I rapporti fra D’Annunzio e Vicenza si possono definire davvero fitti e ricchi di avvenimenti significativi. Il poeta solca le strade della città all’alba del secolo e la saluta con espressioni dolcissime, quali : << Vicenza la Bella>> , << la mia divina Vicenza >>, << la mia città diletta >>.
Anche a distanza di anni, egli ricorda ancora la bellezza della Basilica, del Teatro Olimpico, della Rotonda ed ammira con occhio d’artista quella città monumentale dove vive “il grande spirito dell’Urbe”. Nel 1901 D’Annunzio si reca a Vicenza per visitare il Teatro Olimpico, l’illusione di fare dell’Olimpico un Teatro Nazionale rappresentò per diverso tempo un sogno del Vate, sogno a cui i Vicentini dovettero tristemente rinunciare quando nel 1902 apparve un articolo in cui D’Annunzio preannunciava l’uscita del “Re Numa” presso il teatro d’Abano che doveva diventare, secondo i piani di del Vate, Teatro Nazionale.
D’Annunzio ritorna a Vicenza nel 1910 in occasione di una conferenza dal titolo : “ Pel dominio dei cieli” , durante la conferenza D’Annunzio ricorda la magnifica giornata di Giugno del 1905 in cui l’aeronave Italia, progettata dal vicentino Almerico da Schio, sorvola i cieli della provincia, procurando notevole stupore ed ammirazione.
Nel Settembre del 1915 il Vate ritorna nuovamente nel Vicentino e più precisamente ad Asiago, da li D’Annunzio spicca il volo su Trento davanti al tripudio degli Asiaghesi, soltanto tre giorni dopo sorvola Vicenza per lanciare “un saluto d’amore a Vicenza la Bella”.
Quello che segue è storia, D’Annunzio intraprende l’avventura Fiumana in nome della “Vittoria Mutilata” ed infine si ritira nella sua reggia incantata ove costruisce un museo attorno al suo mito. Muore il 1° Marzo del 1938 senza aver più rivisto Vicenza e << Bassano che amai e difesi…>>
D’Annunzio viene riposto sul culmine dell’altura che sovrasta il Vittoriale denominato “il Colle Santo”, nel quale D’Annunzio aveva sistemato le Arche donate dalla città di Vicenza e risalenti all’epoca romana. Fra i nomi dei suoi legionari che lo circondano appare quello di Antonio Gottardo 1896-1920 nativo di Grisignano di Zocco e morto nel momento più aspro del “Natale di Sangue”.
Anche se l’epopea Dannunziana ha avuto fine, rimane intatta la bellezza dei luoghi che ispirarono gli artisti d’ogni tempo; persone che lasciarono un segno incancellabile del loro amore per quei posti che ancora oggi possiamo contemplare.
“ Abbraccio in te tutti gli studenti di Vicenza; che sanno come io sia e mi vanti di essere studente perpetuo, di Vicenza cittadino ”
Il Vittoriale : 8 Luglio 1935