Fu una tragedia composta per la rappresentazione lirica al teatro, su testo di D'Annunzio e musica di Romani. La storia originale narra di Niccolò III d'Este, duca di Ferrara, rimasto vedovo della prima moglie, che si sposa in seconde nozze con Parisina Malatesta, appartenente alla famiglia dei signori di Romagna; ma Parisina si innamorò poi di uno dei vari figli illegittimi di Niccolò: Ufo d'Este, Ugo era figlio di Stella de' Tolomei, unica amante pare manata con vera passione da Niccolò III. Il duca d'Este scoprì la relazione incestuosa del figlio bastardo con la Parisina mediante un'apertura nella boyola della biblioteca del palazzo di Ferrara, e li assassinò decapitandoli.
D'Annunzio concepì questa tragedia come secondo capitolo del "Trittico dei Malatesta", dopo la Francesca da Rimini con la musica di Zandonai, la terza tragedia dal titolo "Sigismondo", non fu mai composta per le vicende belliche della prima guerra mondiale. Nell'opera musicata da Pietro Mascagni, D'Annunzio dà più importanza al personaggio di Stella, madre di Ugo, aggiungendo qualcosa in più duinque alle altre riduzioni teatrali della vicenda, scritte da Byron, musicati da Donizetti e da Keurvels; la Stella dannunziana è una donna malvagia che aizza Ugo a odiare Parisina, responsabile del suo allontanamento da corte per volere di Niccolò III; la presenza di Stella servirebbe così a non far scadere la vicenda nel solito triangolo amoroso. Nel momento della condanna a morte di Ugo, dopo che è stato scoperto in adulterio dal padre, D'Annunzio inserisce una nuova scena, Stella che tenta di riabbracciare il figlio in prigione, mentre Parisina le accorda il perdono per le maledizioni che la legittima consorte d'Este le aveva lanciato.