martedì 8 settembre 2020

Le Faville del maglio (1911-1914, poi 1928)

 Scritti di prosa lirica usciti sulla Terza pagina de Il Corriere della Sera, in quattro serie, tra il 1911 e il 1914, furono redatte durante il soggiorno in Francia. L'autore li raccolse in due volumi, pubblicati dall'Editore Treves , raccolti definitivamente in due tomi: Il venturiero senza ventura e altri studii del vivere inimitabile nel 1924, dedicato a Eleonora Duse; il secondo, Il compagno dagli occhi senza cigli nel 1928, con lunghe parentesi rievocative della fanciullezza del poeta a Pescara e al Collegio Cicognini. Il titolo allude alla simultaneità dell'opera, costituita come uno scritto di intermezzo tra i grandi capolavori dannunziani del passato e quelli che devono sopraggiungere: le sue riflessioni, ricordi, confessioni sono come le "faville" sprizzanti dall'incudine battuto dal poeta fabbro (il maglio).

Tra gli scritti figura quello in cui D'Annunzio accoglie, dopo tanti anni, un vecchio compagno conosciuto al Liceo Cicognini di Prato. Il ragazzo, di nome Dario, è mostrato malato e febbricitante, mentre d'Annunzio si tratteggia in splendida forma, addirittura un giorno seduto seminudo sul tetto di casa, sfidando il temporale e la pioggia.



Contemplazione della morte (1912) e Vita di Cola di Rienzo (1913)

 Nella prima opera, il libro è preceduto da un messaggio a "Mario Pelosini da Pisa" ed è dedicato "Alla memoria di Giovanni Pascoli e di Adolphe Bermond", quest'ultimo il proprietario della villa di Saint-Dominique (a pochi chilometri da Arcachon) in cui D'Annunzio soggiornò tra il 1910 e il 1916. Il poeta, colpito dalla morte a brevissima distanza di questi due personaggi molto importanti per lui, seppure per motivi diversissimi, ne commemora la scomparsa. Il testo appartiene alla fase memorialistica della scrittura dannunziana iniziata con la pubblicazione delle Faville del Maglio da parte del Corriere della Sera grazie alle quali D'annunzio riuscì a mantenersi durante il soggiorno francese risolvendo almeno in parte il suo cronico bisogno di denaro. La Vita di Cola di Rienzo è parte di un ciclo incompiuto di autori antichi scelti dal poeta per essere celebrati. D'Annunzio narra l'esistenza del romano Cola di Rienzo, che seppe destreggiarsi in senato contro la tirannia del papato e dei baroni, venendo acclamato come un antico "tribuno della plebe".



Forse che sì forse che no (1910)

 L'ultimo romanzo dannunziano abbandona il tema dell'esteta decadente, per allacciarsi alla nuova corrente novecentesca del futurismo. D'Annunzio mescola il suo stile tipico alla nuova protagonista del secolo: l'automobile e l'aeroplano. Nella storia infatti il nobile Paolo Tarsis è innamorato di Isabella, con cui fa visita a Mantova al Palazzo Gonzaga, sede degli Estensi, famiglia ricca da cui discende lo stesso protagonista. Nel frattempo però Isabella è segretamente innamorata del fratello Aldo, e quando di scopre l'incesto, ella si uccide folle di dolore. Paolo deicide di suicidarsi compiendo un gesto folle: arrivare in aeroplano fino alla Sardegna. Contro il suo volere, Paolo riesce nell'impresa e involontariamente è acclamato come eroe.



Il fuoco (1900)

 Nel romanzo il protagonista Stelio Effrena si trova a Venezia con la sua amante Foscarina (Eleonora Duse), detta Perdita in segno di rapporto di padronanza con il suo innamorato. Stelio incontra vari amici intellettuali, e progetta la costruzione di un nuovo potere dell'intellettuale superomista nella Città del Silenzio, che ha a che fare con il teatro, un nuovo potente mezzo di comunicazione, scoperto da poco dal D'Annunzio nell'incontro con la Duse nel 1897. Perdita, sebbene in un primo momento gelosa dell'aura d'ombra che Stelio esercita su di lei, alla fine decide di concedersi totalmente al poeta, finché la comunione panica non passa il suo momento migliore, per una nuova vita. La storia si conclude con la scena del funerale monumentale di Richard Wagner, morto a Venezia, celebrato da Stelio sin dalle prima pagine del romanzo.



Le vergini delle rocce (1895)

 Il progetto di una nuova trilogia, quella del giglio, andò in fumo, e d'Annunzio scrisse solo il primo libro. Nel romanzo, ambientato intorno a Popoli (PE), roccaforte dei duchi Cantelmo, Claudio è uno degli ultimi superstiti dell'antica famiglia nobile. Egli tenta l'approccio con tre sorelle, figlie del principe Montaga, per garantire la continuazione di una stirpe superiore, ma la scelta resta sospesa e incerta. Il progetto di d'Annunzio era di tentare una nuova via del superuomo decadente, ossia quella di procreare una nuova stirpe, per dominare la massa ignorante della borghesia a Roma, legandosi al mito dei Sette Re.




La parentesi dostoevskiana di Giovanni Episcopo (1891)

 Il romanzo è un unicum nella prosa dannunziana, realizzato nel panorama di composizione della "Trilogia della Rosa", in quanto in quei tempi d'Annunzio, nel suo sperimentare stili diversi, si avvicinò all'evangelismo russo di Tolstoj e Dostoevskij. Da ciò nacque Giovanni Episcopo, purtroppo non accolto favorevolmente dalla critica, tantomeno dallo stesso autore. Giovanni è un povero diavolo, felicemente sposato, vittima del suo stesso carattere bonario, che conosce uno strano figuro di nome Giulio Wanzer, che si approfitta di lui, installandosi nella sua casa e corteggiandone la consorte. Nessuno riesce a capire come mai Giovanni non reagisca alle ingiustizie della vita, finché un giorno Giulio non è freddato da un colpo di pistola.


lunedì 7 settembre 2020

Le opere D'annunziane

 Gabriele d'Annunzio rivela una precoce passione per la letteratura tanto che, negli anni del Collegio Cicognini di Prato, pubblica a spese del padre , sotto il nome di Florio Bruzio, la sua prima raccolta poetica, Primo vere (1879), che suscita notevole risonanza e benevola attenzione da parte della critica letteraria dell'epoca. Nel 1880,presso la tipografia Niccolai di Pistoia, pubblica In memoriam, ventuno liriche dedicate alla nonna, Rita Lolli, deceduta l'anno prima, finanziate sempre dal padre. Dopo aver conseguito la licenza liceale, nel 1881 si trasferisce a Roma per frequentare l'università e per entrare nella società letteraria e mondana della neocapitale: collabora al “ Capitan Fracassa”, alla “Cronaca bizantina”, (dove nel 1882 conosce Carducci), al “Fanfulla della domenica”, alla “Tribuna” con testi poetici, narrativi, critici, polemici e con cronache di vita mondana che lo glorificano come arbitro di un mondo vario di donne, artisti, di raffinati di una società estetizzante.In questi anni romani, compone con vena prolifica i versi per “Canto Novo”(1882), per Intermezzo di rime (1883) e per Isotta Guttodàuro ed altre poesie (1886 poi rielaborati nelle raccolte L'Isotteo e La Chimera (1890). Pubblica novelle di ambiente abruzzese: Terra vergine (1882), Libro delle vergini (1884), San Pantaleone (1886), poi riunite sotto il titolo di Le novelle della Pescara (1902). Scrive il suo primo romanzo Il Piacere (1889), dove trova consacrazione lo spirito mondano ed estetizzante con cui egli vive nella Roma umbertina. Successivamente pubblica altri romanzi : nel 1891 Giovanni Episcopo, nel 1892 L'Innocente. E ancora nuove raccolte di poesie:nel 1890 Le elegie romane e nel 1893 Il Poema paradisiaco.

Il suo impegno nel genere del romanzo si rivela con la pubblicazione prima del Trionfo della morte (1894) e l'anno dopo (1895) con Le vergini delle rocce.

Nel 1897 d'Annunzio inizia un'ampia produzione teatrale destinata a segnare il gusto di un'epoca: Sogno di un mattino di primaveraSogno di un tramonto d'autunno (1898), La città morta (1898), La Gioconda (1899), Francesca da Rimini (1901), La figlia di Iorio (1904), L fiaccola sotto il moggio (1905), La Nave (1905-1907), Fedra (1908-1909).

Nel 1898 il Poeta si trasferisce a Settignano presso Firenze, nella villa La Capponcina, dove conduce una vita tra lussi,sfarzo e numerose relazioni sentimentali tra le quali la più famosa è quella con l'attrice Eleonora Duse, da lui descritta nel nuovo romanzo Il Fuoco (1900). Alla Capponcina porta a termine i primi tre libri delle Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi (MaiaElettra e Alcyone), pubblicati nel 1903. Nel 1910 torna al romanzo con la stesura del Forse che sì forse che no ma in quello stesso anno, nell'impossibilità di far fronte ai crediti contratti per la sua vita dispendiosa, si trasferisce in Francia prima a Parigi poi ad Arcachon sull'Atlantico: qui compone il quarto libro delle Laudi, Merope (1912), dedicato alla celebrazione della guerra di Libia, e si dedica alla composizione del “mistero” Le martyre di Saint Sébastien che viene rappresentato a Parigi nel 1911, musicato da Claude Debussy e interpretato dalla danzatrice Ida Rubinstein. Dal 1911 fino al 1914 pubblica in diciannove puntate sul quotidiano “Corriere della sera” una serie di prose unite dal titolo comune Le Faville del maglio, scritti autobiografici che raccolgono prose scritte in precedenza e rielaborazione di annotazioni dei suoi Taccuini.

Dopo la composizione della tragedia Parisina (1912), stende nei primi mesi del 1913 una commedia musicata da Ildebrando Pizzetti, La Pisanelle,ou la mort parfumée di nuovo interpretata da Ida Rubinstein e negli ultimi mesi dello stesso anno compone la tragedia Le chèvrefeuille.

Rientrato in Italia per l'imminenza dello scoppio del guerra, partecipa attivamente alla propaganda interventistica, poi a clamorose ed ardite azioni militari, ampiamente autocelebrate. In seguito ad un incidente aereo, rimane ferito ad un occhio e durante la degenza scrive il Notturno (1916), pubblicato successivamente nel 1921, e la La licenza alla Leda senza cigno. Alla fine della guerra , protagonista della protesta per la vittoria mutilata, marcia su Fiume e occupa la città dal 1919 al 1921, quando è costretto a ritirarsi per l'intervento dell'esercito italiano:per l'indipendenza di Fiume proclama la “Carta del Carnaro” o “Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume”.

Dopo il 1921, lasciata Fiume si ferma qualche giorno a Venezia, per istallarsi poi definitivamente a Cargnacco, nei pressi di Gardone Riviera nella villa che diventerà “Il Vittoriale degli Italiani”. In questi ultimi anni pubblica le sue più note “prose d'arte”: oltre al NotturnoLe faville del maglio (1924-1928); il Libro segreto (1935). Postumi sono usciti i Taccuini nel 1966.