Nel San Pantaleone, d'Annunzio tratteggia bozzetti di società più variegati, infatti quasi tutti verranno ripresi, con poche correzioni stilistiche, nel volume finale delle Novelle della Pescara; il panorama rimane sempre l'entroterra abruzzese attorno a Pescara. Si narra di nobili decaduti e di mezzadri che vedono la loro proprietà andare in fumo a causa delle rivolte contadine. Tra le novelle più note, c'è quella ambientata nel santuario di Miglianico, vicino Pescara, dove un fanatico credente si taglia la mano in onore di San Pantaleone.
Nonostante il prodotto dannunziano, se si considerano le Novelle come rielaborazione di opere originali già scritte, sia il meglio riuscito della stagione di prose letterarie che reinterpretano il tema verghiano del naturalismo; D'Annunzio non riesce completamente a raggiungere gli obiettivi di Verga, giacché la sua prosa, anziché ripercorrere le tematiche dell'artificio di regressione e dell'eclissi del narratore nella vicenda trattata, usa pur sempre artifici retorici e sufficientemente ricchi di vocaboli complessi e nobili, arrivando addirittura a commentare la vicenda con i condizionali "direi"; tuttavia egli a differenza di Verga riesce a far calare il lettore nella narrazione e nel contesto storico e ambientale, facendo parlare i personaggi rudi nel dialetto tipico abruzzese. Ciò nei romanzi verghiani non era assolutamente possibile, per via di una scelta poetica di Verga stesso.
La raccolta del San Pantaleone è un'innovazione del naturalismo di Verga da parte di D'Annunzio, sul piano elaborativo delle novelle, composte in maniera più originale e ricercata, alcune sono molto più che semplici bozzetti, e sono dotati di più capitoli. C'è una salto di qualità decisivo per lo stile, la descrizione ora appassionata, ora ricca di particolari anatomici, trasudanti ribrezzo e distacco, quando il poeta deve parlare di personaggi ammalati, o d'estrazione bassa di Pescara, o di antichi riti cattolici che sfociano spesso e volentieri nella superstizione e nel fanatismo, come il rito di San Pantaleone a Miglianico.
D'Annunzio si distacca dai bozzetti in stile squisitamente carducciano di Terra vergine (1882) e della prosa aulica e parnassiana del Libro delle vergini (1884) per creare una raccolta non prettamente organica, ma le cui novelle intendono rappresentare saldamente il nuovo programma dannunziano che seguiva all'epoca la scia del verismo. Interessante notare un "frammento", come D'Annunzio lo definiva nelle lettere all'editore Treves, nel momento della realizzazione del primo romanzo: Il piacere (1889); tale frammento vede i protagonisti Andrea ed Elena, successivi protagonisti del romanzo, e ripercorre la prima parte del volume, del commiato lungo la passeggiata al Pincio, prima del lungo flashback di Andrea Sperelli che interesserà tutta la narrazione del romanzo.