lunedì 7 settembre 2020

Le opere D'annunziane

 Gabriele d'Annunzio rivela una precoce passione per la letteratura tanto che, negli anni del Collegio Cicognini di Prato, pubblica a spese del padre , sotto il nome di Florio Bruzio, la sua prima raccolta poetica, Primo vere (1879), che suscita notevole risonanza e benevola attenzione da parte della critica letteraria dell'epoca. Nel 1880,presso la tipografia Niccolai di Pistoia, pubblica In memoriam, ventuno liriche dedicate alla nonna, Rita Lolli, deceduta l'anno prima, finanziate sempre dal padre. Dopo aver conseguito la licenza liceale, nel 1881 si trasferisce a Roma per frequentare l'università e per entrare nella società letteraria e mondana della neocapitale: collabora al “ Capitan Fracassa”, alla “Cronaca bizantina”, (dove nel 1882 conosce Carducci), al “Fanfulla della domenica”, alla “Tribuna” con testi poetici, narrativi, critici, polemici e con cronache di vita mondana che lo glorificano come arbitro di un mondo vario di donne, artisti, di raffinati di una società estetizzante.In questi anni romani, compone con vena prolifica i versi per “Canto Novo”(1882), per Intermezzo di rime (1883) e per Isotta Guttodàuro ed altre poesie (1886 poi rielaborati nelle raccolte L'Isotteo e La Chimera (1890). Pubblica novelle di ambiente abruzzese: Terra vergine (1882), Libro delle vergini (1884), San Pantaleone (1886), poi riunite sotto il titolo di Le novelle della Pescara (1902). Scrive il suo primo romanzo Il Piacere (1889), dove trova consacrazione lo spirito mondano ed estetizzante con cui egli vive nella Roma umbertina. Successivamente pubblica altri romanzi : nel 1891 Giovanni Episcopo, nel 1892 L'Innocente. E ancora nuove raccolte di poesie:nel 1890 Le elegie romane e nel 1893 Il Poema paradisiaco.

Il suo impegno nel genere del romanzo si rivela con la pubblicazione prima del Trionfo della morte (1894) e l'anno dopo (1895) con Le vergini delle rocce.

Nel 1897 d'Annunzio inizia un'ampia produzione teatrale destinata a segnare il gusto di un'epoca: Sogno di un mattino di primaveraSogno di un tramonto d'autunno (1898), La città morta (1898), La Gioconda (1899), Francesca da Rimini (1901), La figlia di Iorio (1904), L fiaccola sotto il moggio (1905), La Nave (1905-1907), Fedra (1908-1909).

Nel 1898 il Poeta si trasferisce a Settignano presso Firenze, nella villa La Capponcina, dove conduce una vita tra lussi,sfarzo e numerose relazioni sentimentali tra le quali la più famosa è quella con l'attrice Eleonora Duse, da lui descritta nel nuovo romanzo Il Fuoco (1900). Alla Capponcina porta a termine i primi tre libri delle Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi (MaiaElettra e Alcyone), pubblicati nel 1903. Nel 1910 torna al romanzo con la stesura del Forse che sì forse che no ma in quello stesso anno, nell'impossibilità di far fronte ai crediti contratti per la sua vita dispendiosa, si trasferisce in Francia prima a Parigi poi ad Arcachon sull'Atlantico: qui compone il quarto libro delle Laudi, Merope (1912), dedicato alla celebrazione della guerra di Libia, e si dedica alla composizione del “mistero” Le martyre di Saint Sébastien che viene rappresentato a Parigi nel 1911, musicato da Claude Debussy e interpretato dalla danzatrice Ida Rubinstein. Dal 1911 fino al 1914 pubblica in diciannove puntate sul quotidiano “Corriere della sera” una serie di prose unite dal titolo comune Le Faville del maglio, scritti autobiografici che raccolgono prose scritte in precedenza e rielaborazione di annotazioni dei suoi Taccuini.

Dopo la composizione della tragedia Parisina (1912), stende nei primi mesi del 1913 una commedia musicata da Ildebrando Pizzetti, La Pisanelle,ou la mort parfumée di nuovo interpretata da Ida Rubinstein e negli ultimi mesi dello stesso anno compone la tragedia Le chèvrefeuille.

Rientrato in Italia per l'imminenza dello scoppio del guerra, partecipa attivamente alla propaganda interventistica, poi a clamorose ed ardite azioni militari, ampiamente autocelebrate. In seguito ad un incidente aereo, rimane ferito ad un occhio e durante la degenza scrive il Notturno (1916), pubblicato successivamente nel 1921, e la La licenza alla Leda senza cigno. Alla fine della guerra , protagonista della protesta per la vittoria mutilata, marcia su Fiume e occupa la città dal 1919 al 1921, quando è costretto a ritirarsi per l'intervento dell'esercito italiano:per l'indipendenza di Fiume proclama la “Carta del Carnaro” o “Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume”.

Dopo il 1921, lasciata Fiume si ferma qualche giorno a Venezia, per istallarsi poi definitivamente a Cargnacco, nei pressi di Gardone Riviera nella villa che diventerà “Il Vittoriale degli Italiani”. In questi ultimi anni pubblica le sue più note “prose d'arte”: oltre al NotturnoLe faville del maglio (1924-1928); il Libro segreto (1935). Postumi sono usciti i Taccuini nel 1966.




La casa nell'opera letteraria del poeta

 Nella vasta produzione dannunziana i richiami alla casa natale compaiono ripetutamente sia nei vari carteggi con i quali il Poeta tiene vivi i propri incontri e i propri affetti e con i quali affronta i più diversi problemi della sua esistenza e del suo ruolo, sia nella sua opera in prosa e in versi:


Poema Paradisiaco

Tra il 1891 e 1893,anni in cui lo scrittore avverte la necessità di “o rinnovarsi o morire”, nella raccolta poetica “Poema paradisiaco”, egli si orienta verso una tematica di ritorno all'infanzia, all'innocenza degli anni giovanili, accanto alla madre, sullo sfondo della casa natale che diventa emblema di un passato caro ed indimenticabile:

Consolazione
Buon messaggio
Ai lauri

Laudi

Tra il 1899 e il 1904 d'Annunzio compone il più ambizioso programma della propria lirica: quattro libri delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi. Nel I libro Maia, nel lungo carme di 8500 versi, Laus vitae, come Ulisse in vista di Itaca, così il Poeta evoca con nostalgia la terra dove riposano le ossa del padre.la casa paterna,le sorelle la madre.

La terra paterna
Le tre sorelle
Inno alla madre mortale

Dopo il 1910,d'Annunzio entra nella fase che la critica letteraria ha definito della prosa “allusiva”, “notturna” o “segreta”, dove egli si dispiega nelle vere e proprie prose di memoria: Le faville del maglioNotturnoLibro segreto.
In questi scritti d'Annunzio tesse con fare discorsivo una ininterrotta evocazione del passato disseminando come in un diario i propri ricordi, recuperando figure, luoghi e fatti del passato.

Le Faville del maglio

Un d'Annunzio teso ad esplorare i risvolti segreti della sua vita e della sua arte e i desideri inespressi,si rivela nelle prose pubblicate prima sul “Corriere della sera”, tra il 1911 e 1914, sotto il titolo Le faville del maglio e poi in due raccolte: Il secondo amante di Lucrezia Buti (1924/1926) e Il compagno degli occhi senza cigli. In quest'ultima prosa, ci offre una serie di ricordi dell'adolescenza legati alla figura di Dario, vecchio compagno di collegio, dove rievoca un passato che proietta riverberi sul presente.

La carbonaia

Notturno

Il Poeta, ferito all'occhio destro in seguito ad un atterraggio di fortuna durante un volo in idrovolante nel 1916, e costretto ad un periodo di immobilità , scrive le pagine intime del Notturno, quasi un diario, libro della memoria e della meditazione. Il libro è diviso in tre parti dette “Offerte” ed è seguito da una “Annotazione”, scritta nel 1921, quando l'opera fu pubblicata. Nella seconda Offerta , si collocano le pagine dedicate alla visita alla madre malata (1915) che ripercorrono i momenti del ritorno alla casa, attraverso il percorso nelle stanze poste in successione come stazioni della Via crucis fino all'incontro con la figura materna trasfigurata dalla malattia: Le stanze e La stalla del cavallo Aquilino.

Libro segreto o cento e cento e cento pagine del libro segreto di Gabriele d'Annunzio tentato di morire

L'ultima opera a cui il Poeta si dedica nel ritiro del Vittoriale, s'intitola Cento e cento pagine del Libro Segreto, pubblicata nel 1935: in quest'opera si accumulano considerazioni sul presente e ricordi affioranti dalle zone più diverse del passato che evidenziano il forte sentimento di legame con la sua terra, con la sua gente e con i suoi familiari e con la sua casa, luogo di imprese memorabili infantili: Via crucis, Via necis Via nubis, Regimen hinc animi.



I figli di Gabriele D'annunzio

 Mario nasce a Pescara nella tenuta di campagna dei d'Annunzio, conosciuta come Villa del Fuoco, il 13 gennaio 1884; di salute delicata nella sua prima infanzia, viene presto affidato ai nonni paterni a Pescara. Nel 1895, Mario viene iscritto allo stesso Collegio Cicognini di Prato dove aveva studiato il padre, ma con un rendimento scolastico che sarà motivo di delusione per il Poeta. Nel 1906 ottiene ildiploma di Capitano di lungo corso presso l'Istituto Tecnico Commerciale di Livorno. Dopo aver lavorato presso la Direzione Generale della Navigazione Generale Italiana, passa nel nuovo servizio delle Ferrovie dello Stato, dove raggiunge il grado di Ispettore capo delle ferrovie.

Nel 1938 sposa Angela Benetti, ma da questa unione non nascono figli. Muore a Roma nel 1964

Gabriellino nasce Roma nel 1886, e ben presto viene mandato ad una balia di Olevano Romano. Successivamente la madre lo porta con sè a Parigi,dove studia al Liceo Sailly per poi iscriversi, per volere del padre, al Collegio Cicognini di Prato dove consegue la licenza nel 1903. In seguito frequenta la Scuola di recitazione di Luigi Rasi, per dedicarsi all'arte drammatica. Come attore interpreta alcune opere del padre: nel 1905 sostiene la parte di Simonetto nella tragedia La fiaccola sotto il moggio al Teatro Manzoni di Milano; nel 1908 prende parte alla prima della Nave e nel 1909 recita nella la parte di Ippolito nella Fedra al Teatro Lirico di Milano. Debutta anche come attore cinematografico legando il suo nome a film come La Nave e Quo vadis. Dopo un fidanzamento con l'attrice Maria Melato, si lega Maria Brizi. Nel giugno del 1925 si cominciano a manifestare i sintomi di una grave ma ignota malattia che renderanno cagionevole per sempre la sua salute. Muore a Roma nel 1945.

Ugo Veniero nasce a Roma nel 1887; registrato all'anagrafe capitolina come Ugo, viene poi battezzatoper volere del padre con il nome di Veniero “che è più forte affinchè il figliuolo porterà il fato nel nome,c he è glorioso di gran gloria navale” quella di Lepanto, preparata e vinta dal Doge e Ammiraglio veneziano Sebastiano Venier (1496-1578). Veniero conduce una vita più distaccata dalla famiglia: trascorre l'adolescenza tra Roma, Parigi e poi Zurigo dove frequenta la Facoltà di Ingegneria Meccanica. Nel 1914 presta servizio militare come Ufficiale di artiglieria e poi come Ingegnere Meccanico lavora per l'Aviazione Militare presso le officine Caproni per le quali nel 1917si reca negli Stati Uniti come capo missione e come progettista per la stessa Caproni Aeroplans di Detroit. Nel 1919 ritorna in Italia e si congeda dal servizio militare con il grado di capitano: in seguito si occupa come disegnatore della fabbrica di automobili Isotta Fraschini e come rappresentante di questa casa, nel 1924, si trasferisce negli Stati Uniti e nel 1930 ne prende la cittadinanza. Dopo un primo matrimonio con la cittadina svizzera Anna Elena Nussberger,dalla quale divorzia nel 1937 dopo aver avuto una figlia, Anna Maria, si risposa a New York con Luigia Bertelli, dalla quale nel 1942 nasce il figlio Gabriele. Nel 1945 si spegne a New York per un male incurabile.

Renata Anguissola in Montanarella nasce a Resina ( Na ) nel 1893 dalla relazione fra d'Annunzio e Maria Gravina Cruyllas sposata al conte Guido Anguissola. Renata, figlia molto amata dal Poeta che la chiamava affettuosamente “Cicciuzza”, viene ricordata per la sua vicinanza ed assistenza al padre nel periodo in cui era in convalescenza a Venezia, nella “Casetta rossa”, per l'incidente all'occhio destro verificatosi dopo un ammaraggio brusco nelle acque di Grado ,nel 1916. A lei si deve la trascrizione e il riordino dei cartigli scritti dal Poeta bendato, utilizzati in seguito per la redazione del Notturno, pubblicato nel 1921. Durante la permanenza alla “Casetta rossa”, Renata conosce il Tenente di vascello, Sivio Montanarella, che sposa nell'agosto del 1916: testimoni delle nozze sono il padre e Mario d'Annunzio. Da questa unione nascono 8 figli che rendono nonno il Poeta per la prima volta.Renata muore nel 1976 e viene sepolta nel cimitero del Vittoriale.





La moglie di Gabriele Dannunzio Maria Hardouin

 Maria Hardouin nasce a Roma nel 1864 dal Duca Giulio di Gallese e Natalia Lezzani. Conosce il futuro poeta nel febbraio del1883 e, dopo una fuga d'amore a Firenze, si sposano a Roma il 28 Luglio dello stesso anno nella cappella di Palazzo Altemps; testimoni di nozze dello sposo sono Francesco Paolo Michetti, fratello spirituale, e Baldassarre Avanzini, direttore del “Fanfulla”. Nel gennaio del 1884, nasce a Pescara il primo figlio della coppia, Mario, ben presto affidato ai nonni paterni. Nel 1885 Maria e Gabriele tornano a vivere a Roma: qui nascono nel 1886 il secondo figlio Gabriele e poi, nel 1887, Ugo Veniero. Dopo il 1890 i coniugi si separano di fatto e nel 1894 Maria presenta la prima domanda di separazione per salvare una parte del patrimonio famigliare: dopo una prima archiviazione, la separazione viene legalizzata nel 1899 dal presidente della I sezione civile del Tribunale di Roma. I tre figli vengono affidati al padre con l'onere di provvedere al loro sostentamento ed educazione.Dopo la separazione, Maria Hardouin si trasferisce a Parigi, dove riceve il Poeta, fuggito in Francia dopo il dissesto economico della Capponcina, e qui diviene amica intima del letterato Robert de Montesquiou, conte di Fezensac, che la introduce nei salotti parigini e favorisce l'ascesa del Poeta nell'ambiente culturale della capitale .Dopo la fine della I Guerra Mondiale e l'impresa di Fiume, si trasferisce a Gardone Riviera, nella Villa Marabella, unita sin dal 1924 al comprensorio del Vittoriale, dove muore il 18 gennaio 1954.

 


I fratelli di Gabriele D'annunzio

 Dal matrimonio fra Francesco Paolo e Luisa d'Annunzio nascono oltre a Gabriele, (1863), altri quattro figli: Anna (1859), Elvira (1861), Ernestina (1865) ed Antonio (1867).

Anna d'Annunzio nasce a Pescara il 27 luglio 1859. Nel 1885 sposa Nicola De Marinis, agiato possidente pescarese:da questa unione nascono 13 figli, dieci dei quali si spengono in tenera età. L'immenso dolore per queste morti immature sconvolsero profondamente per tutta la vita la sorella tanto amata dal Poeta che si spegne il 9 agosto del 1914.

Elvira d'Annunzio nasce a Pescara il 3 novembre 1861. Il 9 aprile 1888 sposa il farmacista Michele Luise: dal loro matrimonio nascono 8 figli, dei quali solo l'ultimo muore in tenera età. Si spegne a Pescara nel 1942

Ernestina d'Annunzio nasce a Pescara il 10 luglio 1865. Nel marzo del 1892 sposa Antonino Liberi, noto Architetto ideatore e realizzatore di molti edifici in stile eclettico e liberty a Pescara e in Abruzzo :hanno una figlia ,Nadina, nipote tanto amata dal Poeta, consciuta col nome di Nada Moscada per le molte lentiggini. Anna muore a Pescara nel 1938.

Antonio d'Annunzio nasce a Pescara nel 1867. Viene ricordato per la sua vocazione per la musica, come compositore e direttore d'orchestra. Nel 1901 si trasferisce negli Stati Uniti dove vive dando lezioni di pianoforte.e suonando l'oboe in un'orchestra Qui sposa Adele d'Annunzio, omonima ma non parente,dalla quale ha due figli.Nel 1929 con la crisi di Wall Street perde tutto il denaro investito in borsa e per questo inizia a chiedere prestiti al Poeta che dapprima lo aiuta inviandogli cospicue somme, ma poi stanco per le continue richieste, si rifiuta di incontralo a Vittoriale. Muore nel 1945 a New York.



Genealogia della famiglia d'annunzio

 La famiglia del Poeta discende da Francesco d'Annunzio, che risulta proprietario della casa di Corso Manthonè già nel catasto murattiano del 1809. Ricco possidente di vari beni immobili e padre di Antonio che nel 1836 sposa Anna Giuseppa Lolli, sorella maggiore di Rita Olimpia, sposata a sua volta a Camillo Rapagnetta con il quale ha sette figli. L'ultimo di questi figli si chiama Francesco Paolo che, nel 1851,viene adottato dagli zii, Antonio e Anna Giuseppa

d'Annunzio, e in seguito rinunzia al primo cognome registrando i figli con il nuovo cognome.
Il Poeta, infatti, fin dall'atto di nascita, con l'avallo del nonno Camillo Rapagnetta che compare come testimone, viene legittimato solamente come d'Annunzio. Quanto al nome, Gabriele si chiamava un fratello di Antonio d'Annunzio, perito in mare prima dell'adozione di Francesco Paolo.


Il padre di Gabriele d'Annunzio Francesco Paolo Rapagnetta

 Il padre di Gabriele d'Annunzio,Francesco Paolo Rapagnetta, nato nel 1838, era stato adottato da una sorella della madre Rita, Anna Lolli, che aveva sposato in seconde nozze, dopo la morte del primo marito, un facoltoso commerciante ed armatore, Antonio d'Annunzio. Camillo Rapagnetta e Rita Lolli cedettero il sesto figlio agli zii: l'adozione fu approvata dalla Corte Civile de L'Aquila con decreto del 4 Dicembre 1851.

Il Poeta descrive la figura del padre in alcuni brani del Il compagno dagli occhi senza cigli in Le Faville del maglio:

“ Mio padre è là corpulento e sanguigno, un poco ansante, con quel suo sguardo un poco torvo in cui passava talvolta uno strano ardore come di fosforo che vi s'accendesse.
M'è vicino e m'è lonatano, è fatto della mia stessa sostanza e m'è sconosciuto. Ho potuto vivere lungo tempo discosto da lui, talvolta ho potuto avversarlo, talvolta perfino dimenticarlo...
Spirito tirannico quan'altri mai, egli aveva da tempo abdicata la sua autorità sopra me, solo attento a vigilare le mie tendenze e a spiare l'ombra dei miei sogni.”

Il padre, entusiasta per le precoci doti letterarie del figlio,convittore al collegio Cicognini di Prato, fa pubblicare a sue spese le due edizione di Primo Vere, la prima (1879 ) dal tipografo G: Ricci di Chieti e la seconda (1880) dall'editore Rocco Carabba di Lanciano. E quando le opere giovanili sollevarono dispute contrastanti nella critica letteraria, Francesco Paolo decide di consacrare queste prime affermazioni poetiche facendo dipingere nella volta del salotto del secondo piano i titoli delle prime opere: negli angoli del salone quattro colombe ad ali spiegate recano nel becco piccoli cartigli che inquadrano i titoli di Primo vereCanto novoTerra Vergine e Intemezzo di rime. Queste decorazioni sono scomparse per i danni causati dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale.

In seguito,vicissitudini delle vita determinano tra padre e figlio rapporti di astio e avversione che culminano in un allontanamento doloroso: il Poeta tornerà a Pescara per la morte del padre nel 1893, ma a sepoltura avvenuta, e per occuparsi della famiglia e della madre, ormai ridotta in miseria e oberata da debiti e ipoteche contratti dal Padre.