È la biblioteca principale della casa. Qui sono collocati i circa seimila libri d’arte già appartenuti al critico d’arte tedesco Henri Thode sul totale dei 33.000 complessivi raccolti da d’Annunzio nel corso della sua esistenza. Il nome della stanza deriva dalla grande sfera geografica settecentesca che troneggia sopra un tavolo. Nella nicchia al centro della sala la xilografica di Adolfo De Carolis raffigurante il Dantes Adriaticus; poco oltre la maschera funeraria di Napoleone Bonaparte e alcuni oggetti realmente appartenuti al condottiero francese durante il periodo di esilio trascorso a Sant’Elena. Sul lato opposto gessi che riproducono il busto di Michelangelo e, nella nicchia sopra il divanetto, il celebre tondo Pitti di Michelangelo Buonarroti il cui originale è conservato al Museo nazionale del Bargello di Firenze. Tra le due finestre un organo americano al quale solitamente sedeva Luisa Baccara, giovane pianista veneziana ma soprattutto compagna ufficiale di d’Annunzio a Fiume e per tutto il periodo del Vittoriale.
sabato 1 maggio 2021
venerdì 2 aprile 2021
IL VITTORIALE | PRIORIA Zambracca
Il nome è derivato da un antico vocabolo provenzale che significa donna da camera. Anticamera alla stanza da letto e guardaroba, negli armadi e nei cassettoni ancora oggi vi è la biancheria del poeta, in questa stanza d’Annunzio sbrigava le ultime faccende della giornata e qui, seduto al tavolo, fu trovato morto la sera del 1º marzo 1938. Alle spalle della scrivania la fornita farmacia del poeta, sull’armadio riproduzioni in gesso dei cavalli fidiaci del Partenone. Sulla scrivania il completo da scrittoio firmato da Mario Buccellati, orafo del Vittoriale e soprannominato dal poeta Mastro Paragon Coppella, la testa d’aquila in argento di Renato Brozzi, la testa dell’Aurora di Michelangelo.
IL VITTORIALE | PRIORIA Stanza della Leda
Era la camera da letto del poeta e prende il nome da un grande gesso posto sul caminetto raffigurante Leda amata da Giove trasformatosi in cigno. Sulla porta si legge il motto Genio et voluptati, al genio e al piacere, e dall’altro lato è appesa una piastrella proveniente dal palazzo Ducale di Mantova con il motto Per un dixir, per un solo desiderio. Sul soffitto, decorato da Guido Marussig, sono riportati i famosi versi della canzone dantesca Tre donne intorno al cor mi son venute… Anche qui l’assortimento di oggetti è vario: dagli elefanti in maiolica cinese ai piatti arabo-persiani, dai bronzi cinesi alle maioliche azzurre e ai mobili in stile orientale. Notevoli il copriletto in seta ricamata persiana con animali selvaggi, dono a d’Annunzio della moglie Maria Hardouin di Gallese, un dipinto di Mario de Maria, il Ritratto di Dogaressa di Astolfo de Maria e il calco monumentale del Prigione morente di Michelangelo, i cui fianchi d’Annunzio cinge con un drappo a nascondere le gambe ritenute troppo corte rispetto al busto.
IL VITTORIALE | PRIORIA Veranda dell’Apollino
Il piccolo ambiente fu aggiunto da Maroni alla struttura originaria della villa per schermare la luce diretta del sole nella stanza della Leda e fungeva da saletta di lettura affacciata sui giardini del Vittoriale digradanti verso il lago. Il nome del vano deriva dal gesso di un kouros arcaico decorato dal poeta con occhi azzurri, un prezioso perizoma e un fascio di spighe dorate, simbolo di abbondanza; la stanza è decorata da riproduzioni di ritratti famosi della pittura italiana del Rinascimento, animali in porcellana Lenci e Rosenthal, tappeti e vasi persiani. Su un tavolino le fotografie della madre e di Eleonora Duse.
IL VITTORIALE | PRIORIA Bagno Blu
Nel bagno, suddiviso alla francese in sala da toilette e ritirata, sono collocati oltre 600 oggetti i cui toni dominanti sono il blu e il verde. Per la ristrutturazione Maroni si avvalse della consulenza di Gio Ponti. Sul soffitto si legge il motto, da Pindaro, Ottima è l’acqua, e alle pareti, oltre alle riproduzioni degli ignudi della cappella Sistina di Michelangelo, troviamo a fianco della vasca da bagno una ricca collezione di piastrelle di ceramica da parete di produzione persiana, alcune delle quali risalenti anche ai secoli XVII e XVIII. Sul tavolo oggetti da toeletta di Buccellati in argento e pietre, vetri muranesi, collezioni di pugnali e spade. La ritirata contiene tre maschere lignee del teatro giapponese del secolo XVIII e una figurina femminile di porcellana Rosenthal del 1927. La vetrata con i coloratissimi alcioni è opera di Pietro Chiesa.
sabato 2 gennaio 2021
IL VITTORIALE | PRIORIA-Stanza del Lebbroso
Questa stanza, chiamata anche zambra del misello o cella dei puri sogni, fu concepita da d’Annunzio come luogo di meditazione ove ritirarsi negli anniversari fatidici della sua vita. Alle pareti pelli di daino e sul soffitto nei cassettoni dorati i simboli del martirio di Cristo inframmezzati da figure eteree di sante — Caterina da Siena, Giuditta di Polonia, Elisabetta d’Ungheria, Odilla d’Alsazia e Sibilla di Fiandra — dipinte da Guido Cadorin e che il poeta disse che gli apparvero in sogno per invitarlo ad abbandonare i piaceri del mondo. Su un podio rialzato la statua lignea di san Sebastiano di scuola marchigiana e il letto chiamato dal poeta delle due età perché simile a una bara e al tempo stesso a una culla. Nel quadro in fondo alla parete è raffigurato invece san Francesco nell’atto di abbracciare un lebbroso che altri non è che lo stesso d’Annunzio. Di Cadorin è anche il dipinto sulla parete di fondo raffigurante Gesù Cristo nell’atto di benedire la Maddalena. Su un tavolino i ritratti fotografici della sorella Elvira, della madre Luisa e di Eleonora Duse, insieme con la coppa delle Vestali in vetro smaltato di Vittorio Zecchin. Fra tutte le stanze del Vittoriale quella del lebbroso è forse la più densa di simboli la cui fonte principale sembra essere invece la Storia di San Francesco d’Assisi di Chavin de Malan tradotta da Cesare Guasti, pubblicata a Prato nel 1879.In questa stanza, per la veglia privata, venne esposta la salma del poeta nella notte fra l’1 e il 2 marzo 1938.
IL VITTORIALE | PRIORIA -Corridoio della Via Crucis
Prende questo nome dalle formelle in rame smaltato che rappresentano le quattordici stazioni della Via crucis, opera di Giuseppe Guidi. Le pareti sono rivestite con tessuti vaiati di Lisio e Ferrari di Milano, recanti il motto “Pax et bonum – malum et pax”. All’angolo il calco del frate piangente del sepolcro di Philippe Pot conservato al museo del Louvre. Dalle finestre si possono vedere il cortile degli schiavoni, con lo stemma di monte Nevoso e il portico del parente.