si tratta, oggi perduta, di una vera e propria arte, è Gabriele d' Annunzio, che di lettere ne ha scritte migliaia. Una mostruosità quantitativa non seconda, però, all' impeccabilità della scrittura, mai sciatta, mai improvvisata, per quanto urgenti o marginali siano i messaggi.
 

Qualcosa di più della padronanza del linguaggio e dello stile, perché la penna, quasi un prolungamento del corpo, è il sesto dito della sua mano destra che verga senza sosta pagine belle e folte, dove non mancano immagini folgoranti, arguzie a non finire e le «squisitissime inezie», come le chiama il mittente d' eccezione, che segnano la differenza.

 

LETTERA DEL VATE DANNUNZIOLETTERA DEL VATE DANNUNZIO

Non ci vuol altro poi che la sua elegante grafia, vergata (penna d' oca e inchiostro) sulla spessa carta di Fabriano, sonante al tatto e impreziosita dai motti, per fare delle lettere di d' Annunzio dei mirabili oggetti da collezione.
 

Si deve alla precoce notorietà di Gabriele, alla ribalta sin dall' adolescenza, la straordinaria conservazione dei suoi carteggi, non di rado, lui vivo e persino acquirente, venduti nelle aste.

 

A causa appunto del numero eccessivo, non se ne è neppure profilata la pubblicazione in ordine cronologico. Invece auspicabile, l' impresa ciclopica chiarirebbe molti aspetti inquietanti del «vivere inimitabile» di d' Annunzio. Non si è lontani dal vero se si calcola di disporre, per ogni giorno della sua vita, nessuno escluso, di un manipolo considerevole di lettere.
 

DANNUNZIO CARDUCCIDANNUNZIO CARDUCCI

A prestargli ascolto, gli bastano alcune ore per scriverne una cinquantina. Un record che equivale, una volta rotto il segreto della corrispondenza, a una sorta di intercettazione permanente. Si capisce che siamo di fronte a un settore capitale dell' opera di d' Annunzio, forse il più inerente alla sua personalità fattiva, se si pensa che egli ha definito la poesia «azione trattenuta».

 

Perciò, la lettera, che mira ad agire sul destinatario, con lo scopo di affascinarlo, persuaderlo, ottenerne i favori, placarlo, è il genere che meglio rappresenta la sua arte pratica, strumentale. Se ci liberiamo da vecchi schemi di giudizio, qui si trova il fiore dei suoi capolavori.
 

vittoriale d'annunzio 1VITTORIALE D'ANNUNZIO 1

Su chi intende agire d' Annunzio? Non certo su chi, inservibile, si trova lontano, ma su chi, nelle vicinanze immediate, sia pronto a esaudirlo. Al di là dell' amante di turno, bersagliata dalle parole su cui punta la conquista, si appostano i committenti, a cominciare dagli editori e dai direttori dei giornali per i quali scrive. Dagli uni e dagli altri si tratta di ottenere il compenso più alto e - una sua specialità - gli anticipi su quanto ancora non ha composto.

 

Le amanti e i committenti non risultano meno bersagliati dei segretari factotum, del personale di servizio, dei fornitori o degli artisti e artigiani all' opera per la decorazione delle sue dimore.

 

Davvero da non perdere le lettere al fruttivendolo (autentici Arcimboldo di parole), alla cuoca (la ribattezza «Intingola» o «Ghiottizia»), al fotografo («artefice della luce e dell' ombra»), al muratore («maestro di cazzuola ottimo»), al «sottilizzatore di profumi», a orafi, argentieri, vetrai, ceramisti. Ne emerge un d' Annunzio domestico, non impettito e, soprattutto, ironico, ancora tutto da scoprire e da rivalutare, incline come pochi al riso e alla beffa. Quello che continuando a soccorrere il figlio, ventenne e svogliato, con un mensile oneroso, gli scrive sprezzante: «Ti mando l' assegno mestruale».
 

il vittorialeIL VITTORIALE

Quello che se una delle sue amanti deve farsi visitare dal ginecologo, si premura di tranquillizzarla: «Non temere lo spaventapassere». Quello che quando un' illustre nobildonna, sua ospite, gli sottrae uno dei tanti ninnoli (la marchesa Casati Stampa), la redarguisce:

 

«Sono stato aviatore, ma cado dalle nuvole», non senza rovesciare, per protesta, il più celebre dei suoi motti: «Io non ho quel che non ho donato». Quello che al Vittoriale fa il verso alla pronuncia bresciana, dove la esse rimpiazza la zeta, avvertendo l' architetto Maroni: «Sono incassato, come una gemma preziosa».
Quello che si rivolge a Mussolini, dall' alto in basso, avviando regolarmente le lettere con il

gabriele dannunzio 1GABRIELE DANNUNZIO 1

«Caro Ben» che è il suo Benito minimale, sempre che con il nome del duce non azzardi l' anagramma: «Ben - ito», cioè «bene andato». E una beffa per la censura fascista sono i piccioni viaggiatori che recapitano i suoi «colombigrammi», i messaggi inviati con i veloci volatili, che sigla con «Gabriele d' Annunzio colombiere».
 

Mentre ne modificano il volto, i carteggi intervengono anche sui tratti più enigmatici della leggenda. È veramente caduto, fracassandosi il cranio, dalla finestra della villa che presto farà parte del Vittoriale (tre metri e mezzo di altezza)? È il 13 agosto 1922, la vigilia della Marcia su Roma, alla quale il milite noto della guerra vittoriosa non partecipa. Perché non può o perché non vuole? In proposito, si segnala una lettera della Duse, che la sa lunga sul beffardo inventore di leggende.
 

MUSSOLINI E D ANNUNZIOMUSSOLINI E D ANNUNZIO

Gabriele ha inventato a suo tempo la favola fortunata dei divi amanti, con lei vittima e lui carnefice (era vero il contrario). Adesso, l' attrice ha ragione di credere infondate le notizie diffuse sulla «caduta»: «Le leggende» gli scrive «sono tante, fra il volgo… Ho bisogno di vedere la verità» (4 ottobre 1922). La risposta non si fa attendere, anche se occorre qualche giorno per trovare il messo fidato che la consegni in tutta segretezza: «Non fui mai tanto ardente e forte» (14 ottobre 1922).

 

 

dannunzio d annunzio olga levi brunnerDANNUNZIO D ANNUNZIO OLGA LEVI BRUNNER

2. CARA ELDA, DOLCE TITTI: EROS E POESIA

Marisa Fumagalli per il “Corriere della Sera”

 

Il pubblico che affolla il Vittoriale, uno dei musei più visitati d' Italia, si accosta alla dimora del poeta-soldato, costruita a Gardone Riviera ad esaltare la sua «vita inimitabile», per entrare nello spirito e nei sensi del letterato debordante e bizzarro.

 

dannunzio al mareDANNUNZIO AL MARE

Si perde nei maestosi giardini (premio al Parco più bello d' Italia 2012), si ferma incuriosito nelle stanze del «Museo d' Annunzio segreto» sbirciando dentro le teche tra gli oggetti -feticcio recuperati dagli armadi e dai cassetti della casa del Vate.
 

Ma la ricchezza nascosta, accessibile agli studiosi, sta negli Archivi del Vittoriale: patrimonio di manoscritti, arricchitosi con la presidenza dello storico Giordano Bruno Guerri, teso a dare nuovi impulsi a un «bene» che ha dimostrato di fruttare culturalmente ed economicamente.
 

Guerri nell' infaticabile opera di raccolta di materiali, acquistati e spesso ricevuti in dono, non trascura nulla, neppure la lettera autografa uscita dalle ribaltine degli eredi di qualche attendente che ebbe a che fare con il poeta.

 

GABRIELE D ANNUNZIOGABRIELE D ANNUNZIO

Ciò detto, qui parliamo di un importante fondo di circa 3.000 documenti autografi (lettere d' amore, testi vari, discorsi pubblici) che sta per traslocare dalla cassaforte di Martino Zanetti, imprenditore veneto, agli archivi dannunziani. In buona compagnia con altri preziosi manoscritti di ingresso recente.

 

Il corpus documentale di Zanetti è composto in gran parte da lettere d' amore, che il Vate scrisse a due donne amate in periodi opposti della sua vita: la giovinezza e la vecchiaia.

 

Il primo e l' ultimo amore. Quattrocentosessantasei lunghissime lettere, inviate tra il 1881 e il 1882 (d' Annunzio nacque nel 1863) a Giselda Zucconi (soprannominata Elda o Lalla), figlia di Tito, docente di Lingue, poeta e traduttore con trascorsi garibaldini. Gabriele e Giselda si conoscono nella villa fiorentina della famiglia di lei.

 

dannunzio al mareDANNUNZIO AL MARE

I «due occhioni erranti, misteriosi e fondi come il mare» infiammano il giovanotto. Che in un anno e mezzo, da Roma, inonda la ragazza di parole roboanti, con confessioni e promesse amorose, esaltazioni sensuali: d' Annunzio si sta trasformando da collegiale di provincia a incantatore. L' amore per Elda si consuma velocemente.
 

Il secondo epistolario (228 lettere) ha per protagonista la contessa Evelina Scapinelli Morasso, figlia di Mario Morasso amico del Vate e ideologo/influenzatore di avanguardie. Evelina (Manah, Maya, Titti), trentenne, fu ospite abituale del Vittoriale fra il 1936 e il 1938. «Donna di alto stile dopo tante donne addomesticate», dice di lei d' Annunzio. Che, al di là delle molte lettere pregne di erotismo e perfino di pornografia (a disegni) all' amata, si sente stanco, vecchio e prossimo alla morte.
 


DANNUNZIO BROOKSR

Al punto da invocarla. E glielo rivela: «Tu non puoi amarmi, voglio morire». Presagio di suicidio? Osserva Guerri: «Il dubbio su d' Annunzio morto suicida si era già affacciato alla mente degli studiosi, me compreso, ma senza alcun elemento di prova. Tuttavia, dalla lettura di queste lettere, si può almeno riprendere l' indagine». La consegna ufficiale del fondo Zanetti, il dono più importante ricevuto dal Vittoriale avverrà l' 11 novembre a Treviso. Quindi si passerà all' inventario e all' esame. Tra un anno l' Archivio aprirà le porte agli studiosi.

DAnnunzio a Verona con MussoliniDANNUNZIO A VERONA CON MUSSOLINI

 

dannunzio olga leviDANNUNZIO OLGA LEVI

ANDREOLI ANNAMARIA, Il vivere inimitabile. Vita di Gabriele D'Annunzio, Milano, Mondadori, 2000.

 Indice del volume:

Il bambino prodigio (1863 - 1874)

Primi segni dell'alta sorte: descrizione della famiglia d'Annunzio e rapporti dei familiari con Gabriele.

L'infanzia abruzzese: rapporti con parenti, insegnanti e amici abruzzesi.

 

Gli anni del collegio (1874 -1881)

Lo sgobbo cicognino: vita collegiale, didattica e avventure (1874-78)

Femmine e Muse: ritorno in Abruzzo, primi amori, letture, Ode a Umberto I (1978)

La nascita di un nuovo poeta: edizione di Primo vere, rapporti intellettuali e personali con Chiarini e Carducci ricostruiti attraverso le lettere.

Il cenacolo di Francavilla: Pregevole ricostruzione del sodalizio artistico con Michetti, Tosti, Barbarella e De Cecco risalente all'estate del 1880, col ricorso di carteggi e ricordi. Si sottolineano i rapporti intellettuali che legano d'Annunzio al complementarismo artistico del conterraneo Michetti.

Il morto che parla: falsa notizia della caduta da cavallo, sviluppo dei rapporti intellettuali con Chiarini e Nencioni ricostruiti attraverso la corrispondenza.

La prima musa: amore per Elda Zucconi ricostruito attraverso le lettere.

 

Roma amor (1881-1891)

Lo studente mancato: esperienza universitaria mutuata dai ricordi.

I primi passi nella capitale: esordio in società e nel giornalismo romano ricostruito attraverso lettere e testimonianze di contemporanei; viaggio in Sardegna.

L'addio a Elda-Lalla: rottura con la Zucconi ricostruito attraverso la corrispondeza.

Il matrimonio: rapporti con la famiglia Gallese, scandali e litigi, secondo testimonianze di contemporanei.

La miserabile fatica quotidianaIntermezzo di rime e attività giornalistica analizzata negli aspetti mondani, estetici e sociologici.

Alla ricerca di una Musa: rapporto con Olga Ossani.

San Sebastiano: Barbara Leoni e Isaotta Guttadauro, esame del gusto maturato attraverso rapporti intellettuali e letture.

La "trasposizione tragica": elaborazione del Piacere, trasfigurazione della Leoni, rielaborazione dei materiali giornalistici, individuazione delle fonti e delle intenzioni culturali sottese, con piena integrazione del piano storico-culturale e di quello psicologico-biografico per la genesi del romanzo.

Nell'eremo di San Vito Chietino: descrizione del sostrato culturale del Piacere e legame psicologico con la vita dell'autore. Esame approfondito del rapporto con la Leoni nell'eremo di San Vito e successiva rielaborazione nell'Invincibile, attraverso il carteggio con l'amante.

L'inerzia forzata: descrizione del servizio militare dannunziano e della relazione con la Leoni attraverso il carteggio; genesi del Giovanni Episcopo.

 

Da Napoli a Settignano (1891-1898)

Delitti e castighi: elaborazione dell'Innocente ricostruito nel sostrato culturale attraverso l'individuazione delle fonti russe e in quello psicologico, attraverso il carteggio con la Leoni.

Il tramonto di Barbara: rottura con Barbara Leoni rievocata attraverso il carteggio.

Il soggiorno napoletano: amore per Maria Gravina e debiti documentati da carteggi inediti con la Leoni, con Michetti (un centinaio di lettere) e con Masciantonio (quasi trecento lettere); scoperta di Nietzsche.

Alla conquista dell'Europa: esame della critica giornalistica di d'Annunzio con rapporti e giudizi sulla letteratura italiana e straniera, con l'ausilio degli articoli napoletani; diffusione della sua fama all'estero; vicende editoriali del Trionfo della morte.

Fra Napoli e Roma: risoluzione dei debiti napoletani e trasferimento a Roma con la Gravina.

Un frammento di vita: elaborazione del Trionfo della morte, influenze culturali, intenti, giudizi di d'Annunzio sul romanzo attraverso i carteggi.

L'epifania di Venezia: narrazione del viaggio compiuto con Angelo Conti e con Georges Hérelle nel 1894, basata prevalentemente sulla testimonianza di quest'ultimo.

Il nuovo Rinascimento: genesi delle Vergini delle rocce, relazione col "Convito" e con Maurice Barrès.

Verso l'Ellade: Rapporto con Giovanni Pascoli attraverso documenti personali; viaggio in Grecia: ellenismo e influenze letterarie rielaborate in Maia.

La divina Eleonora: descrizione del rapporto con Eleonora Duse attraverso documenti privati e testimonianze di contemporanei.

Per la moltitudine: dibattito sui plagi, analisi tecnica del plagiarismo dannunziano.

Teatro e Parlamento: relazioni intellettuali alla base delle prime prove teatrali in Francia; analisi sociologica delle mosse pubblicitarie alla base della rielaborazione di Canto novo, dell'esperienza teatrale e di quella elettorale.

 

Come un signore del Rinascimento (1898-1910)

Nell'invernale Parigi chimerica: esperienza parigina per la prima della Ville morte analizzata attraverso documenti e pareri di d'Annunzio.

La Capponcina: estinzione del rapporto con Maria Gravina; convivenza con la Duse; viaggio in Egitto.

Il canto perpetuo: genesi delle Laudi e del Fuoco, esame degli aspetti autobiografici.

Il fratello maggiore e minore: rapporti con Pascoli attraverso memorie e documenti privati.

Estetizzazione della politica: teorie politica estetizzante; viaggio a Vienna.

Capolavori di falso-antico: passione di d'Annunzio per gli studi filologici, alimentata da frequentazioni erudite con esperti quali Francesco Novati e Corrado Ricci, alla base della Francesca da Rimini.

La grande estate fra Luni e Populonia: genesi del progetto delle Laudi, studi filologici, giudizi di d'Annunzio su sé stesso e scambio epistolare con gli editori.

Le patrie ideali: influenze culturali delle Laudi e della Figlia Iorio.

Incurabili incuranze: Rapporto con Alessandra di Rudinì; problemi finanziari.

Tutto è sempre parossismo: estate versiliana con la Rudinì testimoniata dai figli; rapporto con Umberto Saba attraverso la memoria di questo; interessi musicali di d'Annunzio.

Il dèmone meridiano: amore per Giuseppina Mancini attraverso le lettere ed estinzione del rapporto con la Rudinì.

L'automobile e l'aereo: mito del progresso superomistico; rapporto con Ildebrando Pizzetti; successo della Nave.

La catastrofe: passione per motori e aerei; elaborazione del Forse che sì forse che no; catastrofe finanziaria.

 

Cinque anni di esilio (1910-1915)

Verso la Landa: arrivo in Francia.

La "parlure délitable": elaborazione del Martyre de Saint Sébastien; rapporti con Ida Rubistein e Claude Debussy.

La sirena del Passato: asta della Capponcina.

La grande linea: scambio epistolare con Albertini per salvare il patrimonio librario della Capponcina; genesi Faville del Maglio.

L'estetica del movimento: svaghi sportivi e debiti francesi.

 

La mia guerra (1915-1921)

La vita leggera: Ultimi mesi a Parigi, descrizione della città in guerra attraverso articoli e memorie; le Faville del maglio; filo-interventismo.

Il battesimo del Fuoco: ricostruzione del sentimento bellico dannunziano attraverso il carteggio con Luigi Albertini.

Le tenebre musicali: imprese di guerra e Notturno.

Il baleno delle truci immagini: imprese aeree.

Lo scoppio della pace: volo su Vienna.

O Fiume o morte: la 'vittoria mutilata' attraverso discorsi, articoli e lettere; organizzazione della marcia su Fiume analizzata sia dal lato ufficiale e documentaristico che da quello intimistico.

La città di Vita: Conquista di Fiume; convivenza con Luisa Baccara.

La carta del Carnaro: descrizione della Carta del Carnaro e caduta di Fiume.

 

La cittadella del principe (1921-1938):

Il Palladio del Garda: d'Annunzio si rinchiude al Vittoriale e non riesce a contrastare Benito Mussolini; lettere e articoli di quei mesi.

Il Vittoriale degli Italiani: restrutturazione del Vittoriale.

Parole e pietre: lo stile dell'ultima dimora dannunziana.

La donna è una scienza: relazioni al Vittoriale attraverso memorie; rapporto con la Baccara nell'epistolario.

L'ultima creazione: dibattito col Duce sull'alleanza italo-tedesca; la morte di d'Annunzio.

 

Contenuti:

Biografia scientifica, che documenta in modo puntuale gli eventi, sfatando leggende e pettegolezzi, facendo ricorso alle opere e agli scritti giornalistici di d'Annunzio, a numerosi carteggi, a diari e documenti privati e alle precedenti biografie. L'autrice si è servita di un'ingente quantità di documenti, custoditi soprattutto presso la Biblioteca Nazionale di Roma e presso gli archivi del Vittoriale; si pensi alla Collezione Gentili (40.000 carte prevalentemente inedite, fatte acquistare dal Ministero per i Beni Culturali nel 1997), alla Collezione Gerra e Guabello, ai carteggi con Francesco Paolo d'Annunzio, Sarah Bernhardt, Pascal Getzel, Antonio Gargano, Benigno Palmerio, Ester Pizzuti, Eleonora Duse, Annibale Tenneroni, Giuseppina Mancini, Luisa Casati Stampa, Olga Levi Brunner, Luisa e Jolanda Baccara, Amélie Mazoyer, Letizia de Felici, Luigi Albertini, Emilio e Giuseppe Treves, Arnoldo Mondadori, gli Agnelli, ecc. che completano talvolta alcune già note raccolte epistolari grazie a importanti inediti. Fra questi, interessanti sono soprattutto un manipolo di lettere del carteggio con Barbara Leoni, un centinaio di quello con Michetti e quasi trecento dello scambio epistolare con Pasquale Masciantonio. Pregevole aspetto di questa biografia risiede nell'imparzialità dell'autrice verso l'uomo d'Annunzio, i suoi comportamenti, il suo valore letterario e politico. L'Andreoli, infatti, si astiene dal censurare particolari scabrosi e scandalistici e, diversamente dai biografi precedenti, lascia sempre il giudizio al lettore. La studiosa riesce ad articolare, con completezza e attendibilità, la figura del dandy, del poeta e del patriota in maniera innovativa, sia rispetto alla idealizzazione dell'autobiografismo dannunziano e delle prime ricostruzioni biografiche, sia rispetto alle più recenti biografie, colpevoli di aver privilegiato la veste ufficiale dell'autore. La biografia dell'Andreoli si distingue dalle precedenti per l'uso sapiente dei documenti e delle testimonianze private, accuratamente selezionate con l'intento di restituire un profilo storico dell'autore che attraversi sincronicamente il personaggio pubblico e l'uomo privato, analizzando la complementarità delle relazioni volontarie e preterintenzionali. L'Andreoli non rinuncia a collocare d'Annunzio nella cultura dell'epoca, esaminando le relazioni storiche, letterarie, critiche e sociologiche, ma riesce a individuare l'equilibrio effettivo fra vita, cultura e letteratura concentrandosi sull'uomo. Le suggestioni culturali del Poeta, dopo esser state osservate nell'orizzonte dei rapporti intellettuali e sociologici, sono ricondotte ai giudizi e alle opinioni da lui espresse in privato, con l'intento di individuare l'opinione che l'autore ebbe degli eventi contemporanei, delle opere proprie e altrui. Per quanto riguarda la produzione letteraria, l'analisi dell'opera dannunziana, condotta con profondità e precisione sulla base delle letture, delle frequentazioni, delle suggestioni e delle fonti, viene costantemente riallacciata alla psicologia e all'intimità di d'Annunzio, eludendo il rischio di una contaminazione dell'indagine biografica con informazioni più pertinenti al settore critico. Per questo la biografa tiene presenti le stesure manoscritte, osservando, oltre all'andamento compositivo, il trapasso degli eventi dalla vita al testo.



PAPALIA MARIOLINO, Bilbliografia dannunziana completa (1879-1999), Melegnano, Montedit, 2001

 Quarta di copertina:

Questa mia nuovissima bibliografia dannunziana, che oggi ho l'onore di presentare al numeroso pubblico dannunziano, copre un arco di tempo che va, per quanto riguarda gli scritti di Gabriele d'Annunzio, dall'anno 1879, anno della sua prima pubblicazione, al 1970 per i postumi. Invece, per quanto riguarda la bibliografia su Gabriele d'Annunzio, questa copre quasi cento anni cioè dall'anno 1900 all'anno 1999. Nelle descrizioni ho cercato di essere il più preciso possibile. Per ogni edizione dannunziana ho descritto:

l'autore, il titolo, la casa editrice, il formato, il luogo, l'anno di edizione, il prezzo di vendita, la tiratura, le specializzazioni.

Quando le mie ricerche me lo hanno permesso, per la bibliografia dannunziana, è stato anche indicato:

il formato, le pagine, l'eventuale tiratura ed il prezzo di vendita.

Per quanto riguarda gli scritti su Gabriele d'Annunzio, essendo questa una prima edizione, comprende soltanto circa 850 testi.



MORETTI VITO, D'Annunzio pubblico e privato, Venezia, Marsilio, 2001, 184 pp.

 Quarta di copertina:

La ventura complessa di D'Annunzio si articolò sul progetto d'una esistenza 'inimitabile', indirizzata alla costruzione d'un protagonismo in cui la realtà privata e quella pubblica si sovrapposero per dar luogo ai turgori dell'esteta e alla più ardua sintonia fra vita e opera, fra volontà e scrittura e fra passioni e pensiero. Questo libro, avvalendosi di carteggi rari o inediti e di fonti aggiornate, tenta di delineare una fisionomia non dispersiva né circoscritta di D'Annunzio e di chiarire la relazione che egli instaurò fra quello che volle essere e ciò che realmente fu. Il progetto di "una esistenza inimitabile" portò D'Annunzio alla sovrapposizione fra vita privata e pubblica, fra forme di esistenza e spazi di scrittura: un protagonismo che conquistò lo stesso mondo borghese e che indusse la società del tempo ad assimilare il linguaggio dei miti e la retorica delle passioni decadenti in uno scenario di cultura proteso alle più ambiziose aperture e alle più inquietanti riformulazioni dell'identità nazionale. Risulta pertanto impossibile separare l'opera testuale dal personaggio e dal gioco di attese che seppe instaurare con il suo pubblico. Questo libro dà conto di tale intreccio e delinea la fisionomia del poeta grazie alle sue espressioni più intime e private per arrivare alle ragioni genetiche dei suoi testi e chiarirne il significato, le qualità specifiche, i modelli di riferimento e l'incidenza.



 

MAZZA ATTILIO, D'Annunzio sciamano, Milano, Bietti, 2001, 260 pp.

 Premessa dell'autore :

Nell'introduzione al primo volume di Arcana Mundi, Georg Luck, già docente di letterature classiche in varie università americane, osserva che il termine «sciamano ha una sua utilità perché è più neutro rispetto a mago o taumaturgo (artefice di miracoli). Gli antropologi, gli esperti di folclore e di religioni comparate hanno studiato a lungo il fenomeno dello sciamanismo, ma è stato E. R. Dodds a introdurlo nella storia della cultura greca. Come egli scrive, lo sciamano è una "'persona psichicamente instabile", che è stata chiamata ad una vita religiosa (o filosofica), che si sottopone ad una vita ascetica (digiuno, lunghi periodi di preghiera in solitudine) e che acquista poteri sovrannaturali e, talvolta, la capacità di scrivere poesia, fatto, quest'ultimo, che è realmente un potere (o almeno lo era per gli antichi). Lo sciamano può guarire gli ammalati, capire il linguaggio degli animali, essere in posti diversi nello stesso momento e così via». L'ipotesi che Gabriele d'Annunzio possedesse alcuni di questi poteri e che fosse uno sciamano merita di essere approfondita lasciando agli studiosi e ai lettori ogni conclusione.

Attilio Mazza

Recensione di Gabrieledannunzio.net:

Attilio Mazza, scrittore e giornalista, anche sindaco di Gardone Riviera, ha dedicato molte pagine alla cittadina del Vittoriale sia dal punto di vista storico che turistico. Sue sono le principali guide alla dimora dannunziana: D'Annunzio e il Vittoriale: guida alla casa del poeta, Gardone Riviera, Edizioni del Vittoriale, 1985; D'Annunzio et le Vittoriale: guide de la maison du poete, traduit de l'italien par Jeanne Heaulme, Gardone Riviera, Editions du Vittoriale, 1987; Cargnacco prima di D'Annunzio, Brescia, Ecoedizioni, 1985; D'Annunzio grande ospite al Vittoriale, Bergamo, Burgo, 1988; Vittoriale: casa del sogno di Gabriele d'Annunzio, Brescia, Edizioni del puntografico, 1988. Fra gli altri studi dannunziani compaiono L' harem di d'Annunzio, Milano, Mondadori, 1995; D'Annunzio e l'occulto con un saggio astrologico di Sirio, Roma, Edizioni mediterranee, 1995; Gabriele re dei Pinchi: l'umorismo dannunziano, Montichiari, Zanetti, 2000.

Dannunzio sciamano intende illustrare «inusuali poteri, stanze destinate a pratiche esoteriche, nascoste cerimonie iniziatiche» che avrebbero caratterizzato l'universo dannunziano negli anni del Vittoriale. Prendendo le mosse dallo studio di MIRCEA ELIADE, Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Roma, Edizioni Mediterranee, 1974, Mazza intravvede segni di sciamanismo nelle componenti magico-esoteriche dell'estetica simbolista e panistica che contrassegnano la produzione dannunziana, senza considerarne l'origine culturale rispettivamente francese e schopenhaueriana. Non è infatti lecito desumere che le suggestioni esoteriche, così frequenti nella cultura francese ed Europea da Hugo a Nerval, Nodier, Baudelaire, Mallarmé, Rimbaud, Wagner fino a d'Annunzio, fossero accompagnate da un'effettiva adesione spirituale e religiosa. Analogamente, le 'patologie psichiche' del Poeta, primo fra tutti l'esasperato erotismo quale strumento di evasione ed ispirazione, non è elemento sufficiente per rilevare componenti sciamaniche nella personalità dannunziana. Infine, inadeguatamente comprovate dai documenti sono le doti profetiche, ipnotiche e taumaturgiche che Mazza attribuisce a d'Annunzio, così come il significato esoterico di alcune stanze del Vittoriale destinate a rituali magici. Alternativamente, dai testi citati si evince la propensione del Poeta ad un esotismo mistico, propinquo per molti versi allo sciamanesimo, ma inconsapevole di una paranormalità diversa dall'autocelebrazione.

Enrico Albertelli

Risposta di Attilio Mazza alla recensione

I giudizi relativi alla mia ultima ricerca intitolata D’Annunzio sciamano pubblicata da Bietti costituiscono una verifica interessante. Tuttavia mi sembra di poter affermare che alcune osservazioni sopra riportate sono fragili. I riferimenti alle correnti di pensiero francesi e schopenhauriane, ad esempio, non sono pertinenti. Gli eventuali poteri di cui una persona gode sono a prescindere dalle temperie culturali o dalle eventuali adesioni a correnti di pensiero! Si tratta certo di un tema complesso che non mi sembra il caso di approfondire in questa sede. Ritengo poi parziale l'affermazione: "inadeguatamente comprovate dai documenti sono le doti profetiche, ipnotiche e taumaturgiche che Mazza attribuisce a d’Annunzio, così come il significato esoterico di alcune stanze del Vittoriale destinate a rituali magici". Il lettore del libro noterà, al contrario, che tutto è rigorosamente documentato, anche se le diverse interpretazioni sono più che legittime. Inoltre la maggior parte dei documenti citati non erano indirizzati al pubblico (quindi non gravati dal sospetto di protagonismo) ma assolutamente privati, addirittura appunti scritti da d'Annunzio per se stesso, il quale ha pure affermato il significato esoterico di alcune stanze. I suoi particolari poteri sono stati poi testimoniati da numerose persone, da Tom Antongini ad alcuni amici francesi fra cui Philippe Jullian, ma soprattutto da alcune donne che non caddero nella rete tesa dal grande seduttore quali la celebre danzatrice Isadora Duncan e la scrittrice Sibilla Aleramo e addirittura dal medico personale del poeta nel periodo del Vittoriale, dott. Antonio Duse. Lo stimolo alla ricerca è nato proprio da quanto scrive Albertelli e cioè che "dai testi citati si evince la propensione del Poeta ad un esotismo mistico, propinqui per molti versi allo sciamanismo". A conclusione del volume D’Annunzio sciamano si legge, inoltre: "D’Annunzio poeta superuomo, costantemente in primo piano nella scena letteraria, in guerra e nella vita mondana, protagonista di vicende eroiche ed erotiche, finì dunque per negare, con l’atteggiamento da primo attore, la propria sensitività e la propria stessa concezione più alta, pur essendone attratto, in un perenne e ambiguo gioco". Anche le doti paranormali del poeta sembrano dunque destinate a rimanere un enigma, come egli stesso scrisse, e come citato nel volume: "Chi mai, oggi e nei secoli, potrà indovinare quel che di me ho io voluto nascondere?". E ancora: "Certo io non vorrò mai raccontare quel che so e che voi ignorate né conoscerete mai. Io ve lo dico senza rancore e senza orgoglio, pacatamente: mai". "Io ho in me la mia verità, e la mia verità è incomunicabile". "Io non voglio parlare del mio enigma, né del mio segreto". "Il mio mondo è un’azione mutua tra gli iddii e me".

Attilio Mazza



MARTINELLI VITTORIO, La guerra di D'Annunzio. Da poeta e dandy a eroe di guerra e 'Comandante', Udine, Gaspari, 2001

 Quarta di copertina:

Se nel 1915 qualcuno avesse ipotizzto che il grande poeta e dandy italiano sarebbe diventato un eroe di guerra, non sarebbe stato preso in considerazione da nessuno. Che un famoso quanto raffinato poeta e scrittore vissuto al centro della belle époque, un intellettuale conteso dai salutti della Ville lumière, decida a cinquantadue anni di diventare soldato, compia audaci azioni areonautiche e navali - come penetrare di notte in un munitissimo porto nemico -, diventi il simbolo dell'irredentismo e venga eletto "generale", comandante trascinatore di un esercito, è un evento non riscontrabile nella storia di altre nazioni.

Del d'Annunzio tombeur des femmes esistono varie documentazioni, ma del poeta che vive il cameratismo e l'amicizia forgiata nell'azione rischiosa non esistono altrettanti libri. Eppure un poeta che trascini un esercito con l'esempio di azioni temerarie non è personaggio da confinare in comuni etichette ideologiche. Viene infatti da pensare che se "il grande romanzo italiano" è un romanzo non scritto, la vita romantica avventurosa tormentata e visionaria di Gabriele d'Annunzio è il grande romanzo italiano.

L'eccezionalità della vicenda di questo intellettuale italiano in guerra rende questo libro prezioso in quanto è la prima volta che vengono sistematicamente ricostruiti gli avvenimenti, ma soprattutto è prezioso per ricostruire un personaggio che più di ogni altro influenzò la cultura e la storia d'Italia, e che dimostrò un onestà intellettuale con la sua rara coerenza di rischiare in prima persona per quei principi, certamente oggi non condivisibili, di cui si era fatto paladino, coerenza che giganteggia nella storia culturale italiana.

Nell’ambito degli studi dannunziani, il recente convegno Le molte vite dell'Imaginifico, Pescara 9-10 novembre 2001, e la fioritura di iniziative editoriali concernenti l’esistenza del Poeta testimoniano l’urgenza di un approfondimento biografico di cui l'esperienza bellica fu elemento determinante. Negli ultimi anni, l’argomento, già sondato dal convegno D'Annunzio e la guerra, Gardone Riviera 17-19 novembre 1994, è stato approfondito, in Italia e all’estero, dagli autorevoli contributi di Arturo Spinosa, Elena Ledda, Francesco Perfetti, John Woodhouse, Alfredo Bonadeo, ecc. In tale contesto si colloca il volume di Vittorio Martinelli, già autore di diverse monografie dedicate alle guerre mondiali, in qualità presidente della Fondazione Alpina Bresciana di studi storico-militari. La guerra di d'Annunzio non è tanto una biografia del poeta-soldato, quanto la ricostruzione dell'esperienza bellica dannunziana negli anni 1914-18. Lo studio di Martinelli, infatti, vuole recuperare la realtà storica in cui il Poeta operò per valutarne meriti, responsabilità e negligenze, a prescindere dalle narrazioni encomiastiche o demitizzanti della precedente letteratura. Dal punto di vista formale, inoltre, l'avvincente esposizione narrativa non ostacola una rigorosa ricostruzione, operata consultando e raffrontando molteplici fonti. In particolare, Martinelli si è servito di documenti ufficiali e testimonianze coeve, dei precedenti studi storici, biografici e critici, nonché dei Taccuini dannunziani, analizzati con la consapevolezza del loro intrinseco scopo letterario. In questo modo, il volume dischiude verità finora inedite attraverso l’individuazione di errori, difformità e incongruenze nella precedente storiografia. Così l’autore rivela l'infondatezza della leggendaria taglia posta sul Poeta dagli austriaci; la fama di iettatore che d'Annunzio vantava fra i camerati; la sua responsabilità nello sconsiderato tentativo di conquistare Quota 28 sul Timavo; i retroscena del 'trionfale insuccesso' di Buccari, glorificato dall’opinione pubblica, ma fallimentare sul piano militare. Molte pagine, inoltre, sono dedicate alla ricostruzione storica e iconografica del volo su Vienna, dalla genesi dell’impresa alla sua travagliata realizzazione. Infine, oltre all’analisi tecnica dei velivoli.

dannunziani, fra i documenti d’appendice va segnalato il progetto di perfezionamento dell’aviazione sabauda, Dell'uso delle squadriglie da bombardamento nelle prossime operazioni, che d’Annunzio propose a Cadorna nel 1917. Le ultime pagine del volume sono dedicate alla valutazione del ruolo politico e militare di Gabriele d'Annunzio nel corso del conflitto. Martinelli riconosce l'entità e l'efficacia della sua azione di propaganda sia nella fase interventistica che durante i combattimenti. Pari valore viene conferito alle imprese aviatorie, che valorizzarono in modo determinante l’Aeronautica italiana. Non altrettanto può dirsi del d'Annunzio fante e marinaio, la cui presenza al fronte, per quanto permeata di coraggio e sacrificio, sembrerebbe prevalentemente simbolica. L'autore, dunque, sottolinea l'esemplare coerenza dannunziana, pur riconoscendo l'anacronismo degli ideali patriottici del Poeta, nonché l'anelito alla gloria e al rischio quale movente decisivo per le proprie imprese. D’Annunzio, infatti, adempì come soldato agli stessi imperativi che aveva perorato nella propria letteratura, con una coesione fra arte e azione piuttosto rara nel rivoltoso contesto della Grande Guerra.




GIBELLINI PIETRO, Le ebbrezze del Vate, in Il calamaio di Dioniso. Il vino nella letteratura italiana, Milano, Garzanti, 2001

 Contenuti:

Il libro ha una ricognizione sistematica sul vino nella letteratura italiana. Lungo il sentiero bacchico, Pietro Gibellini incontra i maggiori scrittori, dal Settecento a d'Annunzio, cogliendo così la natura ambigua del vino: ora nettare divino ora liquore satanico, in grado di consolare dal dolore e dalle angosce del mondo ma anche di scatenare torbide passioni, capace di offrire scorciatoie tanto per fuggire dal mondo quanto per godere appieno la vita. Intorno a loro, per analogia e per contrasto, libertini e librettisti, don Zanella e gli anarchici, gli illuministi e gli scapigliati.