venerdì 2 aprile 2021

IL VITTORIALE | PRIORIA Bagno Blu

 Nel bagno, suddiviso alla francese in sala da toilette e ritirata, sono collocati oltre 600 oggetti i cui toni dominanti sono il blu e il verde. Per la ristrutturazione Maroni si avvalse della consulenza di Gio Ponti. Sul soffitto si legge il motto, da Pindaro, Ottima è l’acqua, e alle pareti, oltre alle riproduzioni degli ignudi della cappella Sistina di Michelangelo, troviamo a fianco della vasca da bagno una ricca collezione di piastrelle di ceramica da parete di produzione persiana, alcune delle quali risalenti anche ai secoli XVII e XVIII. Sul tavolo oggetti da toeletta di Buccellati in argento e pietre, vetri muranesi, collezioni di pugnali e spade. La ritirata contiene tre maschere lignee del teatro giapponese del secolo XVIII e una figurina femminile di porcellana Rosenthal del 1927. La vetrata con i coloratissimi alcioni è opera di Pietro Chiesa.




sabato 2 gennaio 2021

IL VITTORIALE | PRIORIA-Stanza del Lebbroso

 Questa stanza, chiamata anche zambra del misello o cella dei puri sogni, fu concepita da d’Annunzio come luogo di meditazione ove ritirarsi negli anniversari fatidici della sua vita. Alle pareti pelli di daino e sul soffitto nei cassettoni dorati i simboli del martirio di Cristo inframmezzati da figure eteree di sante — Caterina da Siena, Giuditta di Polonia, Elisabetta d’Ungheria, Odilla d’Alsazia e Sibilla di Fiandra — dipinte da Guido Cadorin e che il poeta disse che gli apparvero in sogno per invitarlo ad abbandonare i piaceri del mondo. Su un podio rialzato la statua lignea di san Sebastiano di scuola marchigiana e il letto chiamato dal poeta delle due età perché simile a una bara e al tempo stesso a una culla. Nel quadro in fondo alla parete è raffigurato invece san Francesco nell’atto di abbracciare un lebbroso che altri non è che lo stesso d’Annunzio. Di Cadorin è anche il dipinto sulla parete di fondo raffigurante Gesù Cristo nell’atto di benedire la Maddalena. Su un tavolino i ritratti fotografici della sorella Elvira, della madre Luisa e di Eleonora Duse, insieme con la coppa delle Vestali in vetro smaltato di Vittorio Zecchin. Fra tutte le stanze del Vittoriale quella del lebbroso è forse la più densa di simboli la cui fonte principale sembra essere invece la Storia di San Francesco d’Assisi di Chavin de Malan tradotta da Cesare Guasti, pubblicata a Prato nel 1879.In questa stanza, per la veglia privata, venne esposta la salma del poeta nella notte fra l’1 e il 2 marzo 1938.



IL VITTORIALE | PRIORIA -Corridoio della Via Crucis

Prende questo nome dalle formelle in rame smaltato che rappresentano le quattordici stazioni della Via crucis, opera di Giuseppe Guidi. Le pareti sono rivestite con tessuti vaiati di Lisio e Ferrari di Milano, recanti il motto “Pax et bonum – malum et pax”. All’angolo il calco del frate piangente del sepolcro di Philippe Pot conservato al museo del Louvre. Dalle finestre si possono vedere il cortile degli schiavoni, con lo stemma di monte Nevoso e il portico del parente.






martedì 20 ottobre 2020

IL VITTORIALE | PRIORIA Sala delle Reliquie

 È la stanza dove d’Annunzio raccoglie immagini e simboli delle diverse fedi: una piramide di divinità e idoli orientali sormontata da una teoria di santi e martiri della religione cristiana in una sorta di sincretismo religioso affermato anche a lettere d’oro sulla trabeazione che corre lungo le pareti: “Tutti gli idoli adombrano il Dio vivo / Tutte le fedi attestan l’uomo eterno”. Ma reliquia, intesa come simbolo sacro, è anche il volante spezzato — significativamente collocato dinnanzi ad un tabernacolo — del motoscafo di sir Henry Segrave, morto nel 1930 durante un tentativo di superare un record di velocità nelle acque del lago Windermere in Inghilterra. Per d’Annunzio quel volante rappresenta quella che lui definisce la “religione del rischio”, il tentativo cioè dell’uomo di superare i vincoli impostigli dalla natura. Sul soffitto il rosso gonfalone con le sette stelle dell’Orsa Maggiore della Reggenza del Carnaro, lo stato rivoluzionario che il poeta aveva fondato a Fiume. Alle pareti troviamo il bassorilievo del leone di san Marco donato a d’Annunzio dalla città di Genova in occasione del discorso interventista del 5 maggio 1915 e quello dipinto da Marussig che era collocato nello studio di d’Annunzio a Fiume e che venne colpito da una granata durante il cosiddetto “Natale di sangue”. Le pareti sono rivestite da cortinaggi con disegni a melagrana di Mariano Fortuny e da un grande arazzo di soggetto biblico appeso alla travatura che reca il motto “Cinque le dita, cinque le peccata”: dai sette peccati capitali d’Annunzio escludeva lussuria e avarizia.



IL VITTORIALE | PRIORIA Stanza del Giglio

 È uno studiolo contenente circa tremila volumi di storia e letteratura italiana decorato dal Marussig con pannelli raffiguranti steli di giglio, forse con riferimento al progettato ciclo dei Romanzi del Giglio, di cui il poeta scrisse solamente il primo volume, Le vergini delle rocce. L’ambiente è caratterizzato da un piccolo armonium e da due nicchie-confessionali decorate da una preziosa raccolta di vasi da farmacia dei secoli XVI e XVII.



IL VITTORIALE | PRIORIA Oratorio Dalmata

 Era la sala d’aspetto riservata agli amici ammessi all’interno della prioria ed è caratterizzata da stalli cinquecenteschi sui quali sono indicati i posti del priore, del vice priore, del cancelliere. Presso il camino, una colonnetta romanica sorregge un leone proveniente dalla città dalmata di Arbe. Sulle pareti immagini religiose della più varia provenienza e un grande dipinto raffigurante Giobbe, attribuito alla scuola del Ribera. Al centro della stanza è invece raccolta una serie di oggetti liturgici — navicelle, turiboli, aspersori — con forte valore simbolico, mentre al centro del soffitto, ulteriore reliquia, è appesa l’elica dell’idrovolante con il quale nel 1925 Francesco De Pinedo compì il volo a tappe di 55.000 chilometri da Sesto Calende a Melbourne e Tokyo.


IL VITTORIALE | PRIORIA Scrittoio del Monco

 Il nome deriva dalla scultura di una mano sinistra tagliata e scuoiata collocata sull’architrave della porta con il motto Recisa quiescit, tagliata riposa. Era la saletta adibita al disbrigo della corrispondenza: d’Annunzio, non potendo o non volendo rispondere a tutti, ironicamente si dichiarava monco e dunque impossibilitato a scrivere. Gli armadi sono gli unici mobili del Vittoriale provenienti dalla Capponcina, la famosa villa presso Firenze abitata dal poeta dal 1898 al 1910. Sull’architrave degli scaffali quattro sentenze: “E chi non ha sepoltura è coperto dal cielo”, “Acciocché tu più cose possa più ne sostieni”, “Se tu vuoi che la tua casa ti paia grandissima, pensa del sepolcro” e “Niuna casa è si piccola che non la faccia grande uno magnifico abitatore”. Sul soffitto, un motivo di mani stilizzate con i motti spagnoli “Tuerto y derecho” e “Todo es nada”. Fra gli oggetti vi è il vaso Libellula, realizzato a Murano su disegno di Vittorio Zecchin intorno al 1914-1915.