L'ultima prosa vera di D'Annunzio, dopo il Libro segreto, raccoglie gli scritti del poeta durante la spedizione italiana in Etiopia, cominciato dal messaggio in francese "Ai buoni Cavalieri di Francia e d'Italia", proseguito poi nel 1932 con la "Confessione dell'ingrato" (edizione 1932) e del "Sudore di sangue" in rinfaccio all'ingiustizia della "sorella latina" (la Francia) verso l'Italia. Nel libro appare l'Ode per la Resurrezione latina del 1914, compresa nel volume "Merope - Canti della guerra latina"; la prosa oratoria dannunziana si rinnova di ebbrezza lirica, si affaccia il rammarico del poeta di non poter combattere per la turpe vecchiaia.
L'altra operetta scritta in francese falso antico: Le dit su sord et muet qui fuit miraculé en l'an de grâce 1266, fu redatta dopo l'orazione "Ai buoni Cavalieri latini di Francia e d'Italia", raccolta nel volume Teno te Africa. L'opera sembra essere un plateale vanto del poeta di aver studiato filologia romanza negli anni universitari a Roma, la finzione erudita di esser egli stati in Francia con Brunetto Latini, e di sordomuto, di aver acquistato la favella francese, vedendo piangere il re Luigi nella Cappella Sacra. Da questo presupposto, parte la serie di avventure di questo giovane sordomuto miracolato con il riacquisto delle sue facoltà, nell'anno del Signore 1266, diviene guerriero di Guglielmo d'Orange, poi cavaliere errante e d'amore; pare che D'Annunzio volle riprendere in parte uno stile falsamente antico, come nella Vita di Cola Di Rienzo.