martedì 8 settembre 2020

La Leda senza cigno (1916)

 Il tentativo è quello di ricercare nuove esperienze di vita, come già avvenuto con le automobili e gli aeroplani in Forse che sì, forse che no. D'Annunzio si adegua con più coerenza, anche se la storia non ha una trama precisa, una donna gira di albergo in albergo con un oscuro amante che la domina, e con il fidanzato che lui le procurò, quasi lei debba pagargli un pegno. Questo amante procurato viene avvelenato dalla morfina, indotto a sottoscrivere una grossa assicurazione sulla vita in favore della fidanzata, è infine ucciso in una disgrazia. Nasce il sospetto del delitto, la donna è di nuovo prigioniera della scelta: denunciare ambedue oppure tacere, sicché il grosso macigno della colpa la travolge, e si suicida.

La prosa si concentra sulle descrizioni cupe della donna, contrapposte alla sua sgargiante bellezza, nella scena del canile tra i bianchi levreieri, la donna sembra rinnovare il mito della Leda tra i cigni.




Il Notturno (1916 poi 1921)

 Si tratta di un memoriale della Prima guerra mondiale, in cui d'Annunzio dà prova del suo stile, narrando in tre parti ("offerte") le sofferenze del conflitto. Il titolo allude all'incidente di d'Annunzio durante il volo su Vienna, quando fu ferito ad un occhio, battendo la tempia dentro l'aereo. Essendo costretto a letto, bendato, nella convalescenza, il poeta volle esprimere le sue sensazioni scrivendo alla cieca su lunghi fogli di carta. La scrittura è asciutta, piena di frasi brevi e spezzate, disposte a colonna, in un verticalismo lirico che ricorda la metrica di Giuseppe Ungaretti. Tra gli episodi più famosi descritti, vi è quello del rientro della salma, a Venezia, dell'aviatore Giuseppe Miraglia, amico intimo di d'Annunzio. Il poeta si sofferma a lungo per tutta la prima parte dell'opera su questa scena, descrivendo in maniera minuziosa il suo stato d'animo, mentre è seduto davanti al letto dove giace il corpo.



Le Faville del maglio (1911-1914, poi 1928)

 Scritti di prosa lirica usciti sulla Terza pagina de Il Corriere della Sera, in quattro serie, tra il 1911 e il 1914, furono redatte durante il soggiorno in Francia. L'autore li raccolse in due volumi, pubblicati dall'Editore Treves , raccolti definitivamente in due tomi: Il venturiero senza ventura e altri studii del vivere inimitabile nel 1924, dedicato a Eleonora Duse; il secondo, Il compagno dagli occhi senza cigli nel 1928, con lunghe parentesi rievocative della fanciullezza del poeta a Pescara e al Collegio Cicognini. Il titolo allude alla simultaneità dell'opera, costituita come uno scritto di intermezzo tra i grandi capolavori dannunziani del passato e quelli che devono sopraggiungere: le sue riflessioni, ricordi, confessioni sono come le "faville" sprizzanti dall'incudine battuto dal poeta fabbro (il maglio).

Tra gli scritti figura quello in cui D'Annunzio accoglie, dopo tanti anni, un vecchio compagno conosciuto al Liceo Cicognini di Prato. Il ragazzo, di nome Dario, è mostrato malato e febbricitante, mentre d'Annunzio si tratteggia in splendida forma, addirittura un giorno seduto seminudo sul tetto di casa, sfidando il temporale e la pioggia.



Contemplazione della morte (1912) e Vita di Cola di Rienzo (1913)

 Nella prima opera, il libro è preceduto da un messaggio a "Mario Pelosini da Pisa" ed è dedicato "Alla memoria di Giovanni Pascoli e di Adolphe Bermond", quest'ultimo il proprietario della villa di Saint-Dominique (a pochi chilometri da Arcachon) in cui D'Annunzio soggiornò tra il 1910 e il 1916. Il poeta, colpito dalla morte a brevissima distanza di questi due personaggi molto importanti per lui, seppure per motivi diversissimi, ne commemora la scomparsa. Il testo appartiene alla fase memorialistica della scrittura dannunziana iniziata con la pubblicazione delle Faville del Maglio da parte del Corriere della Sera grazie alle quali D'annunzio riuscì a mantenersi durante il soggiorno francese risolvendo almeno in parte il suo cronico bisogno di denaro. La Vita di Cola di Rienzo è parte di un ciclo incompiuto di autori antichi scelti dal poeta per essere celebrati. D'Annunzio narra l'esistenza del romano Cola di Rienzo, che seppe destreggiarsi in senato contro la tirannia del papato e dei baroni, venendo acclamato come un antico "tribuno della plebe".



Forse che sì forse che no (1910)

 L'ultimo romanzo dannunziano abbandona il tema dell'esteta decadente, per allacciarsi alla nuova corrente novecentesca del futurismo. D'Annunzio mescola il suo stile tipico alla nuova protagonista del secolo: l'automobile e l'aeroplano. Nella storia infatti il nobile Paolo Tarsis è innamorato di Isabella, con cui fa visita a Mantova al Palazzo Gonzaga, sede degli Estensi, famiglia ricca da cui discende lo stesso protagonista. Nel frattempo però Isabella è segretamente innamorata del fratello Aldo, e quando di scopre l'incesto, ella si uccide folle di dolore. Paolo deicide di suicidarsi compiendo un gesto folle: arrivare in aeroplano fino alla Sardegna. Contro il suo volere, Paolo riesce nell'impresa e involontariamente è acclamato come eroe.



Il fuoco (1900)

 Nel romanzo il protagonista Stelio Effrena si trova a Venezia con la sua amante Foscarina (Eleonora Duse), detta Perdita in segno di rapporto di padronanza con il suo innamorato. Stelio incontra vari amici intellettuali, e progetta la costruzione di un nuovo potere dell'intellettuale superomista nella Città del Silenzio, che ha a che fare con il teatro, un nuovo potente mezzo di comunicazione, scoperto da poco dal D'Annunzio nell'incontro con la Duse nel 1897. Perdita, sebbene in un primo momento gelosa dell'aura d'ombra che Stelio esercita su di lei, alla fine decide di concedersi totalmente al poeta, finché la comunione panica non passa il suo momento migliore, per una nuova vita. La storia si conclude con la scena del funerale monumentale di Richard Wagner, morto a Venezia, celebrato da Stelio sin dalle prima pagine del romanzo.



Le vergini delle rocce (1895)

 Il progetto di una nuova trilogia, quella del giglio, andò in fumo, e d'Annunzio scrisse solo il primo libro. Nel romanzo, ambientato intorno a Popoli (PE), roccaforte dei duchi Cantelmo, Claudio è uno degli ultimi superstiti dell'antica famiglia nobile. Egli tenta l'approccio con tre sorelle, figlie del principe Montaga, per garantire la continuazione di una stirpe superiore, ma la scelta resta sospesa e incerta. Il progetto di d'Annunzio era di tentare una nuova via del superuomo decadente, ossia quella di procreare una nuova stirpe, per dominare la massa ignorante della borghesia a Roma, legandosi al mito dei Sette Re.