mercoledì 26 agosto 2020

Le donne di Gabriele d'Annunzio

Giuseppina Mancini Giorgi

La relazione fra d'Annunzio e la Mancini, moglie del conte Lorenzo Mancini, incomincia nel 1907. Già pochi mesi dopo, il Poeta la condusse con sé alla Capponcina per alcuni mesi. La relazione fra i due si estingue con la follia di Giuseppina nel 1908: solo nel 1911 la Mancini recupererà la salute mentale. Dell'amore per Giusini, detta anche Amaranta o Maria Dastro, rimane una significativa testimonianza nel Forse che sì forse che no.





La moglie del Vate

 Maria Harduin di Gallese


La relazione della ventenne duchessina Mariella (o Yella) con d'Annunzio incomincia nel febbraio del 1883, osteggiata dalla famiglia Gallese. Dopo la fuga d'amore del 28 giugno 1883 e il disapprovato matrimonio, il 13 gennaio 1883 nasce il primogenito Mario. Il 10 aprile 1886 nasce il secondo figlio, Gabriellino, seguito nell'autunno dell'anno successivo, da Veniero. Il 6 giugno 1890, Maria tenta il suicidio gettandosi dalla finestra di casa di via Piemonte a Roma dove risiede coi figli da qualche anno. Le cause di questo atto vanno rintracciate nel difficoltoso rapporto col marito fedifrago che abbandona la moglie al corteggiamnto di Vincenzo Morello, all'irremovibile disprezzo del padre e forse anche all'ennesima gravidanza indesiderata. Di lì a pochi anni, in seguito ad una causa di separazione, d'Annunzio sarà costretto a sborsare cento lire mensili per il sostentamento dei figli. Il rapporti fra Maria e Gabriele torneranno amichevoli solo durante il soggiorno francese, tanto che, per i saltuari soggiorni della moglie al Vittoriale, d'Annunzio riserverà la grande villa a tre piani Mirabella. Il rapporto è documentato da numerosi carteggi a partire da M.M. CAPPELLINI, Lettere di d'Annunzio e Maria di Gallese al Cicogni di Prato, «Rassegna dannunziana», (aprile 1998) 33.




Le donne di Gabriele d'Annunzio

 Maria Gravina Cruyllas di Ramacca

Quando d'Annunzio la conobbe nell'estate del 1891, come moglie del conte Anguissola di San Damiano, Maria era già madre di quattro figli. Il marito, nel'ottobre del 1892, sorprendendo gli amanti nell'appartamento di via Caracciolo a Napoli, dove s'incontravano da mesi, denunciò la coppia per adulterio. Il 9 gennaio 1893 dalla loro relazione nacque Renata, la figlia prediletta da d'Annunzio. Il 29 luglio 1893 gli amanti furono condannati per adulterio a cinque mesi di reclusione e, solo grazie ad un'admistia regia, la sentenza fu sospesa. Seguirono mesi di convivenza nella miseria. Benché d'Annunzio mantenesse i rapporti con la Gravina per molti anni, a causa del mantenimento di Renata, già nel 1894, la relazione amorosa si può considerare estinta. Il 2 maggio 1895 la Gravina partorì un secondo figlio che d'Annunzio non volle riconoscere a causa dei facili costumi della siciliana. Solo quando, nel 1903, la Duse si offrì sovvenzionare l'istruzione di Renata al Collegio di Poggio Imperiale a Firenze, d'Annunzio potè liberarsi della Gravina, più volte condannata per debiti e destinata a finire i suoi giorni gestendo una pensione di seconda categoria a Montecarlo. La relazione è documentata dai carteggi R. TIBONI, Lettere di Gabriele d'Annunzio a Maria Gravina e alla figlia Cicciuzza, Pescar, Arti Grafiche Garibaldi, 1978; A. ERCOLANI, Carteggio d'Annunzio - Gravina (1915-1924), Roma, Bonacci, 1993.



Le donne di Gabriele d'Annunzio

 Natalia de Golubeff



Nel marzo del 1907, d'Annnunzio conobbe Nathalie, ribatezzata Donatella, moglie del conte russo Viktor Golubev, ma pacificamente separata dal marito. La loro relazione si svolse fra il maggio del 1908 e quello del 1915, non senza interruzioni. D'Annunzio fece di Nathalie la sua compagna durante il soggiorno francese e l'abbandonò per tornare in Italia all'inizio della guerra. La contessa morì nel 1941 in preda all'alcolismo e alla miseria.




Le donne di Gabriele d'Annunzio

 Elvira Natalia Fraternali Leoni (1862 - 1949)

Elvira, per Gabriele Barbara, incontrò Gabriele il 2 aprile 1887, quando era già separata dal marito Ercole Leoni che osteggiò intensamente la relazione della ex-moglie con d'Annunzio. Di questa intensa liaison durata un lustro rimane traccia non solo nel copioso carteggio, G. D'ANNUNZIO, Lettere a Barbara Leoni, Firenze, Sansoni, 1954; M. T. GENTILE, La fine di una grande passione: Gabriele e Barbarella, «Nuova Antologia», (gennaio 1956); B. LEONI, Ultime lettere d'amore a Gabriele d'Annunzio, «Nuova Antologia», febbraio 1956; G. D'ANNUNZIO, Quattordici lettere inedite a Barbara Leoni, Milano, Mondadori, 1976; F. DI TIZIO, D'Annunzio a Barbara Leoni - lettere del luglio 1889, «Rassegna dannunziana» (ottobre 1999) 36; ma anche nell'opera letteraria dannunziana dal Piacere, all'Innocente, al Trionfo della morte, alle Elegie romane. L'ultimo incontro risale al 2 maggio del 1892, anche se il carteggio si prolunga fino al 15 novembre, quando d'Annunzio, ormai legato a Maria Gravina, si congeda da Barbarella.



Le donne di Gabriele d'Annunzio

 Eleonora Duse (1858 - 1924)

Elonora nasce a Vigevano da una famiglia di attori girovaghi e raggiunge la popolarità come attrice nel 1878 al Teatro dei Fiorentini di Napoli. Allora aveva già avuto un figlio dalla relazione con Martino Cafiero e una figlia, dal matrimonio con l'attore Tebaldo Cecchi, il quale abbandona l'infedele moglie nel 1885, dopo le scandalistiche relazioni con altri uomini della scene, quali Falvio Andò e Arturo Dotti (ancora minorenne). Dal 1883 l'attrice gode del sostegno di Arrigo Boito, che la raccoglierà sofferente alla fine della relazione con d'Annunzio nel 1904. Il primo incontro con Gabriele risale al viaggio veneziano del 1894, organizzato da Angelo Conti e Adolfo De Bosis in compagnia di Georges Hérelle, ma i biografi datano al 26 settembre del 1895 l'inizio della relazione amorosa che, non senza interruzioni, si protrasse per più di otto anni. La Duse ebbe un'importanza fondamentale per l'opera letteraria dannunziana, introducendo il Vate alla drammaturgia e diffondendone la fama in Europa e oltre oceano. La relazione fu trasfigurata dal poeta nel Fuoco, non senza le critiche degli amici e ammiratori della Duse. Per favorire la riconciliazione con l'attirce in seguito alla rottura dell'autunno 1896, quando d'Annunzio le antepose Sarah Bernhardt per la rappresentazione francese della Ville morte, il Poeta scrisse il Sogno d'un mattino di primavera, seguito dal Sogno d'un tramonto d'autunno. Anche La GloriaLa Gioconda e La Francesca da Rimini risentono della convivenza con la Duse. Dal marzo del 1898, per avvicinarsi alla dimora di Settignano, dove Eleonora abitava, d'Annunzio affittò l'attigua villa trecentesca La Capponcina, riarredandola secondo il proprio gusto. Negli anni successivi, d'Annunzio seguì la Duse solo saltuariamente in tourné in Italia e all'estero, consolandosi con altre amanti durante l'assenza dell'attrice. Nel 1904, in seguito all'ennesimo episodio di gelosia, l'attrice abbandonò l'amante infedele dopo avergli sacrificato gran parte delle proprie risorse umane e finanziarie. Nel 1909, dopo cinque anni di silenzio, d'Annunzio riprese a scriverle proponendogli vanamente la rappresentazione della Fedra e inaugurando un nuovo rapporto epistolare. Purtroppo, per volontà della Duse, il carteggio con d'Annunzio fu distrutto, ad eccezione di frammenti rimasti alla figlia Enrichetta che, raccolti presso la Fondazione Cini, vennero pubblicati in G. D'ANNUNZIO, Carteggio inedito d'Annunzio - Duse, a cura di P. NARDI, Firenze, Le Monnier, 1974. L'ultimo casuale incontro fra il poeta e la diva risale al 1922, due anni prima della morte dell'attrice, aiutata dal Poeta nei suoi travagli finanziari degli ultimi anni di vita






Le donne di Gabriele d'Annunzio

 D'Annnunzio incontrò la marchesa nel 1903 e il loro rapporto durò sporadicamente per un altro decennio tra Firenze, Venezia e Parigi. La relazione, ricca di eventi trasgressivi e originali, a causa dell'eccentricità della donna, collezionista di animali esotici e suppellettili bizzarre, viene raccontata nella sezione Notes pour la figure de cire del Libro segreto ed è documentata dai carteggi G. D'ANNUNZIO, Lettere a Coré, «Rassegna dannunziana», (novembre 1997) 3; Infiniti auguri alla nomadecarteggio con Luisa Casati Stampa a cura di R. CASTAGNOLA, Milano, Archinto, 2001. Il più recente e completo contributo sull'eccentrica Coré è rappresentato da S. D. RYERSSON - M. O. YACCARINO, Infinite Variety: The Life and Legend of the Marchesa Casati, New York, Viridian, 1999, unico volume dedicato alla Casati Stampa ed autorizzato dai posteri.