lunedì 7 settembre 2020

Il padre di Gabriele d'Annunzio Francesco Paolo Rapagnetta

 Il padre di Gabriele d'Annunzio,Francesco Paolo Rapagnetta, nato nel 1838, era stato adottato da una sorella della madre Rita, Anna Lolli, che aveva sposato in seconde nozze, dopo la morte del primo marito, un facoltoso commerciante ed armatore, Antonio d'Annunzio. Camillo Rapagnetta e Rita Lolli cedettero il sesto figlio agli zii: l'adozione fu approvata dalla Corte Civile de L'Aquila con decreto del 4 Dicembre 1851.

Il Poeta descrive la figura del padre in alcuni brani del Il compagno dagli occhi senza cigli in Le Faville del maglio:

“ Mio padre è là corpulento e sanguigno, un poco ansante, con quel suo sguardo un poco torvo in cui passava talvolta uno strano ardore come di fosforo che vi s'accendesse.
M'è vicino e m'è lonatano, è fatto della mia stessa sostanza e m'è sconosciuto. Ho potuto vivere lungo tempo discosto da lui, talvolta ho potuto avversarlo, talvolta perfino dimenticarlo...
Spirito tirannico quan'altri mai, egli aveva da tempo abdicata la sua autorità sopra me, solo attento a vigilare le mie tendenze e a spiare l'ombra dei miei sogni.”

Il padre, entusiasta per le precoci doti letterarie del figlio,convittore al collegio Cicognini di Prato, fa pubblicare a sue spese le due edizione di Primo Vere, la prima (1879 ) dal tipografo G: Ricci di Chieti e la seconda (1880) dall'editore Rocco Carabba di Lanciano. E quando le opere giovanili sollevarono dispute contrastanti nella critica letteraria, Francesco Paolo decide di consacrare queste prime affermazioni poetiche facendo dipingere nella volta del salotto del secondo piano i titoli delle prime opere: negli angoli del salone quattro colombe ad ali spiegate recano nel becco piccoli cartigli che inquadrano i titoli di Primo vereCanto novoTerra Vergine e Intemezzo di rime. Queste decorazioni sono scomparse per i danni causati dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale.

In seguito,vicissitudini delle vita determinano tra padre e figlio rapporti di astio e avversione che culminano in un allontanamento doloroso: il Poeta tornerà a Pescara per la morte del padre nel 1893, ma a sepoltura avvenuta, e per occuparsi della famiglia e della madre, ormai ridotta in miseria e oberata da debiti e ipoteche contratti dal Padre.