lunedì 21 settembre 2020

Dal "Notturno"

 


Ho messo la bocca nella pienezza della morte. Il mio dolore s'è saziato nella bara come in una mangiatoia. Non ho poi potuto sopportare altro nutrimento. Rivivo i giorni funebri, ora per ora, attimo per attimo I giorni d'angoscia, le notti di veglia ritornano. Il passato è presente, con tutti i suoi aspetti, con tutte le sue vicende.

Risoffro il mio dolore, ripiango il mio pianto Tutto l'orrore funebre con tutti i suoi aspetti si rispecchia nella mia lucidità implacabile.
E talvolta vedo me stesso com'egli avrebbe potuto vedermi dalla sua bara. Sono talvolta il cadavere e colui che lo contempla.
 O liberazione, liberazione, a te consacro queste mie bende intrise di sangue impoverito e di lacrime fredde, a te consacro questa mia pupilla che più non vede né veder vuole se non la cupa che in me suscito aurora.

"Il Novilunio"

 Novilunio di settembre!

Nell'aria lontana
il viso della creatura
celeste che ha nome
Luna, trasparente come
la medusa marina,
come la brina nell'alba,
labile come
la neve su l'acqua,
la schiuma su la sabbia,
pallido come
il piacere
su l'origliere,
pallido s'inclina
e smuore e langue
con una collana
sotto il mento sì chiara
che l'oscura;
silenzioso viso esangue
della creatura
celeste che ha nome Luna,
cui sotto il mento s'incurva
una collana
sì chiara che l'offusca,
nell'aria lontana
ov'ebbe nome Diana
tra le ninfe eterne,
ov'ebbe nome Selene
dalle bianche braccia
quando amava quel pastore
giovinetto Endimione
che tra le bianche braccia
dormiva sempre.
Ma dice Ermione,
non lieta non triste:
"T'inganni. Quella ch'è sì chiara
è la falce
dell'Estate, è la falce
che l'Estate abbandona
morendo, è la falce
che falciò le ariste
e il papavero e il cìano
quando fiorìano
per la mia corona
vincendo in lume il cielo e il sangue;
ed è la faccia dell'Estate
quella che langue
nell'aria lontana, che muore
nella sua chiaritate
sopra le acque
tra il giorno senza fiamme
e la notte senza ombre "

Da "La sera fiesolana"

 Io ti dirò verso quali reami

d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne a l'ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s'incurvino come labbra che un divieto
chiuda, e perché la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire
e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l'anima le possa amare
d'amor più forte.
Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!

Dal "Poema Paradisiaco"

 Non pianger più. Torna il diletto figlio

a la tua casa. è stanco di mentire.
Vieni; usciamo. Tempo è di rifiorire.
Troppo sei bianca: il volto è quasi un giglio.

Vieni; usciamo. Il giardino abbandonato
serba ancora per noi qualche sentiero.
Ti dirò come sia dolce il mistero
che vela certe cose del passato.

Ancora qualche rosa è ne' rosai,
ancora qualche timida erba odora.
Ne l'abbandono il caro luogo ancora
sorriderà, se tu sorriderai.

Ti dirò come sia dolce il sorriso
di certe cose che l'oblio afflisse.
Che proveresti tu se ti fiorisse
la terra sotto i piedi, all'improvviso?


Settembre (di': l'anima tua m'ascolta?)
ha ne l'odore suo, nel suo pallore,
non so, quasi l'odore ed il pallore
di qualche primavera dissepolta.


"L'inconsapevole" (1883) (da "Intermezzo di rime")

 Come da la putredine le vite

nuove crescono in denso brulicame (1)
e strane piante balzano nutrite
da li umori corrotti d'un carname: (2)

sgorgano i grandi fior' quali ferite
fresche di sangue (3) con un giallo stame
e crisalidi (4) enormi seppellite
stanno tra le pelurie de'l fogliame (5):

così dentro il mio cuore una maligna
flora di versi gonfiasi (6); le foglie
vanno esalando un triste odore umano. (7)

Attratta da'l fulgor de la sanguigna
tinta la inconsapevole (8) ne coglie;
e il tossico (9) le morde acre la mano.


1) Come un fitto brulicame di vermi o insetti cresce da un corpo in putrefazione.
2) E piante mostruose crescono rapide, alimentate dai liquidi corrotti di un carname putrefatto. (nel testo del 1894: "Truci piante" e "Liquidi fermenti")
3) Spuntano grandi fiori rosso vivo, che sembrano ferite colanti ancora sangue fresco.
4) Lo stadio tra il bruco e la farfalla.
5) Le foglie di questa pianta descritta dal Poeta sono coperte di una fitta peluria. (nel testo del 1894: "Ne le rughe del carneo fogliame")
6) I versi ispirati dalla corruzione della sua vita proliferano rigogliosi come quella vegetazione malata che si alimenta della putredine.
7) è l'odore della decomposizione.
8) "La inconsapevole" è la fanciulla innocente, che legge versi di poesia, attratta dalla loro bellezza, senza sapere che le saranno velenosi, o ancora, una fanciulla che si avvicina a una pianta velenosa, ma di grande bellezza. Questa tematica si trova  anche nel "Digitale Purpurea" di Pascoli.
9) Veleno.


"Hortus Conclus" (Giardino chiuso)

 Giardini chiusi, appena intraveduti,

o contemplati a lungo pe' cancelli
che mai nessuna mano al viandante
smarrito aprì come in un sogno! Muti
giardini, cimiteri senza avelli, (1)
ove erra forse qualche spirto amante (2)
dietro l'ombre de' suoi beni perduti!

Splendon ne la memoria i paradisi
inaccessi (3) a cui l'anima inquieta
aspirò con un'ansia che fu viva
oltre l'ora, oltre l'ira fuggitiva,
oltre la luce de la sera estiva
dove i fiori effondean qualche segreta
virtù (4) da' lor feminei sorrisi (5),

e i bei penduli pomi tra la fronda
puri come la carne verginale
parean serbare ne la polpa bionda
sapori non terrestri a non mortale
bocca, e più bianche nel silenzio intente
le statue guardavan la profonda
pace e sognavano indicibilmente.

Quel mistero dal gesto d'una grande
statua solitaria in un giardino
silenzioso al vespero si spande!
Su i culmini (6) dei rigidi cipressi,
a cui le rose cingono ghirlande (7)
inargentasi (8) il cielo vespertino;
i fonti occulti (9) parlan sommessi; 

Biancheggiano ne l'ombra i curvi cori
di marmo, (10) ora deserti, ove s'aduna
il concilio degli ultimi poeti;
tenue su la messe alta dei fiori (11)
passa la falce de la nova Luna;
ne l'ombra i fonti parlan segreti; (12)
rare sgorgan (13) le stelle, ad una ad una;

un cigno con remeggio lento (14) fende
il lago pura immagine del cielo (15)
(desìo d'amori umani ancor l'accende? (16)
memoria è in lui del nuzial suo lito? (17)
e fluttua nel lene solco il velo (18)
de l'antica Tindaride (19), risplende
su l'acque il lume de l'antico mito.

Di sovrumani amori visioni
sorgono su da' vasti orti (20) recinti
che mai una divina a lo straniero
aprirà coronata di giacinti
per lui condurre in alti labirinti
di fiori verso il triplice mistero (21)
cantando inaudite sue canzoni.

Ma quegli (22),  folle (23) del profumo effuso
dal cor degli invisibili rosai,
chino a la soglia (24) come quando adora,
pieni d'un sogno non sognato mai.
Gli occhi mortali, giù per l'ombre esplora
nel profondo crepuscolo in confuso
il dominio silente (25) ch'egli ignora.

Così la prima volta io vi guardai
con questi occhi mortali, Voi, Signora, (26)
siete per me come un giardino chiuso.

1) Senza tombe.
2) Il fantasma di qualche innamorato.
3) Dove nessuno è mai entrato.
4) Misteriosa fragranza.
5) Dalle loro corolle simili a labbra di donne sorridenti.
6) Cime.
7) Che il tramonto sembra inghirlandare con i suoi rosei colori.
8) Si sbianca. 
9) Nascosti nel folto delle piante.
10) I sedili di marmo disposti in circolo.
11) Le stelle, che sono i fiori del firmamento.
12) Si confidano i loro segreti.
13) Le stelle sono le lacrime del cielo e quindi sgorgano; il riferimento è anche pascoliano ("X Agosto").
14) Muovendo lentamente le zampe.
15) Giove si trasformò in cigno.
16) Il cigno è ancora attratto da amori terrestri, come il cigno in cui si trasformò Giove per unirsi con Leda?
17) Delle sponde dell'Eurota, dove si consumarono le nozze tra il cigno e Leda.
18) La tenue striscia lasciata dal remeggio del cigno sull'acqua sembra un velo di donna fluttuante.
19) Elena, nata dall'amore del cigno e di Leda, qui chiamata Tindaride dal nome Tindaro, il legittimo sposo di Leda.
20) Giardini.
21) I tre gradi successivi dell'iniziazione misterica, necessari a introdurre lo straniero nell'inaccessibile "giardino" e nei suoi misteri.
22) Lo straniero.
23) Inebriato.
24) Sulla soglia che non può valicare.
25) Il regno silenzioso.
26) Maria Gravina.


"Vas spirituale" (Dimora dello Spirito Santo), 1886

 Siede una donna bianca (1) e taciturna

tenendo l'arpa da le molte chiavi (2)
su'l solio (3) ne la sacra ora notturna.

Angeli immensi reggon li architravi;
e fra simboli oscuri, (4) in su gli incisi
cuoi, regine con mitra (5) èsili (6) e gravi (7)
stanno cogliendo rossi fiordalisi.

Raggian (8) come pianeti i bronzei dischi (9)
su le porte di cedro (10) ; e ne li adorni
velari (11) i liofanti (12) e i liocorni (13)
mesconsi (14) a le giraffe e ai basilischi. (15)

Ella, rigida e pura entro la stola, (16)
pensa una verità teologale.
Chiari i segni de'l ciel zodiacale
a lei giran la chioma di viola. (17)

Li smeraldi e le piume de li uccelli (18)
brillano su'l suo largo vestimento
onde (19) le mani cariche di anelli (20)
si riposano lungo l'istrumento. (21)

E a piè (22) de'l solio (23) il vescovo latino
move in ritmo un turibolo (24) d'argento
ov'arde con la miraa il belzuino. (25)


1) Pallida.
2) Gli arnesi con cui si accorda l'arpa.
3) Sul trono.
4) Misteriosi.
5) Regine adorne di mitra. La mitra è il copricapo dei vescovi.
6) Fragili d'aspetto.
7) Dal portamento severo.
8) Brillano.
9) Piatti ornamentali di bronzo.
10) Legno duro e resistente, ricavata dal cedro del Libano.
11) Sui tendaggi ricamati.
12) Elefanti.
13) Unicorni.
14) Si mescolano.
15) Serpenti che uccidevano con lo sguardo.
16) La lunga veste matronale che arriva fino ai piedi; rende la donna una misteriosa sacerdotessa.
17) Un diadema con i segni dello Zodiaco le gira intorno ai capelli neri dai riflessi violacei. Il diadema è un riferimento a Flaubert e al suo "La tentazione di Sant'Antonio".
18) Un rimando a Flaubert.
19) Uscendo dal quale.
20) Un rimando a Flaubert.
21) Lo strumento.
22) Citazione di Lorrain.
23) Nella prima stampa, si trova "de'l letto".
24) Incensiere.
25) Incenso.