Achille è un eroe della mitologia greca, eroe leggendario della guerra di Troia e protagonista dell'Iliade.Il mito di Achille è tra i più ricchi e antichi della mitologia greca.Achille era un semidio, essendo figlio del mortale Peleo, re dei Mirmidoni di Ftia (regione nel sud-est della Tessaglia) e della nereide Teti e venne educato dal centauro Chirone.
Era stato reso invulnerabile dalla madre Teti, che da bambino lo aveva immerso nel sacro fiume Stige, trattenendolo per un tallone, che sarebbe diventato così l’unico punto vulnerabile del suo corpo.
Uccise in un duello Ettore e fu ucciso a sua volta da Paride, che lo colpì nel suo unico punto debole, il tallone. Secondo una tradizione, invece, ampiamente diffusa nel Medioevo dai romanzi che si ispiravano al ciclo troiano, ma risalente ad Ovidio, Achille, innamoratosi di Polissena, figlia di Priamo, fu attirato in un tranello ed ucciso.
Il noto grido di guerra Eja, Eja, Alalà fu suggerito da D’Annunzio il 9 agosto del 1917, nel campo della Comina, in Friuli, in sostituzione del “barbarico” Hip, hip, urrà, con il quale i compagni salutavano il poeta. Non piacque al vate, quell’Hip, che gli ricordava «l’urlo degli ukase e che è la benedizione del pontefice moscovita» e volle mutarlo – dopo che tutti i presenti si «mondarono la bocca dell’urrà col rovescio della mano» – con i riferimenti classici alla esclamazione latina eja e all’alalà, col quale Achille aizzava i cavalli: il guerriero greco, infatti, prima di lanciarsi contro Ettore, emise quel grido, come ricorda anche Pascoli nel verso «emise allora un alalà di guerra»; divenne presto d’uso comune tra i soldati e dopo la guerra fu ripreso dai fascisti.
L’esclamazione, in greco antico eia eia alalά, risulta composta dalla interiezione eia (éia = su-via-coraggio! ) , ripetuta due volte, e dalla parola onomatopeica alalά(alalà) formatasi dalla stessa radice del verbo alalάzw (alalàzo=levo un grido di guerra).
Antica Grecia
Alalà, (in greco: Αλαλά), è una divinità femminile della mitologia greca, personificazione del grido di battaglia degli opliti. Il suo nome deriva dal grecoΑλαλος, con il significato di "muta".
Figlia di Polemos, Alalà accompagnava in battaglia il dio della guerra Ares: secondo le tradizioni degli Antichi, il grido di battaglia del Dio greco consisteva infatti nel suo nome "Alale alala".
I soldati greci lo fecero quindi proprio e presero anch'essi l'abitudine di usarlo durante i combattimenti.Si crede che l'uso di questa parola sia derivato per onomatopea dall'inquietante gracchiare emesso dai corvi che, all'epoca, sorvolavano a migliaia i campi di battaglia, per cibarsi dei cadaveri insepolti.
Adottata per calco linguistico come grido di guerra nel Medioevo, soprattutto dai Crociati, "Alalà" riaffiorò nei componimenti poetici di Giosué Carducci e Giovanni Pascoli, sul finire del XIX secolo.
« Ma s'io ritrovi ciò che il cuor mi vuole,
ti getto allora un alalà di guerra, ... »
(da L'Amore di Giovanni Pascoli)