Gabriele d'Annunzio rivela una precoce passione per la letteratura tanto che, negli anni del Collegio Cicognini di Prato, pubblica a spese del padre , sotto il nome di Florio Bruzio, la sua prima raccolta poetica, Primo vere (1879), che suscita notevole risonanza e benevola attenzione da parte della critica letteraria dell'epoca. Nel 1880,presso la tipografia Niccolai di Pistoia, pubblica In memoriam, ventuno liriche dedicate alla nonna, Rita Lolli, deceduta l'anno prima, finanziate sempre dal padre. Dopo aver conseguito la licenza liceale, nel 1881 si trasferisce a Roma per frequentare l'università e per entrare nella società letteraria e mondana della neocapitale: collabora al “ Capitan Fracassa”, alla “Cronaca bizantina”, (dove nel 1882 conosce Carducci), al “Fanfulla della domenica”, alla “Tribuna” con testi poetici, narrativi, critici, polemici e con cronache di vita mondana che lo glorificano come arbitro di un mondo vario di donne, artisti, di raffinati di una società estetizzante.In questi anni romani, compone con vena prolifica i versi per “Canto Novo”(1882), per Intermezzo di rime (1883) e per Isotta Guttodàuro ed altre poesie (1886 poi rielaborati nelle raccolte L'Isotteo e La Chimera (1890). Pubblica novelle di ambiente abruzzese: Terra vergine (1882), Libro delle vergini (1884), San Pantaleone (1886), poi riunite sotto il titolo di Le novelle della Pescara (1902). Scrive il suo primo romanzo Il Piacere (1889), dove trova consacrazione lo spirito mondano ed estetizzante con cui egli vive nella Roma umbertina. Successivamente pubblica altri romanzi : nel 1891 Giovanni Episcopo, nel 1892 L'Innocente. E ancora nuove raccolte di poesie:nel 1890 Le elegie romane e nel 1893 Il Poema paradisiaco.
Il suo impegno nel genere del romanzo si rivela con la pubblicazione prima del Trionfo della morte (1894) e l'anno dopo (1895) con Le vergini delle rocce.
Nel 1897 d'Annunzio inizia un'ampia produzione teatrale destinata a segnare il gusto di un'epoca: Sogno di un mattino di primavera, Sogno di un tramonto d'autunno (1898), La città morta (1898), La Gioconda (1899), Francesca da Rimini (1901), La figlia di Iorio (1904), L fiaccola sotto il moggio (1905), La Nave (1905-1907), Fedra (1908-1909).
Nel 1898 il Poeta si trasferisce a Settignano presso Firenze, nella villa La Capponcina, dove conduce una vita tra lussi,sfarzo e numerose relazioni sentimentali tra le quali la più famosa è quella con l'attrice Eleonora Duse, da lui descritta nel nuovo romanzo Il Fuoco (1900). Alla Capponcina porta a termine i primi tre libri delle Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi (Maia, Elettra e Alcyone), pubblicati nel 1903. Nel 1910 torna al romanzo con la stesura del Forse che sì forse che no ma in quello stesso anno, nell'impossibilità di far fronte ai crediti contratti per la sua vita dispendiosa, si trasferisce in Francia prima a Parigi poi ad Arcachon sull'Atlantico: qui compone il quarto libro delle Laudi, Merope (1912), dedicato alla celebrazione della guerra di Libia, e si dedica alla composizione del “mistero” Le martyre di Saint Sébastien che viene rappresentato a Parigi nel 1911, musicato da Claude Debussy e interpretato dalla danzatrice Ida Rubinstein. Dal 1911 fino al 1914 pubblica in diciannove puntate sul quotidiano “Corriere della sera” una serie di prose unite dal titolo comune Le Faville del maglio, scritti autobiografici che raccolgono prose scritte in precedenza e rielaborazione di annotazioni dei suoi Taccuini.
Dopo la composizione della tragedia Parisina (1912), stende nei primi mesi del 1913 una commedia musicata da Ildebrando Pizzetti, La Pisanelle,ou la mort parfumée di nuovo interpretata da Ida Rubinstein e negli ultimi mesi dello stesso anno compone la tragedia Le chèvrefeuille.
Rientrato in Italia per l'imminenza dello scoppio del guerra, partecipa attivamente alla propaganda interventistica, poi a clamorose ed ardite azioni militari, ampiamente autocelebrate. In seguito ad un incidente aereo, rimane ferito ad un occhio e durante la degenza scrive il Notturno (1916), pubblicato successivamente nel 1921, e la La licenza alla Leda senza cigno. Alla fine della guerra , protagonista della protesta per la vittoria mutilata, marcia su Fiume e occupa la città dal 1919 al 1921, quando è costretto a ritirarsi per l'intervento dell'esercito italiano:per l'indipendenza di Fiume proclama la “Carta del Carnaro” o “Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume”.
Dopo il 1921, lasciata Fiume si ferma qualche giorno a Venezia, per istallarsi poi definitivamente a Cargnacco, nei pressi di Gardone Riviera nella villa che diventerà “Il Vittoriale degli Italiani”. In questi ultimi anni pubblica le sue più note “prose d'arte”: oltre al Notturno, Le faville del maglio (1924-1928); il Libro segreto (1935). Postumi sono usciti i Taccuini nel 1966.