mercoledì 24 giugno 2020

Sopra un adagio

Tutto è silenzio, lùgubre infinito
silenzio, nel lontano
regno che regnerai. Simile a un nero
sepolcro è un trono vacuo, deserto
da tempo immemorabile, fatale:
ove già stette solitario assiso
un re onnipossente.
 
Riluceano il carbonchio e il crisolito
sul suo capo sovrano
mistici come gli astri; un gran pensiero
recingevano i cerchi del suo serto;
e più di quel fulgore siderale
risplendea quel pensiero nel suo viso
muto, indicibilmente.
 
Nel dominio attingea l’estremo lito
il gesto de la mano
sacra; levava i turbini un severo
cenno. Fioria la messe dal deserto,
rose fiorian da l’infecondo sale,
risorgeano le vampe, al suo sorriso,
da le ceneri spente.
 
E scomparve. Sta un lugubre infinito
silenzio sul lontano
regno che regnerai; ed un mistero
profondo, come in un sepolcro aperto,
troverai tu nel trono, o spiritale
regina di quel morto paradiso
che tace eternamente,
 
o vana luce di quel paradiso
morto ne la mia mente!