Nazionalismo. Dal punto di vista ideologico D’annunzio propende sicuramente verso posizioni nazionalistiche; ha preso chiaramente posizione a favore:
1) dell’aggressiva politica di Crispi, sia sul piano interno (repressione dura di tutte le proteste), sia su quello esterno (impresa di Adua, Eritrea, fallita miseramente);
2) dell’interventismo durante la I° guerra mondiale, e in seguito a favore di quella buffonata su Fiume;
3) della guerra in Etiopia condotta, e vinta, da Mussolini nel 1935.
- Esibizionismo. Ma non bisogna pensare che la sua adesione a idee nazionalistiche di destra sia di natura solamente politica/ideologica:
- a D’Annunzio la politica in sé interessa poco: quello che gli importa è la possibilità di adottare un determinato stile di comunicazione, fondato:
- sull’esibizionismo;
- sul culto narcisistico del leader;
- sulla possibilità di guidare le masse, influenzandone il giudizio da un punto di vista emotivo, più che razionale.
- Populismo. C’è molto della moderna comunicazione politica: che punta alla cosiddetta «pancia», e fa leva su argomenti «populisti» pur di raccogliere un facile consenso a tutti i costi.
- Atteggiamento filo-borghese. D’altra parte c’è anche un disprezzo per le masse popolari, che vanno appunto dominate, sia con l’uso «mediatico» della parola, sia con politiche economiche a favore delle classi superiori: l’alta borghesia. Da qui l’adesione alla politica imperialista, che era espressione dell’alta borghesia tardo-ottocentesca;
- il disprezzo per le masse, porta quindi al disprezzo per la stessa democrazia e per le classi operaie.
Estetismo. Questo si collega alla sua concezione dell’arte, la quale a sua volta si identifica totalmente con la bellezza; ma nel caso di D’Annunzio, questa concezione ha caratteri ambivalenti:
1) da un lato abbiamo visto che D’Annunzio si pone come ultimo Vate, erede di una tradizione umanistica, e terzo nella trafila dei moderni dopo Carducci e Pascoli;
- con tutte quelle connotazioni dell’intellettuale umanista, solitario, separato dalla società, dedito agli studi delle belle lettere;
2) dall’altro lato si pone come un moderno esteta, fa di sé un mito di massa, cavalca le mode; crea egli stesso delle mode.
Contraddizioni. Questo aspetto della personalità artistica di D’Annunzio ha un carattere anche paradossale e contraddittorio. La contraddizione sta nel fatto che:
a) da un lato si pone come mito di massa, celebrato in quanto tale;
b) dall’altro come un genio superiore, al di sopra delle masse, con un atteggiamento aristocratica superiorità, e che disprezza la società dei consumi e la mercificazione dell’arte.
Come si risolve questa contraddizione? L’unico modo è far coincidere arte e vita, privato e pubblico. Facendo della propria vita uno spettacolo, e di se stesso oggetto di mercificazione.
- esempio: dopo la pubblicazione della prima raccolta poetica (Primo Vere, 1879), D’Annunzio diffonde la notizia della propria morte, e raccoglie una serie di necrologi che lo esaltano come grande poeta;
- L’arte e la vita coincidono: l’una è in funzione dell’altra.
La parola poetica. In questo processo di identificazione arte e vita, svolge ovviamente un ruolo fondamentale la parola, dato che D’Annunzio è un artista della parola:
- per D’Annunzio viene a saltare lo scarto tra linguaggio quotidiano, e la lingua della poesia: la lingua parlata dal poeta, tutti i giorni, è lingua poetica, artefatta;
- la parola che è al di fuori di questo tipo di formalizzazione artistica è inutile;
La concezione della natura. Non solo non c’è mediazione, non c’è scarto tra la parola ordinaria e quella poetica, ma non c’è nemmeno scarto tra l’io del poeta e mondo esterno;
- c’è una totale identificazione sia tra l’io e le cose, sia tra le cose stesse tra di loro: ogni cosa è anche un’altra, e rimanda all’altra;
- per questo la parola del poeta è in grado di ricreare la realtà, nel momento in cui viene pronunciata
- per esprimere questa fusione tra l’io lirico e la realtà, e tra i vari elementi della realtà è ovviamente la sinestesia, usata in abbondanza da D’Annunzio.
Rapporto uomo natura. In questo modo, tramite la poesia, di fatto D’Annunzio ristabilisce un rapporto tra uomo e natura. Cioè ristabilisce quel rapporto che la nuova società industriale aveva spezzato;
- è un modo per superare il divario tra civiltà moderna e natura, tra cultura e istino.
Il superomismo
Il mito del Superuomo. Altro aspetto dell’ideologia dannunziana è il superomismo, il mito del Superuomo:
- l’idea del Superuomo nasce in D’Annunzio dopo la lettura, verso la fine dell’Ottocento, di Nietzsche: si tratta però di una lettura superficiale, dalla quale D’Annunzio trae alcune suggestioni, che lo postano a corroborare idee che aveva già in partenza, ad esempio:
a) l’esaltazione della volontà di potenza;
b) l’aspetto vitalistico;
c) l’istinto alla lotta e al dominio sulle masse;
d) l’elevazione del singolo uomo privilegiato al di sopra delle masse stesse;
L’arte. Dopo l’incontro con Nietzsche, l’arte per D’Annunzio diventa uno strumento di questo dominio ideologico sulle masse:
- la parola del poeta-Vate deve servire a distruggere la meschinità e l’ipocrisia della democrazia borghese, allo scopo di difendere la bellezza: cosa che la massa non può capire né apprezzare;
- a livello storico-politico questo pensiero si inserisce nelle complicate vicende storiche di fine secolo: dopo il fallimento delle imprese coloniali dell’epoca di Crispi, l’alta borghesia imperialista aveva bisogno di un’ideologia forte, basata sull’ordine sociale e sull’aggressività bellica (come esigenza di riscatto);
- il Superuomo, nella cui persona si identificano arte e vita, sa imporsi sulle masse, sa manipolarle, sa creare miti e modelli di vita: l’uomo forte, inimitabile, invincibile (pensiamo a Mussolini, e ai miti che è riuscito a creare intorno alla sua persona);
La Donna. Il Superuomo dannunziano subordina tutto al progetto della propria affermazione, in primo luogo la donna, considerata come un oggetto di possesso da domare, da sottomettere alla propria volontà:
- tra mite la lussuria la donna è in grado di avvincere e subordinare l’uomo a sé, e per questo è una forza che l’uomo deve domare e vincere, per imporre il proprio dominio sulla donna;
- questo porta anche ad atteggiamenti aggressivi nei confronti della donna;
Aspetto velleitario. Naturalmente in tutto ciò c’è un aspetto velleitario:
- c’è una enorme sproporzione tra la grandiosità degli obiettivi che il Superuomo si pone, e l’effettiva possibilità di realizzarli, sicché la sicurezza dei personaggi dannunziani è sempre minata dall’ombra della sconfitta e del fallimento;
- in tutti i romanzi e le opere d’Annunziane domina sempre un senso di annullamento totale e di morte, causato proprio da questo senso di onnipotenza dell’io, che naturalmente non può realizzarsi pienamente;
- da qui anche gli aspetti più torbidi e morbosi dei suoi romanzi, ad esempio:
a) L’Innocente. Qui si narra la vicenda che coinvolge Giuliana e suo marito Tullio: lei resta incinta a seguito di una relazione adulterina, e partorisce un figlio;
- Tullio la perdona e vorrebbe ripristinare il rapporto con lei, sbarazzandosi del bambino, che fa in modo di lasciare all’aria aperta durante una novena di Natale;
- dopo questo episodio l’innocente si ammala e muore; ma Tullio non riuscirà a recuperare la serenità;
b) Vergini delle rocce. Qui invece si narra la storia di Claudio Cantelmo, un giovane esponente di un’antica famiglia nobile di origine provenzale;
- Claudio Cantelmo si mette in testa un progetto eroico e velleitario: eliminare gli effetti della rivoluzione francese del 1989, e riportare al potere l’oligarchia nobiliare;
- a questo scopo vuole generare, in unione ad un’altra nobile famiglia (I Capece-Montaga) del regno delle due Sicilie, un figlio, che sarà poi messo a capo del nuovo Regno;
- nella famiglia dei Capece-Montaga ci sono tre sorelle, vergini, e decide che una di loro sarà la madre di questo eroe eccezionale;
- Claudio sceglie la più bella delle tre, ma questa rifiuta poiché non vuole deturpare il suo corpo con una gravidanza;
- anche l’altra sorella rifiuta perché costretta ad assistere la madre folle, e lo esorta a provare con la terza;
Alcyone
Le Laudi. È il terzo libro delle Laudi: un progetto poetico che doveva includere, secondo le intenzioni del poeta, sette libri. Di questi ne vendono completati solo quattro: Maia, Elettra, Alcyone, e Merope. Alcyone è dunque il terzo della serie;
- i primi tre sono stati pubblicati tra il 1899 e il 1904, il quarto molti anni dopo, nel 1912.