mercoledì 26 agosto 2020

Le donne di Gabriele d'Annunzio

 Romaine Goddard Brooks

Nella primavera del 1910 la ricchissima pittrice americana Romaine Goddard, ormai separata dal marito inglese John Ellingham Brooks dopo essersi apertamente dichiarata lesbica, avviava un'intensa relazione con d'Annunzio, che aveva incontrato la prima volta nel 1909. I trasgressivi incontri con la pittrice bisessuale, che contemporaneamente era legata alla scrittrice Nathalie Clifford Barney e all'attrice Ida Rubistein, continuarono sporadicamente per anni. Durante i numerosi incontri parigini e veneziani, Romaine Brooks dipinse ben tre ritratti del Poeta.



Le donne di Gabriele d'Annunzio

 La pianista conobbe d'Annunzio in casa di Olga Levi Brunner il 18 aprile 1919 e ne fu sedotta nell'autunno dello stesso anno. La Baccara seguì d'Annunzio a Fiume e poi a Venezia, prima di insediarsi definitivamente al Vittoriale, dove convisse col Poeta fino alla morte, sopportandone con tolleranza le innumerevoli avventure erotiche. Si sospetta, tuttavia, che la celebre caduta dalla finestra del Vittoriale, che impedì al Comandante di incontrare Mussolini e Nitti nel 1922, fose causata da una spinta di Luisa mossa da gelosia per le troppe attenzioni che d'Annunzio rivolgeva alla sorella Jolanda Baccara.



Indice cronologico delle imprese dannunziane

1914

24 luglio: inizio delle ostilità

13 agosto: pubblica sul «Figaro» L'Ode pour la Résurrection latine, pregna di solidarietà verso la causa alleata.

30 settembre: dopo aver visitato il fronte francese a Soissons, d'Annunzio pubblica sul «Journal» un articolo interventista.


Il filo-intervenstimo dannunziano

1915

15 marzo: In compagnia di Ugo Ojetti, si reca sugli avamposti di Reims e invia le sue testimonianze al «Corriere della Sera» perorando la causa interventista

3 maggio: D'Annunzio lascia il suolo francese per tornare in Italia

5 maggioOrazione per la sagra dei Mille per l'inaugurazione del monumento garibaldino di Quarto, con cui inizia la serie di discorsi a favore della causa interventista del 'maggio radioso', poi raccolti in Per la più grande Italia

7 maggio: discorso agli esuli dalmati a Genova

12 maggio: orazione all'Hotel Regina di Roma

13 maggioArringa al popolo di Roma in tumulto

17 maggio: ultima orazione romana dalla ringhiera del Campidoglio

24 maggio: Alla dichiarazione di guerra italiana, d'Annunzio si arruola, benché dispensato per motivi di età. Il Poeta si trasferisce a Venezia, assegnato come tenete di complemento al quartier generale del Duca d'Aosta, comandante della Terza Armata

Luglio: missione aerea sull'Adriatico

21 luglio: discorso ai marinai scampati all'affondamento dell'incrociatore Amalfi

7-28 agosto: volo su Trieste

18-19 agosto: siluramento nel Golfo di Panzano

20 agosto: volo da Asiago a Trento

Ottobre: stanziatosi presso la Casetta Rossa sul Canal Grande, d'Annunzio prende parte a una serie di escursioni sul fronte e sul Carso


Il ferimento dell'aviatore d'Annunzio

1916

16 gennaio: durante un atterraggio di fortuna, mentre è in volo alla vota di Zara, d'Annunzio batte la tempia destra contro la mitragliatrice di prua perdendo per sempre l'uso dell'occhio destro

Gennaio-settembre: d'Annunzio trascorre a Venezia nove mesi in convalescenza, assistito dalla figlia Renata

Settembre: nonostante le perplessità dei medici, d'Annunzio torna al fronte, fregiato della sua prima medaglia d'argento

13 settembre: bombardamento aereo delle posizioni militari di Parenzo

10-12 ottobre: d'Annunzio si fa assegnare alla XLV divisione fanteria e partecipa all'attacco del Veliki e del Faito

Ottobre-novembre: VIII e IX battaglia dell'Isonzo; d'Annunzio merita la seconda medaglia d'argento e la promozione a capitano


Eia Eia Eia Alalà


1917

Gennaio-aprile: d'Annunzio riceve la Croix de guerre e rimane alcuni mesi in congedo

Aprile: d'Annunzio ottiene il comando della VIII Squadriglia da bombardamento del IV raggruppamento nel campo di aviazione della Comina. Viene insignito della terza medaglia d'agento

23 maggio: azione di bombardamento in appoggio all'avanzata della Terza Armata

25 maggio: bombardamento dell'alto Medeazza

28 maggio: d'Annunzio partecipa all'azione dei Lupi di Toscana per conquistare la Quota 28 al fianco del maggiore Randaccio, che cade fra le sue braccia in battaglia; in suo onore è l'orazione funebre La corona del fante

3-4 agosto: volo su Pola per bombardare le posizioni nemiche

8-9 agosto: all'urlo Eia Eia Eia Alalà!, d'Annunzio ripete il bombardamento di Pola e guadagna la promozione a maggiore

21-23 agosto: d'Annunzio partecipa all'offensiva aerea su Chiapovano, sulla Bainsizza e sul rovescio dell'Hermada. Ferito al polso, viene premiato con la quinta medaglia d'argento commutata nella croce di cavaliere dell'ordine militare di Savoia

4-5 ottobre: bombardamento delle Bocche di Cattaro che gli vale la prima medaglia di bronzo

24 ottobre: benché febbricitante, d'Annunzio pronuncia numerosi discorsi per rincuorare gli eserciti dopo la sconfitta di Caporetto


La Beffa di Buccari il volo su Vienna

1918

10-11 febbraio: d'Annunzio colpisce l'opinione pubblica con 'La Beffa di Buccari': il siluramento di un piroscafo austriaco nella baia di Buccari, a bordo di tre Mas, con una trentina di uomini guidati da Costanzo Ciano

Marzo: d'Annunzio assume il comando della I Squdriglia navale di siluranti aeree e partecipa con Ciano a nuove missioni navali

Maggio-Luglio: d'Annunzio forma la Squadra San Marco e partecipa ad azioni di attacco e ricognizione, come il bombardamento di Pola

2 agosto: primo tentativo di volo su Vienna

8 agosto: secondo tentativo di volo su Vienna

9 agosto: d'Annunzio raggiunge in volo Vienna, lanciando sulla capitale nemica 40.000 volantini con un suo testo italiano e altri 350.000 con un testo di Ojetti in lingua tedesca. In entrambi i messaggi è contenuta una provocatoria esortazione alla resa. L'impresa gli vale la medaglia d'oro, che viene commutata nella promozione a ufficiale dell'Ordine militare di Savoia

24 ottobre: inizia la grande offensiva lanciata dal generale Diaz che si concluderà con la la battaglia di Vittorio Vento. Durante le operazioni, d'Annunzio conduce la sua squadriglia tre volte sul nemico. Le ultime imprese gli valgono la promozione a tenente colonnello e la medaglia d'oro, consegnatagli personalmente dal Duca d'Aosta

Novembre: fine delle ostilità; d'Annunzio, nel corso della guerra viene decorato con sei medaglie d'argento, due d'oro, una di bronzo, la Croce di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia e tre promozioni per meriti di guerra.Tuttavia, solleva l'opinione pubblica contro le decisioni prese da Wilson e dagli Alleati alla Conferenza di Parigi, ribadendo l'italianità di Fiume e della Dalmazia


O Fiume o morte!

1919

14-15 gennaio: d'Annunzio pubblica sulla «Gazzetta di Venezia», sull'«Idea nazionale» e sul «Popolo d'Italia» una Lettera ai Dalmati pregna di ideali irredentisti

11 marzo: In onore della laurea conferitagli honoris causa dalla Sapienza di Roma, il Poeta rivolge una Lettera agli studenti dalmati sull'«Idea nazionale»

4 maggio: d'Annunzio pronuncia una violenta invettiva contro Wilson

6 maggio: orazione ai reduci dalla ringhiera del Campidoglio

12 maggio: discorso agli aviatori nel campo di Centocelle

26 maggio: L'«Idea nazionale» pubblica l'opuscolo L'italia alla colonna e la vittoria col bavaglio, discorso dannunziano che il governo impedì all'Augusteo il 24 maggio

28 maggio: orazione irredentista in Piazza delle Terme a Roma

9 giugno: attraverso l'articolo Pentecoste d'Italia, pubblicato sul «Popolo d'Italia», viene ribadita l'italianità di Fiume

23 giugno: d'Annunzio scrive per l'«Idea nazionale» Il comando passa al popolo

26 giugno: con un'altro intervento sull'«Idea nazionale», L'erma bifronte, d'Annunzio condanna il governo italiano

1 luglioDisobbedisco, nuovo articolo irredentista

9 luglio: L'ala d'Italia è liberata, discorso di Centocelle

11 settembre: d'Annunzio in divisa da tenente colonnello dei Lancieri di Novara, a bordo di una Fiat tipo 4, raggiunge a Ronchi un gruppo di ufficiali dell'esercito, decisi a liberare Fiume

12 settembre: alla testa di un esercito di 2000 uomini, d'Annunzio viene accolto a Fiume come liberatore, occupando la città in nome del Regno Italiano. La cittadinanza lo nominza governatore

13 settembre: il generale Pittaluga, aquartierato con le truppe alleate a Fiume, cede i poteri al Comandante. Incomincia la reggenza dannunziana di Fiume


Il Comandante nella Città di Vita

1920

8 settembre: Il Comandante approva il Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume ovvero Carta del Carnaro, radatta da Alceste De Ambris

12 novembre: Il Trattato di Rapallo decreta l'indipendenza di Fiume e occasiona l'ultimatum del generale Caviglia per lo sgombero dei legionari da Fiume

26 novembre: due giorni dopo la scadenza dell'ultimatum viene attaccato il palazzo del govenro di Fiume, dove il Comandante viene lievemente ferito

26 dicembre: Nel Messaggio agli Italiani, d'Annunzio dichiara e giustifica la resa dopo gli scontri del 'Natale di Sangue' fra legionari ed esercito regolare

28 dicembre: d'Annunzio rassegna le dimissioni dal Governo provvisiorio della Reggenza


D'Annunzio e Mussolini negli anni del regime


1921-38

1921

18 gennaio: d'Annunzio lascia Fiume dopo numerosi discorsi di commiato dai legionari

1922

Gennaio: d'Annunzio appoggia la Federazione Italiana dei Lavoratori del Mare del sindacalista Giuseppe Giulietti, che verrà fagocitata dal regime

27-28 maggio: d'Annunzio ospita Georgij Vasil'evic Cicerin, commissario sovietico agli affari esteri

3 agosto: discorso dal balcone di palazzo Marino a nazionalisti e fascisti

13 agosto: a causa di una misteriosa caduta dalla finestra sfuma l'incontro di d'Annunzio con Francesco Saverio Nitti e Benito Mussolini per la pacificazione nazionale

28 ottobre: d'Annunzio assiste incredulo alla marcia su Roma

2 novembre: Il Comandante pubblica sulla «Patria del popolo», organo dei legionari, il messaggio L'alto monito di Gabriele d'Annunzio alla giovinezza italiana

1924

Isolato e vigilato da Mussolini al Vittoriale, d'Annunzio riceve il titolo nobiliare di Principe di Montenevoso, e si fa donare la nave Puglia e il MAS di Buccari.

1933

9 ottobre: d'Annunzio scrive una lettera a Mussolini, avversando gli accordi che il Duce stringe con la Germania di Adolf Hitler

1934

12 luglio: dopo l'incontro fra Hitler e Mussolini a Venezia, d'Annunzio si affatica per l'interruzione dei rapporti italo-tedeschi sia per via epistolare che di persona; seguirà anche una Pasquinata dissacratoria contro il dittatore tedesco

1937

30 settembre: ultimo incontro con Mussolini: d'Annunzio raggiunge il Duce alla stazione di Verona, per dissuaderlo dall'alleanza con la Germania nazista




D'Annunzio e la Massoneria

 

" L'adesione di D'Annunzio alla Massoneria è piuttosto controversa dato che, sebbene non manchino i riferimenti del Poeta a simboli e ideali massonici, ed inoltre siano note le sue amicizie con massoni dichiarati, manca la prova certa della sua adesione formale. Certo non è priva di significato la scelta di D’Annunzio di denominare i suoi tre cicli di romanzi con simboli massonici quali il Giglio, la Rosa e soprattutto il Melograno.







Giselda Zucconi

 Elda, figlia di Tito Zucconi, docente di lingue straniere del Cicognini di Prato, è la prima grande passione del Poeta ai tempi del collegio, dopo gli amoretti precoci per Teodolinda Pomarici, Clemenza Coccolini, Gorella Gori e la rustica Sblendore. La relazione fra Grabriele e la Zucconi durò circa 4 anni, dal 1879 al 1883, interrotta dal matrimonio di d'Annunzio con Maria Harduin di Gallese. Nel 1881 Gabriele aveva chiesto alla madre il consenso per sposare Giselda, ribattezzata Lalla. Di questo amore, trasfigurato in Canto novo, rimane traccia anche nei carteggi: G. D'ANNUNZIO, Lettere a Giselda Zucconi, a cura di I. CIANI, Pescara, Centro nazionale di Studi dannunziani, 1985; Le prime lettere di d'Annunzio a Giselda Zucconi, «Rassegna dannunziana», (dicembre 1983) 4  






Gabriele D'Annunzio a Giselda Zucconi

 20 marzo 1882


È fatale che io debba vivere così, sempre in agitazione, in un'irrequietezza indescrivibile, assetato di desiderio, di mille desideri l'uno più strano ed alto dell'altro, dilaniato dall'amore, torturato dall'arte, pazzo sognatore che reco il cuore palpitante tra la folla impassibile, e cerco come per fatalità, in nuove cose tormenti nuovi, e vivo nel disordine, e lavoro con la stessa foga con cui tiro di spada, o poltrisco in torpori lunghi e spossanti, e languo nelle penombre lente dei salotti, e bevo avido l'aria vasta e la fulgida luce, prodigo, scialacquatore, temerario, generoso, affettuoso, innamorato di te, triste, gaio, da un'ora all'altra, indomabile e indomato. […]

La diciassettenne Giselda, ribattezzata Elda o Lalla dal poeta, è la maggiore delle cinque figlie del professore Tito Zucconi, ex garibaldino, insegnante di lingue e letterature straniere al Regio Convitto Cicognini di Prato.Il professore si era andato affezionando a quell’alunno precoce e geniale e già a Pasqua del 1881 lo aveva invitato nella sua villa per conoscere la famiglia. Giselda è seduta al pianoforte ed il giovane liceale si innamora perdutamente di quella “strana bimba da li occhioni erranti, misteriosi e fondi come il mare”.
Giselda sarà il suo primo vero amore e la sua prima musa letteraria.
D’Annunzio inizia dunque con Lalla una fittissima corrispondenza che comprende duecentotrentadue lettere scritte in poco più di un anno, oggi conservate al Vittoriale.
D’Annunzio la vuole assolutamente sposare, ma il padre del poeta si oppone data l’età acerba, diciannove anni, del figlio.
L’ultima lettera , il 23 gennaio 1883 si conclude così “Addio, mia buona, mia santa, mia bella bambina pallida e sofferente. Addio, addio, addio. Sono tanto stanco e convulso”.Lalla accettò supinamente la decisione dell’amante a cui resterà comunque silenziosamente devota. In seguito sposerà il pittore Umberto Gambassini; nel 1937, verrà ricoverata in una clinica per malati di mente dove morirà nel 1942. Nel 1883, lo stesso anno in cui si era conclusa la storia con Lalla, D’Annunzio, il 28 luglio, sposerà la duchessina Maria Altemps Hordouin di Gallese, figlia dei proprietari di palazzo Altemps a Roma, contro il parere dei genitori di lei.




mercoledì 5 agosto 2020

Motti Dannunziani

L’impresa di Fiume, i motti Dannunziani, le apparizioni pubbliche e il modo squillante, acuto e cristallino di arringare le folle rappresentano inconsapevolmente le prove generali degli strumenti propagandistici utilizzati per più di vent’anni dal regime.

Ognora desto

Motto che serviva a Poeta da sprone al suo lavoro letterario.Lo usò per i suoi ex libris accompagnato dall’immagine di un gallo che canta ritto su una pila di libri.

Io ho quello che ho donato

Inciso sul frontone all’ingresso del Vittoriale,e’questo il più celebre dei motti dannunziani.Alla affermazione apparentemente paradossale,usata dal poeta fino agli ultimi anni della sua vita,e legata l’idea della generosità e della munificenza a cui il Poeta si ispirò sopratutto negli ultimi anni trascorsi al Vittoriale. Racchiuso in un tondo recante la figura di una cornucopia,simbolo dell’abbondanza,o impresso al centro di due cornucopie,il motto si trova impresso sui sigilli,sulla carta da lettere e su tutte le opere di Gabriele d’Annunzio pubblicate dall’Istituto Nazionale e dall’Oleandro. Il Poeta affermò di aver trovato la frase incisa su una pietra di focolare appartenente a un camino del Quattrocento.In realtà è la traduzione di un emistichio del poeta latino Rabirio,contemporaneo di Augusto,citato da Seneca nel VI libro del De beneficiis:”Hoc habeo quadcumque dedi”.La frase e’ riportata in un trattato seicentesco dell’Abate Giovanni Ferro come motto di un cavaliere spagnolo del Cinquecento.

Piegandomi lego

Motto impresso sulla carta da lettere e sugli ex libris con l’immagine di un salice pingente che si piega legandosi ad un altro albero.Non è escluso che si “piega” alla volontà di Mussolini che lo vuole lontano dalla vita politica della nazione.

Suis viibus pollens possente di sua propria forza

Una delle frasi predilette dal d’Annunzio che la fece incidere sui sigilli dorati con cui chiudeva le buste e sugli oggetti che usava donare agli amici:gemelli e portasigarette d’argento.E’ inscritta in un tondo recantee l’immagine di un elefantee con la proboscite in alto.

Vivere ardendo e non bruciarsi mai

Parafrasi di un verso di Gaspara Stampa:” Vivere ardendo e non sentire il male”.Il motto fu adottato da d’Annunzio anche in guerra durante l’impresa di Fiume.

Resto dentro di me

La frase latina è legata alla immagine della tartaruga che resta nel suo guscio.D’Annnunzio la fece incidere su una placca che inviò a Mussolini ne ’35.Il Poeta era solito regalare agli amici piccole tartarughe d’argento che usava come “talismani”.

Cosa fatta capo ha

Celebre frase dantesca usata da d’Annunzio per sancire la sua impresa divenuta dopo pochi giorni gia’ leggendaria.Per i Poeta la parola “capo” ha il doppio significato di “principio” e di “comandante”. D’Annunzio fece disegnare per il motto,da Adolfo De Carolis,la figura di un nodo tagliato da un pugnale:rappresenta il nodo scorsoio che il presidente Wilson aveva messo intorno alla gola dell’Italia,stabilendo le umilianti condizioni di pace. Il motto fu gridato dal Comandante il 12 settembre 1920 nell’annunciare che avrebbe inviato al Senato americano la nuova delibera del Consiglio di Fiume contro il Patto di Londra.

Indeficienter

Si trova sullo stemma che Leopoldo I concesse aal città di Fiume nel 1659,sotto un’urna che versaacqua perenne,sovrastata da un’aquila ad ali spiegate.Secondo la leggenda l’acqua di Fiume serviva a guarire tutti i mali.”L’Urna inesausta” del vecchio stemma fu ripresa da d’Annunzio come simbolo della città occupata dai legionari e impressa sui francobolli della “Reggenza del Carnaro”.

Hic manebimus optime Non ducor, duco

Non sono guidato,guido Motto dei ligionari fiumani.E’ scritto in un cartiglio posto alla base di una ghirlanda di rami di quercia.Al centro campeggia un braccio si un guerriero che impugna la lancia.

Me ne frego

Il motto è ricamato in oro al centro del gagliardetto azzurro dei legionari fiumani.Un motto “crudo”, come lo definì il Poeta,tratto dal dialetto romanesco, ma a Fiume -disse il Comandante – “la mia gente non ha paura di nulla nemmeno delle parole”.Il motto appare per la prima volta nei manifesti lanciati dagli aviatori della Squadra del Carnaro su Trieste.

A ferro freddo

Grido di battaglia ,lanciato da d’Annunzio contro Francesco Misiano,deputato al Parlamento,che avversava la causa di Fiume e che tentò di entrare nella “Città di Vita” per sobillare la popolazione contro il Comandante.D’Annunzio incitò i suoi legionari a dare la caccia al “traditore” e a infliggergli il castigo immediato, “a ferro freddo”.

A noi !

Risposta alla enfatiche domande poste ai legionari durante la Festa di San Sebastiano,il 20 genneio 1920: “A chi la forza?” “A noi.” “A chi la fedeltà?” “A noi.” “A chi la vittoria?” “A noi.” Ma alla fine di quello stesso anno la domanda ai fedeli legionari cambiava: dopo il “Natale di sangue” era svanito ogni entusiasmo , non c’erano che morti e feriti in una città “assassinata” sulla quale il Comandantee non può che gettare un alalà funebre.E conclude: “A chi l’ignoto?” “A noi.”