Primo epistolario pubblicato dopo la morte di D'Annunzio, raccoglie le lettere scritte dal poeta con la contessa Giuseppina Mancini, conosciuta nel 190, e amata nel 1907-1908; la donna era sposata, continuamente combattuta tra il desiderio d'amore, il senso di colpa, la malattia nervosa che la attanagliava. Le lettere furono utilizzate da D'Annunzio anche per il romanzo Forse che sì, forse che no (1910), nel volume sono raccolte in modo da rielaborare una "cronaca della disperazione", con parti che riguardano anche le diagnosi mediche per la nevrosi della contessa Giuseppina.
I volumi sono 4, contengono le corrispondenze dall'8 settembre al 5 ottobre 1908, in origine D'Annunzio voleva pubblicare il volume, scrivendo all'editore Treves. Nel 1913 D'Annunzio mostrò l'opera a Luigi Albertini direttore del "Corriere della Sera", ma non fu pubblicato perché mancava delle correzioni; nel 1915 il poeta lo dette a un tal Giusini, sicché l'autografo sparì, e riapparve nel 1939, un anno dopo la morte del Vate.